La ricerca svolta dagli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del Politecnico di Milano, che ha coinvolto 271 imprese nel corso del 2017, evidenzia il loro punto di vista nei confronti delle startup. Ecco, di seguito, i principali punti qualificanti emersi dallo studio.
Il 38% delle aziende già collabora attivamente con le startup (il 7% da più di tre anni), un fenomeno che caratterizza soprattutto le grandi imprese, mentre il 23% prevede di farlo, il 27% non è interessato e l’11% non sa. “La buona notizia è che solo l’1% delle imprese ha abbandonato la collaborazione per delusione sui risultati o per affaticamento a causa di una relazione complicata”, commenta Alessandra Luksch, Direttore dell’Osservatorio Startup Intelligence, PoliHub-Politecnico di Milano.
Who's Who
Alessandra Luksch
Del 38% che collabora, il 54% lo fa in modalità spot, per poi valutare se sviluppare una collaborazione duratura, come già accade per il 19%. La collaborazione stabile, la più adatta, secondo Luksch, per offrire i maggiori vantaggi a entrambi gli attori, si declina: per il 37% a livello di R&D per la co-creazione di nuovi prodotti e processi; per il 19% in una collaborazione di tipo commerciale, che offre la possibilità di accesso a nuovi canali; per il 13% in una collaborazione per la definizione di un nuovo modello di business. Sempre il 13% delle imprese prevede l’ingresso nell’equity, mentre l’11% ipotizza l’acquisizione (figura 1). “Una modalità quest’ultima che può risultare critica, soprattutto per la startup, quando l’impresa non abbia tempi e modalità adeguati per seguirne il ritmo, con il rischio di soffocarla”, commenta ancora Luksch, che di seguito mette in luce i principali messaggi emersi dallo studio.
Un buon inizio ma il percorso è ancora lungo e complesso
In sintesi questi dati ci dicono che un terzo delle imprese ha già iniziato a collaborare anche in Italia e c’è attenzione per l’ecosistema delle startup. “È un buon inizio – sottolinea Luksch, che aggiunge – L’approccio con cui le imprese vedono le startup non è solo tradizionale, ma si realizzano partnership e si entra nell’equity. Le startup rappresentano sicuramente un interlocutore che offre molteplici modalità di risposta per le numerose necessità di innovazione delle imprese, a differenza dei fornitori tradizionali”. Già oggi vengono percepite come interlocutori, duttili, flessibili, veloci, auspicabilmente economici. “Rappresentano inoltre un modello agile a cui ispirarsi dal punto di vista organizzativo, per la ristrutturazione dei processi e per il superamento dei silos funzionali, in vista di un modello di organizzazione più liquida”, aggiunge il direttore. Tuttavia il percorso è ancora complesso. Dalla survey, infatti, risulta che le resistenze interne sono la principale causa (80%) per la quale le imprese non collaborano con le startup, seguita dall’inadeguatezza dei processi (51%). Un caso tipico è quello degli Acquisti, che hanno difficoltà ad includere le startup nell’albo fornitori attraverso processi di qualifica tradizionali; analogamente anche altre aree aziendali, come R&D, Marketing, Sistemi informativi, manifestano difficoltà ad inserire l’innovazione delle startup nei propri processi strutturati (figura 2).
Per far crescere la cultura dell’innovazione e migliorare l’approccio alla relazione con le startup, può essere utile, come suggerisce Luksch, partecipare al confronto all’interno della comunità degli innovation manager, migliorare la visione degli scenari innovativi, incontrare startup, potenziali partner. Tutte opportunità offerte alle imprese interessate dall’Osservatorio Startup Intelligence (50 imprese hanno già collaborato in questi anni) che avvia in ottobre la sua quinta edizione.