La presentazione della seconda edizione della ricerca dal titolo Spending IT: come, dove, quanto spendono i CIO (promossa da AUSED e realizzata da P4I, Partners4Innovation, la società di advisory e coaching nel digitale per imprese e PA del Gruppo Digital 360) è stata un’occasione di confronto tra CIO ed esperti del settore per ragionare di innovazione. Tra i principali temi al centro del dibattito innovation management e competenze necessarie per gestire la digital transformation.
Come si fa a fare innovazione?
L’apertura della mattinata di lavori è stata affidata a Ivan Ortenzi, Chief Evangelist di Bip-Business Integration Partners, società internazionale di consulenza che ha lanciato la seguente provocazione: “Troppo spesso la digital transformation parte con l’obiettivo di rendere più efficiente l’azienda, ma non sempre l’efficienza è efficace”. In sintesi, secondo Ortenzi, l’innovazione che davvero colma un gap di efficienza si esprime agendo su 4 forze: tecnologia, comportamenti, dati e competenze: “Le tecnologie cambiano i comportamenti, i nuovi comportamenti generano dati che devono essere utilizzati con le competenze adeguate affinché a loro volta conducano a nuove tecnologie“.
Ma come si fa a trasformare in processi aziendali l’innovazione?
“Prima di tutto sono convinto – ha continuato Ortenzi – che l’innovazione debba essere top down, perché entri in azienda servono budget e risorse umane. È necessaria una presa di coscienza operativa per trasformare la proprietà intellettuale in valore. I principali fattori da gestire, importanti tutti in egual misura, sono creatività ossia l’abilità di pensare qualcosa di diverso, execution (cioè capacità di trasformare l’idea in un progetto) e attrattività, l’innovazione infatti deve poi essere adottata. Pensiero critico, empatia, ossessione del dato, buonsenso, capacità di negoziazione e anche senso dell’umorismo sono tra le principali competenze che, a mio avviso, vanno messe in campo per riuscire a compiere con successo i percorsi di evoluzione“.
Le 5 parole chiave del 2018
Per offrire molteplici spunti di discussione alla platea e, d’altra parte, ribadire l’importanza dell’innovazione, AUSED per prima ha deciso di rinnovare il proprio format di manifestazione, (annunciando tra l’altro che tale impostazione verrà replicata in occasione del proprio SUMm.IT annuale) e ha preso in prestito la formula dai TED, le conferenze nate negli Stati Uniti la cui missione è riassunta nella frase “idee che val la pena diffondere”. Con tale obiettivo, mediante l’intervento di 5 tra associati ed esponenti del mondo accademico, l’associazione ha focalizzato l’attenzione su 5 parole chiave che hanno caratterizzato il 2018.
‘Smart’ è il concetto approfondito da Francesco Ciuccarelli, group CIO e CTO di Alpitour: “Oggi tutto è smart, tutto contiene tecnologia, ma quello che osserviamo è qualcosa in più: si va instaurando un diverso rapporto tra l’uomo e la tecnologia, un connubio che dà frutti. Nel mio settore, per esempio, vediamo la convergenza di tante tecnologie che si trasformano in valore, pensiamo alla sensoristica e all’IoT applicato alle strutture, allo sviluppo di nuovi canali di vendita digitali e così via che hanno migliorato in maniera significativa le esperienze di viaggio, da un lato, e promosso la nostra attività dall’altro”.
Il rapporto tra tecnologia e aziende viene affrontato da Andrea Provini, Global CIO Bracco Imaging e attuale presidente AUSED, che ha introdotto l’idea di ‘bridge’: “Perché l’innovazione non sia vezzo di poche organizzazioni è necessario che si evitino pericolose polarizzazioni (tutto cloud o tutto on premise? CFO vs CIO quando si ragiona in ottica di risorse da spendere eccetera). I vendor entrano in azienda proponendo tantissima tecnologia, ma ogni situazione è diversa, spesso son già stati fatti investimenti che non possono andare perduti. Tutti vogliamo andare verso l’innovazione, ma il problema è come arrivarci. E allora l’innovatore è un creatore di ponti e a questo proposito credo che un’associazione come la nostra, un gruppo di utenti di tecnologia, sia fondamentale perché è multiculturale e offre un sano ambiente di confronto”.
Proprio per condividere esperienze sulle aziende vendor di tecnologia all’interno di AUSED sono nati gli ‘Usergroup’ “il vero vantaggio di queste realtà – ha spiegato Luigi Pignatelli, ICT manager Carl Zeiss Vision Italia – è rappresentato dal fatto che consentono di allargare la vista oltre il solo rapporto tra vendor e azienda utente, sfruttando anche le percezioni colte da altre aziende. In AUSED siamo partiti con l’esperienza relativa a SAP con il Gups-Gruppo Utenti e Prospect SAP, abbiamo poi lanciato lo user group per gli utenti di tecnologie Microsoft, il Dugit, Dynamics User Group Italia. Il terzo che sta per essere lanciato è quello su tecnologia Salesforce e questo sarà uno usergroup più focalizzato sul business, si ragionerà cioè anche sull’utilizzo delle soluzioni nelle varie aree aziendali”.
Riprende l’idea della necessità di una visione interdisciplinare e interfunzionale Aurelio Ravarini, direttore del Master in Digital Metamorphosis Università Carlo Cattaneo-Liuc, che riflettendo proprio su ‘Metamorfosi’ ha parlato di persone: “Perché parlando di futuro e tecnologia non è sufficiente parlare di processi. Secondo me, bisogna far attenzione anche a quali sono gli effetti del cambiamento (pensiamo a quanto è pericolosa la sindrome definita Fomo-Fear of missing out, ossia paura di essere tagliati fuori dalle interazioni) e allora quali sono le competenze, le caratteristiche e le diversità da considerare per compiere la metamorfosi? Secondo me, solo superando una visione meccanicistica della tecnologia e orientandosi a una visione più umanistica è possibile tradurre in realtà quello di cui stiamo parlando e per questo è necessaria interdisciplinarietà, ossia che le persone si mettano intorno a un tavolo per confrontarsi e non solo semplicemente dividersi dei compiti”.
Paolo Asioli, business unit manager Consoft Sistemi, con la sua suggestione dal titolo ’72 ore’ (in riferimento al GDPR che indica in questo lasso di tempo il termine entro cui notificare un data breach) ha infine sottolineato l’importanza della sicurezza alla luce della quale devono essere introdotte in azienda le innovazioni.
Confermato il trend di crescita della spesa in IT delle aziende
La spesa mondiale in digital transformation stimata da IDC arriverà a toccare i 2 trilioni di dollari entro il 2022. La crescita degli investimenti è confermata anche dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano per quel che riguarda l’Italia che l’anno scorso hanno registrato un trend di incremento medio superiore al 2%.
“Quanto emerge dal panel, composto da 24 rispondenti, per lo più occupati nel settore industria – ha specificato Marco Pozzoni, practice leader ICT governance & organization P4I – è lievemente inferiore (1,16%) ma è riconducibile al fatto che il budget per l’innovazione è sempre più allocato anche in altre divisioni aziendali”.
Tra gli altri risultati emersi dalla survey si nota che il costo per il personale IT più o meno è rimasto inalterato lungo i 12 mesi, mentre cresce la componente di spesa in outsourcing.
Parlando infine di tecnologie, quest’anno rispetto all’anno scorso, calano gli investimenti in consolidamento applicativo (che nella prima edizione della survey pesavano per il 31% e in questa si fermano al 23%). Business intelligence, big data e analytics conquistano invece il 24% degli investimenti il che rappresenta un dato comunque inferiore rispetto a quello percepito nel contesto degli Osservatori (dove la priorità di investimento in questo settore è pari al 38%).
“Guardando alle sfide organizzative – ha concluso Pozzoni – la revisione dei profili professionali e dei percorsi di carriera appare quella di maggiore importanza (l’anno scorso era cita dal 50% degli intervistati e quest’anno dal 91%). Nelle aziende del campione si guarda inoltre alle iniziative di open innovation e aumentano anche le attività di collaborazione con centri di ricerca e che fanno partner scouting su imprese consolidate”.