In un mondo ideale i prodotti tecnologici durerebbero decenni, basterebbe in qualche modo aggiornarli, senza produrre RAEE. In un mondo ideale se si rompessero, basterebbe rivolgersi a chi li ripara, come a un calzolaio per un paio di scarpe e una sarta per un vestito, per riaverli “funzionanti”. Siamo ben lontani da questo scenario, forse troppo ideale per essere raggiungibile, ma l’Unione Europea ha inaugurato il 2024 con un passo avanti nella regolamentazione relativa al “right to repair” dei suoi cittadini.
Diritti e doveri di un mercato emergente
Siamo ancora fermi a un accordo provvisorio raggiunto dal Parlamento Europeo, ma si può già comprendere come potrebbe funzionare in futuro il mercato dei prodotti IT.
Per incentivare la scelta della riparazione sono previste numerose azioni che ne potranno modificare equilibri e dinamiche. I cittadini potranno domandare per esempio un preventivo di riparazione armonizzato, ricevendo un “modulo informativo europeo per la riparazione” che include tutte le informazioni fondamentali. Dalla tipologia di intervento suggerito, con il suo costo o per lo meno una stima, collegata al metodo di calcolo applicabile e al tetto massimo raggiungibile.
Il Parlamento Europeo, sempre per agevolare chi desidera riparare i propri dispositivi o apparecchiature, ha immaginato di creare una piattaforma online dedicata, in cui navigare nella propria sezione nazionale dove utenti, officine di riparazione locali e venditori di beni ricondizionati possono confluire, entrando più facilmente in contatto. In questa “piazza digitale” si potrebbe favorire anche la vendita o lo scambio di articoli difettosi.
Un’opportunità di cui i cittadini dovrebbero venire informati in modo chiaro, trasparente e diffuso, così come anche di ogni altro loro diritto in termini di “repair”. Per esempio, chiare e visibili dovranno essere le informazioni sulla durata e sulla riparabilità dei prodotti già prima di acquistarli. Secondo il regolamento provvisorio, i produttori dovranno informare i clienti che vige l’obbligo di riparazione per “prodotti domestici comuni”, dove per “comuni” si intendono lavatrici, smartphone e altri simili, di uso quasi quotidiano. Sempre per i produttori sarebbe previsto anche l’obbligo di fornire pezzi di ricambio e strumenti a “un prezzo ragionevole”, senza più schermarsi dietro a clausole contrattuali o blocchi hardware o software per ostacolare le riparazioni. Un alert “speciale” del Parlamento europeo è poi dedicato all’uso di pezzi di ricambio di seconda mano o realizzati in 3D da parte di riparatori indipendenti. Una iniziativa importante, ma che per ora non è supportata da una vera e propria strategia: resta un intento annunciato.
Stato per stato, diritto per diritto
Nel tentativo di mettersi il più possibile nei panni degli utenti, i legislatori hanno incluso tra i loro diritti anche la possibilità di prendere in prestito un dispositivo mentre il proprio è in riparazione o di optare per uno ricondizionato. Ha colpito gli operatori del settore anche l’estensione di un anno della garanzia legale per i prodotti riparati mentre più ovvio è parso l’obbligo di accesso gratuito online ai prezzi indicativi di riparazione.
Questo disegno di legge sembra disegnato per sostenere il settore delle riparazioni e spingere i cittadini dell’UE a non iper-consumare prodotti IT. Nei prossimi mesi ogni Stato membro dovrà iniziare a prenderne atto introducendo questo nuovo approccio una misura dopo l’altra, promuovendo sempre di più la riparazione. Un suggerimento ai singoli governi è anche quello di introdurre fondi e voucher che la incoraggino: sono tra gli strumenti più convincenti per migliorare l’accessibilità economica delle riparazioni.
La speranza a livello europeo è quella di veder finalizzata la nuova norma entro quest’anno: la prima proposta risale al 2022, è il momento che entri in vigore e inizi a cambiare le regole del mercato, oltre che l’approccio al consumo di ciascuno di noi. Per ora sarà applicabile solo ai prodotti per i quali la legislazione dell’UE stabilisce requisiti di riparabilità ma la speranza di molti è quella di riuscire a estendere la quasi conquistata libertà di riparazione al maggior numero possibile di prodotti.