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IoT nelle città del futuro: le persone al centro

Finora l’utilizzo dell’IoT combinato con l’AI nelle metropoli è stato “technology driven”, le esigenze delle persone sono rimaste in secondo piano ma la pandemia ci dà l’occasione per ripensare un nuovo paradigma che generi di servizi legati al reale benessere dei cittadini. Notevole sarebbe l’impatto non solo socio sanitario, spiega Gian Marco Revel, ma anche economico.

Pubblicato il 04 Feb 2021

IoT e città del futuro

Su scala urbana l’azione combinata di IoT e intelligenza artificiale sta abilitando una serie di nuovi scenari ma con l’arrivo della pandemia quelli che abbiamo iniziato ad intravvedere negli scorsi mesi hanno subito “forti ricondizionamenti”. Questo momento di discontinuità è l’occasione per ripensare al paradigma che guida l’utilizzo di queste tecnologie per immaginare una città del futuro con al centro le persone. Lo suggerisce Gian Marco Revel, Professore Ordinario di Misure, Università Politecnica delle Marche che, data l’estrema flessibilità di impiego dell’IoT combinato con l’AI, invita tutti a “cercare di comprendere come applicare nel proprio settore la possibilità offerta da questo connubio tecnologico di interpretare sensazioni, reazioni ed esigenze delle persone, partendo dalla grossa quantità di dati generati”.

Revel è intervenuto al recente Richmond IT Director Forum, una convention di 3 giorni che solitamente raduna a Rimini decine di CIO, IT manager, Direttori IT e rappresentanti del mondo dell’offerta ma che quest’anno, a causa dell’emergenza sanitaria, si è tenuta interamente online.

Da technology driven a people driven, un cambio di paradigma urgente per le città del futuro

Nelle città l’IoT è già largamente presente ma la maggior parte delle applicazioni sono technology driven. Secondo Revel è necessario invertire questa tendenza facendo sì che quelli che noi chiamiamo servizi alle persone diventino davvero servizi che salvaguardino il benessere dei cittadini. L’urgenza di questo cambio di paradigma si basa su molteplici ragioni, la prima è legata all’evidenza di città del futuro che saranno sempre più grandi e più densamente abitate. Ogni settimana nel mondo la popolazione urbana cresce di 1 milione e 500 mila unità, nel 2025 le megalopoli aumenteranno del 40% e, nel contempo, la vita media si allunga tanto che nel 2030 oltre il 16% delle persone sarà over 60. “Calati nell’attuale contesto di emergenza sanitaria, questi numeri richiedono un utilizzo delle tecnologie più mirato al reale benessere dei cittadini – spiega Revel – e il momento per decidere è adesso che stiamo compiendo scelte strategiche molto importanti sugli investimenti legati al Recovery Fund e dobbiamo cercare di delineare delle strategie future che, partendo sia dalla PA che dalla domanda dei privati, possano guidare in modo soddisfacente e rilevante la salvaguardia delle persone”.

foto Gian Marco Revel
Gian Marco Revel, Professore Ordinario di Misure, Università Politecnica delle Marche

Nuovi scenari aperti dal connubio IoT e AI: la misura delle sensazioni

Esplorando le opportunità che i dati generati dell’IoT possono fornire per rispondere alle esigenze dei cittadini emerge che “una delle più grandi rivoluzioni consiste nella possibilità di interpretare grazie all’AI le sensazioni e il livello di comfort delle persone e di utilizzare queste informazioni per sviluppare servizi finalizzati all’ottimizzazione degli ambienti, dal punto di vista sia delle funzionalità che dei costi” spiega Revel che, tra gli innumerevoli i vantaggi che se ne possono trarre, mette in primo piano quelli legati alla gestione dei soggetti più fragili nella fase pandemica o post pandemica. “Possiamo arrivare a fornire un supporto alle persone all’interno della loro casa, da remoto, non più basandoci su ciò di ciò che ci dicono al telefono o che vediamo durante le visite ma interpretando le loro azioni nell’ambiente domestico rilevate dai sensori IoT e fornendo loro servizi mirati e veloci, abbattendo così i costi di assistenza”.

Come saranno le città del futuro? Dati e tecnologie in ambienti outdoor, per vivere meglio

L’applicazione del nuovo paradigma suggerito da Revel in ambienti outdoor è già in atto e vede uno sbocciare di iniziative in cui i dati di monitoraggio della qualità dell’aria vengono incrociati con quelli sul trasporto e sullo spostamento dei cittadini. Questo matching come si traduce in termini di benefici per le persone? “Possiamo indicare a chi fa sport quali sono le aree della città meno inquinate oppure a chi soffre di allergie o è particolarmente sensibili ai pollini o all’inquinamento le zone da evitare” racconta Revel ricordando come questo tipo di iniziative, con il diffondersi delle smart cities, saranno sempre più efficacemente abilitate grazie alla presenza di pali della luce intelligenti. “Saranno una sorgente di dati preziosi e che, uniti a quelli sugli spostamenti, potranno non solo ottimizzare servizi di trasporto, car sharing e bike sharing ma anche migliorare la gestione degli ambienti indoor e le strategie di ricambio dell’aria, soprattutto in quei siti lavorativi in cui è impossibile fare smart working”

Comfort personalizzato in ambienti indoor con IoT e AI

Il benessere delle persone può diventare il fulcro della futura applicazione di IoT e AI indoor ma è necessaria una svolta secondo Revel. Finora, infatti, è stato fatto moltissimo in termini di efficientamento energetico arrivando ad una eccessiva sensorizzazione degli edifici con un uso della tecnologia più fine a sé stessa che legata alle loro esigenze. Senza gettare i progressi fatti finora, si può iniziare a basare la gestione degli ambienti sul benessere delle persone, quindi non settare più una temperatura ma un livello di comfort valutato secondo fattori “esterni” come umidità e velocità dell’aria ma anche personali come il tasso metabolico. Oppure il battito cardiaco: “il comfort è un parametro soggettivo e nell’ambito di una collaborazione europea lo stiamo personalizzando ulteriormente integrandovi un insieme di parametri fisiologici a partire proprio dall’heart rate variability – racconta Revel – entrando con uno smartwatch che misura il battito cardiaco in una stanza, un sistema, prelevando queste informazioni, effettuerà un settaggio personalizzato delle condizioni ambientali in base alle nostre esigenze”. Proseguendo le sperimentazioni si vuole arrivare ad “una granularità del condizionamento del controllo degli ambienti molto più ampia” e alla realizzazione di un file di comfort personale, in cloud, che possa essere “richiamato” da qualsiasi parte del mondo ci si trovi per ricreare il proprio ambiente ideale.

Tornando allo stato di emergenza che si sta vivendo, la misura del comfort risulta utile nella gestione di persone fragili. Con i social robot, ad esempio, che affiancano gli informal caregiver individuando da remoto le necessità di una persona da come si muove nella propria abitazione e suggerendo servizi o interventi. Oppure con una rete di sensori domestici che monitorano utilizzo della casa di una coppia di anziani, pronta ad accorgersi qualora le loro abitudini cambino e a segnalare una eventuale necessità di assistenza o di specifici servizi.

Da sperimentazioni a business: servono iniziative pilota

La centralità delle persone nell’utilizzo di IoT e AI in ambienti urbani che incarnino la città del futuro non ha solo riscontri sociali e sanitari ma anche economici e Revel lo illustra prendendo come esempio un edificio terziario.

“Se lo gestisco massimizzando il benessere delle persone che vi lavorano incido su ciò che rappresenta 90% dei costi senza contare anche l’impatto sulla produttività. Si stima che, alzando del 10% il livello di comfort delle persone in un ufficio, si migliorano del 9% i costi complessivi – spiega – se agisco sull’aspetto energetico che rappresenta l’1% dei costi e ottimizzo del 10 % arrivo ad un miglioramento finale dello 0,1 %. Mettere al centro della tecnologia le persone è quindi anche conveniente”.

Restando in ufficio, in tempi di pandemia e di post pandemia, si possono immaginare anche spazi flessibili multifunzionali, con nuovi elementi costruttivi mobili, abilitati con l’AI, che al variare dell’ora si configurano in modo da far rispettare le norme di distanziamento sociale.

A livello di società si possono poi immaginare “nuovi concetti di economia circolare supportati da IoT e AI che riguardano la circolarità di dati, spazi, ambienti e tempo e che possono abilitare tanti nuovi scenari” spiega Revel.

Scenari lontani ma non troppo perché, come lui stesso sottolinea, “le tecnologie IoT sono affidabili e diffuse, quello che manca è il loro utilizzo finalizzato a generare nuovi servizi con le persone al centro. Perché essi diventino un business, e quindi realtà, servono iniziative pilota che mostrino alle persone che tutto ciò è fattibile e anche in tempi brevi. Sarebbe un traino fondamentale anche per l’industria”.

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