Dopo la sfolgorante parabola che lo ha visto protagonista, il Metaverso riflette su sé stesso e cerca una ragione per giustificare la propria esistenza. Innanzitutto, perché dovrebbe esserci ancora bisogno di un Metaverso? Il Metaverso, come l’abbiamo conosciuto finora, non si è rivelato un’esperienza così entusiasmante: mondi 3D di dubbia qualità, interazioni limitate e banali, cloni poco riusciti di Minecraft, eventi virtuali che hanno fallito nell’obbiettivo di generare un longevo appeal social.
L’incapacità del Metaverso di proporre un vero contenuto fruibile ha fatto sì che l’interesse si sgonfiasse, e con esso anche le valutazioni di asset e startup. Ma con lo scoppio della bolla, il Metaverso non ha cessato di esistere: ci sono istituzioni, gruppi sociali e software house che ne stanno ripensando l’identità, cercando di raccogliere insegnamenti costruttivi dalla disfatta.
Metaverso e gaming
Una forte spinta arriva dal mondo del gaming. Grandi software house e team indie stanno lavorando a concept di gamification che sposano il Metaverso ai videogiochi, anche con ambizioni AAA. Le potenzialità di business ci sono, soprattutto per le proposte che arricchiscono dinamiche di gioco consolidate (Diablo, Dance Dance Dance, Cyberpunk 2077) con esperienze legate alla realtà aumentata e all’aspetto social del Metaverso. Lo scopo è di consolidare una vibrante community attorno al proprio brand, e alcuni di questi progetti, grazie a buoni finanziamenti e a team di comprovata reputazione, hanno tutte le carte in regola per riuscirci.
Dal Metaverso alla realtà aumentata
Altri builder, invece, hanno riflettuto sulle ragioni del fallimento dei Metaverso di prima generazione, e sono giunti alla conclusione che il progetto, per come è stato concepito finora, ha dei limiti strutturali che lo rendono poco interessante sul lungo periodo. Sono perciò giunti a proporre un’esperienza arricchita dalla realtà aumentata, sviluppando narrative in cui il mondo in cui viviamo viene ampliato da logiche interattive.
Il risultato sono App in cui gli utenti possono visitare determinate locazioni geografiche e, lanciando l’applicazione dallo smartphone, interagire nel luogo in cui si trovano con oggetti e logiche create con la realtà aumentata. Questa esperienza offre alla community contenuti e intrattenimento, certe volte anche rewards, che portano l’utente a fidelizzarsi e a ripetere l’interazione.
Cripto in cerca di identità
Un’altra forte spinta a continuare il cammino nel Metaverso arriva dal mondo delle criptovalute: mondo finanziario shadowy, ma che siede su un migliaio di miliardi di dollari di valutazione. Che questa valutazione sia il risultato di investimenti di persone in carne e ossa, o di operazioni in leva sconsiderata, poco importa: è considerata attendibile dal mondo finanziario e, ora come ora, se ne sta lì a sonnecchiare tra wallet dimenticati e staking che fanno tremare le vene all’indice di Sharpe. Le criptovalute sono alla disperata ricerca di uno use case per sopravvivere e il Metaverso, tra le limitate opzioni possibili, rimane una di quelle più papabili.
Metaverso: da global a local
Un’ambizione abbandonata da alcune proposte di Metaverso è l’aspirazione a conquistare platee globali, per specializzarsi invece su una fascia di utenza localmente limitata. Less is more. Alcuni progetti, nati in estremo oriente, si propongono a un bacino locale accomunato da tematiche di inclusività, che faticano a trovare narrativa nelle occasioni di aggregazione sociale messe a disposizione dal “mondo reale”.
Il Metaverso smette così di essere un landscape in cui sconosciuti di tutto il pianeta vagano senza scopo, per divenire una Room che ospita utenti aggregati da interessi comuni. Può anche darsi che, in queste occasioni, gli utenti si vestano con avatar di NFT, scelti dalla loro collezione preferita o tra quelli proposti dal loro anfitrione.
Metaverso come aiuto all’intelligenza artificiale
Un’altra applicazione in via di sperimentazione, ma che potrebbe diventare, se non una killer app almeno fonte di solido ROI, è l’impiego di esperienze Metaverso in contesti RLHF. Per Reinforcement Learning from Human Feedback (RLHF) si intendono tutte quelle tecniche di addestramento di modelli di Machine Learning che si basano sul feedback diretto di un utente umano.
Questo sistema di training trova nel Metaverso una sua applicazione ottimale, per mezzo della simulazione di attività specifiche in grado di istruire un Agent in base all’output prodotto da un’interazione. Se l’output di una certa azione dell’utente produce un ritorno (reward) positivo, il comportamento concorre a incrementare le possibilità del modello; se, invece, il ritorno è negativo, il comportamento non viene assimilato.
Metaverso a rischio shadowy?
Un rischio del nuovo metaverso è di esporre il fianco a utilizzi poco chiari, legati al mondo del gambling e dell’intrattenimento per adulti, ma non solo. Le nuove blockchain ZK garantiscono un buon livello di privacy, e i nuovi Metaverso potenzialmente si prestano a diventare anche zone di attività poco trasparenti.
Unione Europea, Giappone e Corea del Sud si stanno impegnando in un piano di regolamentazione del Metaverso: la priorità di questo piano è di impedire che poche entità detengano le chiavi di controllo delle strutture per garantire una maggiore visibilità sulle attività e sugli attori coinvolti.
Metaverso e identità digitale
Il tema dell’identità digitale giocherà un ruolo centrale nella nuova generazione di Metaverso, sia che essa diventi oggetto di una presa di coscienza a livello istituzionale, o che venga gestita da entità periferiche, ma illuminate. Quello che è certo, è che l’identità digitale è un tema che non può più essere trascurato, e che sta acquistando con silenziosa prepotenza una forte priorità, nel Metaverso e tra non molto anche nella nostra vita quotidiana.