Innovazione e aree di criticità: le risposte dell’Ict

La recente edizione del Forum dell’innovazione digitale 2008, organizzata da Idc, ha visto economisti, pensatori, tecnologi discutere delle possibili ricette per il rilancio del sistema Italia. a partire da una "diffusione digitale" sempre più auspicata

Pubblicato il 25 Giu 2008

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MILANO – Dopo un paio di edizioni romane, il classico appuntamento del Forum dell’Innovazione, organizzato da Idc Italia, ha visto la piazza di Milano essere il centro di quattro giorni di interventi e contributi di alto livello finalizzati a tentare di rispondere ad una precisa domanda, oggetto del tema di riferimento della manifestazione: “Orizzonte 2015: Cosa serve per fare Innovazione in Italia?”.
Obiettivo del Forum è in generale (e fin dalla sua nascita), quello di perseguire una “fertilizzazione reciproca” fra Innovazione digitale e Innovazione industriale, per trovare la via di un “riposizionamento” di eccellenza del sistema Italia nell’economia mondiale. Metodo e modello di lavoro sono sollecitare la sinergia intellettuale e un “lungimirante impegno pre-competitivo” delle aziende di Ict radicate in Italia, per una fertilizzazione dei Settori chiave della nostra economia industriale.

IL RAPPORTO ICT PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Il calcio d’inizio ai lavori è stato di Roberto Masiero, Presidente Idc Emea, che ha presentato “Competitività, Innovazione e territorio: Ict per lo sviluppo sostenibile”, un poderoso rapporto prodotto da Idc coi contributi del Comitato Scientifico del Forum (presente in forma elettronica su www.innovation-forum.net). Il rapporto è un’esaustiva disamina delle ragioni della scarsa crescita degli ultimi anni, ricondotta in sostanza ad un gap di competitività e ad un’insufficiente capacità innovativa (o per dirla elegantemente con Masiero, “ad una polarizzazione assai più forte che altrove – e tutta italiana – tra innovatori con punte anche di eccellenza assoluta, e ritardatari”). La capacità di crescita italiana c’è, ma solo per isole: ad esempio il settore manifatturiero, nei primi nove mesi 2007 ha visto l’Italia in sorpasso su Francia ed Uk e seconda solo alla Germania nell’export verso Paesi extra-Ue.

UN SISTEMA DI INNOVAZIONE BLOCCATO
Dopo aver pesato con un algoritmo complesso (in input e in output) il valore innovativo, la diagnosi del rapporto è che il sistema dell’innovazione è in sostanza bloccato tra 2000 e 2006; c’è un legame generale fra sviluppo Ict e sviluppo innovativo, che è “debole” perché è di nuovo la media fra le regioni più arretrate e le cinque più innovative (Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia e Lazio). Lombardia, Piemonte e Lazio concentrano poi da sole il 50% del valore aggiunto del comparto Servizi Innovativi e Tecnologici (fonte Confindustria).

LE OPPORTUNITÀ PER LO SVILUPPO TRAINATE DALL’ ICT
A questo punto il Forum ha messo a fuoco sei tematiche, rappresentative e sicuramente trainanti nelle filiere chiave del Progetto Industria 2015 (un piano presentato dall’ex ministro Bersani e ora al vaglio del nuovo governo per predisporre una serie di strumenti di supporto alla competizione per le aziende medie e medio piccole del Made in Italy), evidenziando aree di criticità e individuando volta a volta iniziative cruciali o raccomandazioni. Su Città digitali e Infomobilità, tre le iniziative individuate: sull’avviato Patto territoriale Governo-Regioni per l’Innovazione dei sistemi di mobilità, accelerare l’implementazione su larga scala dei sistemi di infomobilità; a sostegno dell’evoluzione di medio periodo, costituire un Gruppo di studio multidisciplinare Governo-Regioni con scenari socio-economici realistici; potenziare infine il supporto tecnico governativo alle Autonomie locali per normative, modelli, procedure di riferimento e certificazione di progetti. Per l’Efficienza energetica e l’Ambiente, implementare il Green Public Procurement per stimolare l’offerta Green a tutti i livelli; spingere sull’evoluzione del sistema aziende (ancora immaturo) che si occupa di rifiuti tecnologici; promuovere l’informazione sui benefici del risparmio energetico, sviluppando business case; comunicare chiaramente gli incentivi, per incidere sui comportamenti di consumo; incoraggiare aziende utenti di Ict all’adozione di strumenti Green Ict. Per la Modernizzazione della Pa e l’eProcurement, “come minimo”: promuovere una strategia di razionalizzazione del processo degli acquisti pubblici, pena la perdita dei benefici di efficienza dell’eProcurement; complementare con un sistema flessibile a rete le piattaforme Pac (centrale) e Pal (locale); supportare sistemi aperti basati su standard per l’interoperabilità; supportare l’attività Consip nello sviluppo di strumenti operativi comuni. L’innovazione per il made in Italy, (con le varianti made by Italy e made by Italian), ha visto per moda, agro-alimentare, meccanica, meccatronica e mezzi di trasporto, capacità di rinnovamento che hanno trainato l’export; ma col contenuto di intelligenza Ict nei prodotti in crescita costante, è “tassativo” includere l’investimento in R&d Ict fra le priorità del sistema Paese, pena la non sostenibilità della ripresa; l’evoluzione del ruolo del design diventa “il” problema delle piccole e medie imprese, che devono saper immaginare e disegnare l’innovazione e non solo “eseguirla”. Per cui sono al bivio: o investono in competenze innovative interne entrando nel circolo virtuoso del Business Design o si aggregano in rete per fruire di competenze esterne che a livello di Business Execution non possono permettersi. Per la Ricerca e Innovazione nelle Imprese, inevadibile la ricetta di aumentare la quota di aziende “best performer”, migliorandone capacità R&d, data la solita polarizzazione fra le aziende che ci riescono e quante restano aggrappate a vecchi modelli. Importante infine l’osservazione che le Pmi in alcune filiere stanno cominciando ad utilizzare tecnologie digitali, organizzandosi, in modo nuovo, in Reti verticali e digitali di Pmi: un esempio su tutti la Domotecnica, consorzio di installatori di apparecchiature di condizionamento, che consente ad oltre mille imprese di fruire di servizi digitali avanzati. Con la maturazione di Internet e il Web collaborativo (Web 2.0) “assecondare una tale evoluzione potrebbe essere l’occasione per il sospirato salto di qualità delle Pmi”.

LE PRIORITÀ PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA PAESE
Il rapporto si conclude indicando quattro priorità: “Liberare lo sviluppo”. Serve una Commissione Attali per “l’eliminazione degli ostacoli alla crescita economica”, per migliorare il funzionamento del mercato e aumentare il potere d’acquisto per il nostro Paese. Si ritiene che l’Industria Ict possa svolgere un ruolo importante, mobilitando risorse e conoscenze in un complessivo rinnovamento del sistema paese. Serve collegare ricerca e innovazione, sistemi pubblico e privato per favorire lo sviluppo del “capitale digitale” del paese, condizione sine qua non per l’Innovazione. Serve focalizzare gli investimenti sulle filiere chiave per la nostra competitività internazionale e sulle aree vincenti del Made in Italy. Serve stabilità di lungo termine per gestire processi di innovazione che devono durare anni. E dunque sono prerequisito per una continuità del processo di innovazione sia una convergenza maggioranza e opposizione per le riforme istituzionali che diano stabilità al paese, sia obiettivi di lungo termine di stabilità del sistema – anche attraverso maggioranze politiche diverse, come in altri grandi paesi europei. Serve tutto questo. E’ venuto il momento in cui il Paese ha bisogno di risposte.

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