Le grandi imprese dovrebbero sostenere le startup ad alto potenziale sia come impegno per cambiare il Paese sia per accelerare l’innovazione al loro interno. “Ma molte grandi imprese propongono premi una tantum, soprattutto per immagine, mentre l’azione efficace è affiancarle nel day by day – nota Ernesto Ciorra, Direttore Funzione Innovazione e Sostenibilità di Enel, che spiega: “L’innovazione si fa in due modi: attraverso soluzioni che aumentano l’efficienza o grazie a soluzioni e prodotti a cui non avevamo pensato e che ci consentono di innovare l’offerta”.
Nel primo caso la strada è stimolare la collaborazione con le Lob, richiedendo ai responsabili precisi impegni in questa direzione. Quando la collaborazione con le startup selezionate viene proposta, il responsabile della Lob ha tempo un mese per accettarla o rifiutarla in modo motivato: “Chi lavora con le startup, ad esempio il responsabile di un incubatore aziendale, deve avere il potere di coinvolgere le unità aziendali spingendole a utilizzare il loro potenziale di innovazione a favore dell’organizzazione”, suggerisce Ciorra.
Diverso il percorso per l’innovazione radicale: questa può generare nuovi business che in alcuni casi possono anche distruggere quelli attuali. “Questo secondo tipo di innovazione non può essere condotto in collaborazione con i manager attuali. Se si mettessero le startup in contatto con le Lob, queste tenderebbero, per autoconservazione, a rallentarne lo sviluppo”, spiega il top manager, precisando che in questo caso l’attività viene seguita direttamente dalla holding.
Per lo scouting internazionale è stata creata in Enel la funzione External Startup Initiatives and Business Incubation, che definisce anche le collaborazioni per sviluppare nuovi modelli di business. Enel ha selezionato 30 startup a livello internazionale (di cui solo 4-5 italiane) da una base di 1200 analizzate di cui 330 incontrate. Con queste sta lavorando concretamente. Il confronto con le esperienze internazionali evidenzia alcune criticità, tipiche delle grandi imprese italiane, per mettere in atto una collaborazione concreta, dopo la fase di selezione.
Il primo ostacolo è, secondo Ciorra, il responsabile acquisti, che effettua la selezione dei fornitori sulla base di requisiti come numero dipendenti, fatturato, tempo vita, non compatibili con le startup: “Questo atteggiamento non vale in Enel dove il capo acquisti, considerando naturale fare innovazione, ha definito un fast track per le startup innovative che possono entrare nell’albo fornitori, sulla base dell’accredito del responsabile dell’innovazione e delle Lob che vogliono lavorare con loro”, spiega.
Un altro problema deriva dalla cosiddetta sindrome Nih (Not invented here): “Questa colpisce soprattutto le società innovative dove spesso si ritiene che solo quanto è stato scoperto all’interno dell’azienda sia degno di attenzione”, dice. Un atteggiamento che ha come conseguenza una logica di conservazione. La medicina Enel per il Nih è, innanzi tutto, un programma per favorire la creazione di startup da parte dei dipendenti.
Per ampliare il suo raggio di azione, Enel partecipa a diverse iniziative internazionali come il progetto Incense (Il progetto, coordinato da Enel, ha come altri partner Endesa, Accelerace, il maggior acceleratore del nord Europa, e Funding Box, piattaforma dedicata al public funding), finanziato dalla Comunità Europea con 8 milioni di euro per supportare con un programma di incubazione le startup a più alto potenziale. Attraverso due open call verranno selezionate 42 startup, ciascuna delle quali riceverà un finanziamento di 150mila euro a fondo perduto e un programma di accelerazione della durata di 6 mesi.
Da segnalare anche l’apertura di due incubatori (in Brasile e Cile) e un accordo con il Ministero dell’Economia Israeliano in base al quale le startup israeliane che collaboreranno con il Gruppo riceveranno dal Governo un supporto finanziario pari al valore delle risorse messe a disposizione da Enel.