LISBONA – Ad aprire i lavori dell’ultimo Forum It di Forrester (www.forrester.com) è George Colony, Ceo della società di ricerca, con una premessa: “Nelle nostre analisi per i clienti siamo ormai una “role based Company” con il compito di fare cultura sui “fattori critici per il successo”, che poi sono il modo di evidenziare le sfide delle persone che li interpretano”.
Nella sua relazione, Colony lancia due messaggi per l’organizzazione It. Il primo è conseguenza dell’analisi dei “fattori critici per il successo” fatta attraverso interviste a Ceo di grandi aziende clienti (tra i quali emergono come fattori primari di attenzione attrarre, far crescere e trattenere le persone migliori nonché promuovere l’innovazione). Sorpresa: nessuno degli imperativi emersi ha alcuna relazione diretta con la tecnologia; sono tutti obiettivi business. Per cui il primo messaggio di Colony è che “l’organizzazione It o si sintonizza sulla lunghezza d’onda degli imperativi dei Ceo, o rischia di esser vista come un “Service Bureau” e non come motore dell’innovazione e degli obiettivi aziendali”. Il secondo è che “il modello tradizionale dell’It è ormai a un bivio: non più fra centralizzazione e distribuzione, ma fra una svolta a destra che noi chiamiamo Shadow It (l’adozione di tecnologia fuori dal piano strategico) e la svolta a sinistra che è la Business Technology (Bt), nella cui accezione l’It da additivo del business ne diventa parte integrante”.
Per l’innovazione serve la trasformazione
I Ceo hanno dunque fame di innovazione. E per trovare nuovi modi di innovare nel business, alle aziende, plasmate e riplasmate da acquisizioni, disinvestimenti, riorganizzazioni e consolidamenti, serve trasformarsi. Alex Cullen, research director di Forrester, ha presentato i risultati di una ricerca svolta sui Cio dalla quale emerge come da 186 business leader e decision maker è percepita la tecnologia: “sarà il cuore dei nostri prodotti e servizi” (al 34% d’accordo si somma uno schiacciante 58% fortemente d’accordo); “sarà il nostro differenziatore primario” (39%); e solo per un 33% “verrà usata solo per ridurre i costi”. Minor fiducia è emersa sulle capacità del dipartimento It di realizzare prodotti e servizi (40%) e di fare la differenza (40%).
Andrew Bartels, vice president, principal analyst di Forrester, nell’outlook di mercato ha sottolineato i tempi di sempre maggior incertezza in Ue, con un 2008 in cui la crescita Europea si va riducendo da un 6,4% del 2006 e un 6,6% del 2007 al 3,5% complessivo per hardware Ict, software e servizi. Anche se lo slowdown è molto meno drammatico che in Usa, ed è meno sensibile per Software e Servizi, da noi l’It avrà budget più stretti, dovendo lavorare di più e meglio. Unica strategia di sopravvivenza in tempi incerti è allora l’innovazione, definita come “capacità di individui, aziende o nazioni di creare continuamente il proprio futuro”. “Per la trasformazione dell’It c’è una tensione estrema verso efficienza, flessibilità, approcci anche completamente nuovi”, dice l’analista, “finalizzata a rendere l’It più rispondente e flessibile ai bisogni di business”.
L’information management per l’innovazione pervasiva
Kyle McNabb, principal analyst, research director, ha introdotto l’idea di innovazione pervasiva che fa riferimento al come coordinare, gestire e consumare informazione con nuovi approcci all’Enterprise Search & Content Management e soprattutto in un contesto Web 2.0: “se prima l’innovazione pervasiva era cercata internamente – dice l’analista, – oggi si punta a coinvolgere forze esterne nel produrla, presso clienti, partner e sul mercato in genere; la sfida è riuscire a decidere cosa ha valore e cosa no, quale informazione è “actionable” (ad esempio in termini di customer service) e quale no”.
Altra idea chiave emersa al Forum It, il populismo tecnologico (consumerizzazione dell’It, ndr) trainato dalle aspettative delle nuove generazioni sulle capacità fornite loro dall’It per essere produttive: “L’informazione è generata attraverso nuovi media come blog e wiki”, dice l’analista. “Un 23% di aziende sta considerando un investimento in blog e in wiki, un 14% ha un progetto pilota, un 22% implementazioni limitate, già un 10% lo adotta su vasta scala; solo un terzo non ha piani in programma”.
“La sfida vera è naturalmente organizzativa; queste tecnologie sono nuove per l’impresa, le loro implicazioni non sono ben capite, non ci sono modi facili di centralizzare l’informazione raccolta” ha aggiunto Rob Koplowitz, principal analyst di Forrester.
Software e disegno applicativo: cambiamenti?
“La Service Oriented Architecture, da sempre pensata per progettare applicazioni in modo flessibile e dinamico”, nei casi di studio proposti da Randy Heffner, vice president Forrester’s Application Development & Infrastructure research group, “è ormai accreditata a ruolo di motore della Business Transformation strategica. Come tale è usata dal 44% dalle aziende intervistate nel 2007, contro il 40% nel 2006 e il 31% nel 2005”. Chi risponde, in genere, evidenzia come si sia passati dal concetto del “cosa farci” a quello del “come usarla meglio”. I numeri segnalano che il Software as a Service è al “tipping point” dell’adozione mainstream: secondo le analisi di Forrester, circa la metà (46%) delle imprese ha un qualche pilota Saas, quelle che già lo usano sono il 16% (dal 12% nel 2006), chi si dichiara non interessato scende al 37% dal 41% del 2006. E Forrester ripropone l’idea del Dynamic Business Application (Dba), che può definirsi come un sottosistema software “information rich” che incarna un processo di business, costruito per un costante cambiamento.
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Fonte Forrester
Come cambia l’infrastruttura
Come direttore ricerca Infrastructure & Operation, Simon Yates parla direttamente di infrastruttura in trasformazione, mettendo sia Saas che cloud computing in prospettiva su una scala di servizi di valore crescente forniti dall’Internet Service Provider, rispettivamente a un quarto e a un quinto livello evolutivo (vedi figura).
Forrester ha lavorato molto con i “giganti del Web” (tipo Yahoo, Google e Amazon), per capire come costruiscono l’infrastruttura per supportare il cloud computing e come Ibm o Sun stanno posizionandosi per offrirlo: “il cloud computing sarà pronto per l’impresa entro un anno o due”, dice l’analista di Forrester. “Dai dati pianificati di spesa, emerge che in Ue c’è una maggior attenzione rispetto agli Usa su outsourcing e servizi It, il che depone per una “vista più aperta” su applicabilità e utilità di Saas e cloud computing rispetto ai clienti Usa”. Ma la trasformazione dell’infrastruttura porta anche al sorgere della Data center Automation (Dca). Su una scala di maturità definita da Peter o’Neill, principal analyst di Forrester, “cominciano ad esserci aziende che danno uno sguardo nuovo alla Dca, con tecnologie come Business service management (Bsm), Life Cycle Management, Autodiscovery, Cmdb che portano a una gestione proattiva (prerequisito: ridefinizione di interi processi It e relativi investimenti con metodologie come Itil che producono efficienza)”.
Il green sourcing
In tutte le sessioni sul Green It emerge l’idea che il professionista di Sourcing e Procurement usi sempre più criteri verdi per decidere da quali fornitori comprare tecnologia. Un’indagine Forrester di maggio 2008 parla esplicitamente di un fattore “green”: oltre a ridurre le emissioni (62%), emerge un vasto spettro di motivazioni a privilegiare scelte verdi, fra cui spicca, particolarmente in Europa, l’impegno a soddisfare le “Corporate Social Responsibilities” (54%).