La gestione di un’innovazione digitale, sempre più pervasiva e convergente con le strategie del business, è forse la principale sfida che i Cio e gli innovation manager delle aziende italiane dovranno affrontare nei prossimi anni. Possono contribuire a vincerla le startup dalle quali le imprese si aspettano importanti benefici come l’apertura della cultura aziendale grazie alla contaminazione continua (indicata dal 57%), lo sfruttamento dell’innovazione delle startup per il lancio di nuovi prodotti/servizi (55%), la riduzione del time-to-market e l’accelerazione dei tempi di sviluppo (45%). Queste aspettative sono evidenziate dalla Survey Innovation 2016 condotta dall’Osservatorio Digital Transformation Academy della School of Management del Politecnico di Milano che indica anche alcune criticità evidenziate da quel 30% di imprese che hanno sperimentato la collaborazione con le startup come fornitori.
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Cresce il peso delle startup, ma per volare servono le imprese |
Non sempre i benefici si concretizzano, a causa di ostacoli come una cultura interna non sufficientemente aperta (40%) e la difficoltà di implementare le idee innovative (22%), ma anche la scarsa maturità dei prodotti/servizi offerti dalle startup (34%) e il loro debole orientamento al B2B (22%). Elementi sui quali le startup dovrebbero riflettere. Ma le imprese dovranno, a loro volta fare i conti con la carenza di competenze e ruoli deputati alla gestione dell’innovazione digitale, con la scarsità di mentalità imprenditoriale e di una cultura del rischio, con una forma mentis interna non ancora abbastanza aperta per lavorare con attori destrutturati come le startup.
Focus sulla governance dell’innovazione digitale
Definire le priorità organizzative e gli strumenti adeguati per poter cogliere le sfide che l’open innovation pone è dunque ormai ineludibile per le imprese. I Cio e gli innovation manager coinvolti nella Survey definiscono fra le priorità la necessità di coordinamento fra le direzioni per la gestione dei processi di innovazione (58%), lo scouting di competenze digitali all’interno dell’organizzazione (51%), la ricerca di nuovi meccanismi di collaborazione con i fornitori di innovazione (27%).
“Le direzioni Ict si rendono conto della pervasività del digitale e della necessità di fare scouting delle competenze diffuse – ha commentato Mariano Corso, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Digital Transformation Academy – Ma è significativa l’esigenza di fare scounting anche delle competenze imprenditoriali, se pur considerate meno centrali delle competenze digitali (segnalato solo dall’8%), senza le quali però non ci si rende conto del fenomeno dell’innovazione digitale” (figura 1).
Le imprese stanno sperimentando diverse forme organizzative per gestire l’innovazione. Il 31% non prevede modalità strutturate, mentre nel 40% dei casi si prevede un team di progetto ad hoc e il 10% prevede un comitato di innovazione. Particolarmente interessante risulta la scelta del 19% di creare una direzione per l’innovazione digitale la cui collocazione non vede però un paradigma dominante: nel 37% dei casi è collocata all’interno della direzione Ict, mentre nel 29% è un’unità di primo livello che riporta direttamente al vertice, nel 14% dipende da una Business Unit non Ict, nell’11% include la direzione Ict, nel 9% dei casi la direzione innovazione è, infine, una rete di cellule trasversali coordinate da un comitato o dalla direzione Ict. Anche per le attività attribuite alla direzione innovazione c’è una notevole dispersione, a parte una convergenza del 50% sull’assegnazione di attività di valutazione delle opportunità.
La survey ha anche cercato di correlare le attività attribuite alla direzione organizzazione con le scelte organizzative: “Laddove esiste una forte integrazione fra direzione innovazione e Ict la pervasività della funzione è maggiore”, sottolinea Corso (figura 2).
In conclusione, per adottare una governance dell’Innovazione digitale realmente efficace, le imprese devono saper superare i tipici silos funzionali, mettere in atto uno scambio continuo tra le Line of Business e una crescita di cultura manageriale e imprenditoriale di tutta l’azienda. Ma anche le startup devono fare la loro parte per avvicinare due mondi culturalmente lontani eppure chiamati a collaborare per sopravvivere.