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“Investire sull’ICT? Vuol dire garantirsi la sopravvivenza”

Adottare tecnologie digitali, tra cui il cloud e la cybersecurity, è cruciale per diventare resilienti. Ma serve affidarsi a consulenti che, oltre al know-how tecnico, mettano in campo anche un servizio al cliente qualificato, meglio se capace di integrare tutte le soluzioni.

Pubblicato il 09 Giu 2023

Investire sull’ICT

La metafora è d’effetto, ma rende l’idea. “Spesso ci troviamo in situazioni in cui gli imprenditori spendono molto in lussi superflui che ricordano le mitiche ‘poltrone in pelle umana’, ma quando si parla di investire sull’ICT, guarda caso, il budget crolla”.

Corrado Del Po, Ceo di CDLAN, fotografa così la grande sfida che l’industria in generale, e il comparto ICT in particolare, si trova ad affrontare. “Il punto è proprio riuscire a convincere imprenditori e manager a fare maggiori investimenti in questo ambito, dal cloud alla cybersecurity, fino a tutte le tecnologie digitali. Oggi, per ogni azienda, indipendentemente dalle sue dimensioni, l’ICT riveste un ruolo fondamentale per abilitare il digitale e garantire la continuità operativa” puntualizza. “Perché è qui che si gioca il tutto, a partire dalla propria capacità di sopravvivenza”

Ma in che cosa conviene investire? E come scegliere il giusto interlocutore a cui affidarsi? Del Po non usa mezzi termini. E chiarisce fin da subito che “il livello di complessità delle soluzioni non è affatto banale”, il che va spesso a scapito delle piccole e medie imprese. Non a caso CDLAN, specializzata in soluzioni di connettività, data center e tecnologie cloud per il mercato B2B, con clienti diretti e indiretti in Italia e all’estero, lavora proprio per superare questo gap e “portare alle PMI – chiarisce il ceo – soluzioni che oggi sono appannaggio delle big”.

Garantire resilienza anche alle PMI per sopravvivere

La chiave di tutto sta in una parola diventata ormai il cuore di tutte le strategie future-proof: resilienza. “Oggi se non sei connesso non riesci a fare più nulla – chiarisce Del Po – e questo vale per tutte le aziende. Insomma, dobbiamo garantire sonni tranquilli agli imprenditori e fare in modo che i servizi siano, come noi di CDLAN li definiamo, “unbreakable”, ovvero progettati per garantire l’indistruttibilità di dati e applicativi.”

Le aziende, in pratica, devono imparare a ragionare sui concetti di backup e disaster recovery: quanti dati ti puoi permettere di perdere? Quanto downtime ti puoi permettere con gli applicativi? Queste sono le domande chiave. “Ed è qui che noi interveniamo supportando le aziende con le nostre soluzioni integrate “indistruttibili” alla portata di tutti” chiarisce il CEO.

Dall’infrastruttura di rete ai data center

Per centrare questi target, CDLAN oggi conta su un ecosistema digitale unico, composto da una solida infrastruttura di rete e due Data Center Tier IV compliant: C21 a Milano (il più moderno e performante all’interno del Caldera Park) ed E100 a Roma, rilegati tra loro attraverso un backbone ridondato a 100 Gbps.

CDLAN si definisce un “player italiano in tutto e per tutto”, alternativo alle grandi corporation, con competenze tecniche molto spinte nelle aree cloud, cybersecurity, data center e tlc.

Una storia inaugurata nel 2000 in veste di system integrator, poi cresciuta con il raggiungimento del titolo di operatore TLC e, nel 2008, con l’avvio della realizzazione di una rete proprietaria in fibra ottica su Milano e Roma, il cui progetto si è chiuso nel 2016 con la piena operatività dei data center C21 e E100 e un investimento di 17 milioni.

Il tutto in un quadro che conta anche l’offerta in qualità di cloud provider, con soluzioni complete dal recupero dati e backup remoto, alle VPS configurate in alta affidabilità e bilanciamento automatico del carico, fino allo storage potenzialmente illimitato con elevata disponibilità di banda internet.

Resilienza, sicurezza e protezione, ma senza scordare l’UX

“Le nostre parole chiave – chiarisce il Ceo Del Po – sono tre: resilienza, sicurezza e protezione. Ma un quarto concetto è altrettanto cruciale nella nostra value proposition: servizio. In uno scenario complesso, variegato e articolato, ma soprattutto in evoluzione, come quello attuale, non è sufficiente offrire solo un prodotto di qualità, ma il servizio svolge un ruolo determinante per garantire un’esperienza utente perfetta. Questo vale in particolare nel contesto dei data center, dove ci sono elementi che fanno la differenza, come ad esempio l’assistenza 24×7 da parte di personale qualificato, la disponibilità di attrezzatura tecnica durante il lavoro dell’utente sull’infrastruttura o la possibilità di accesso autonomo tramite badge fattibile grazie a sistemi sofisticati di tracciamento e riconoscimento”.

“Il servizio – puntualizza Del Po – è ciò che consente di vivere le emozioni: il fatto che il prodotto funzioni è dato per scontato, mentre è l’esperienza del servizio che rappresenta il vero valore percepito dai clienti”. Discorso ancor più vero se poi il consulente diventa un punto di riferimento unico per tutti servizi ICT, riducendo tempi e costi e coprendo tutte le possibili esigenze di un’azienda.

Lo sguardo, date queste basi, è dunque puntato al futuro. Come migliorare ulteriormente l’offerta e sostenere le imprese nel loro percorso di transizione digitale? Del Po spiega che “nel contesto in cui ci troviamo oggi, nel quale regnano l’incertezza e l’instabilità, sono due gli obiettivi fondamentali su cui bisogna lavorare: semplificare la complessità facendo grande attenzione alla sostenibilità”

Insomma, garantire in relazione all’infrastruttura, servizi flessibili e scalabili, ad esempio in modalità pay per use, senza perdere di vista quei grandi pain ESG che sono sempre più centrali nel mondo produttivo.

Focus sulle policy ESG: “Una missione”

“Noi stessi di CDLAN – chiarisce il ceo – siamo estremamente attenti alle politiche di sostenibilità. E anche se spesso vedo proclami di grandi attività su questo fronte, in realtà con poca sostanza, l’essenziale per noi è proseguire su questo filone mossi dalla profonda convinzione della sua importanza”.

Nel 2022 la società ha completato la trasformazione in S.p.A. e ha assunto il titolo di società Benefit, il che oggi le impone di fatto una relazione di impatto con obbligo di rendicontazione sulle policy di sostenibilità. “È nostro dovere fare qualcosa: siamo una goccia nell’oceano – conclude Del Po – ma abbiamo investito molto su questi temi, ad esempio con l’acquisto di certificati che attestano l’origine rinnovabile delle fonti di energia utilizzate per alimentare il data center e con il monitoraggio di tutte le emissioni per capire quanto e come dobbiamo compensare”.

Un’“attenzione maniacale”, la definisce il fondatore dell’azienda. Che oggi si estende anche alla declinazione Social del trittico ESG, con dipendenti in smartworking e incentivazione al risparmio energetico, programmi di welfare, modello organizzativo self managed, attenzione all’inclusione e al gender gap, nonché ai consumi della supply chain. “Siamo 47 persone – chiude Del Po – e tutti ci sentiamo coinvolti in questa mission. La sfida sarà non mollare e, anzi, crescere con convinzione e sempre di più”.

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