Se oggi ha forse ancora le sembianze di un lieve minaccioso sospetto, diventerà presto sempre più frequente e pressante, in ogni contesto anche quotidiano. Cosa? La domanda “robot o uomo?”, quella attorno a cui il CEO di ChatGPT Sam Altman ha co-costruito la sua recente iniziativa (Worldcoin) con l’idea di perturbare il mondo. Anche stavolta, infatti, non si limita a indurre una svolta tecnologica, ma introduce una innovazione destinata a modificare il quotidiano vivere di sia delle imprese che delle persone.
Worldcoin, così si chiama il nuovo progetto, è stato lanciato lo scorso 24 luglio ed è unico nel suo genere. Presentandosi come fonte di differenziazione tra gli esseri umani e i bot AI, non si limita a voler “banalmente” risolvere il problema dell’autenticazione. Altman con essa ambisce esplicitamente ad annullare ogni disparità di reddito, agganciandovi un sistema finanziario e puntando tutto sulla blockchain. Pronta all’uso e ampiamente rodata, è lo strumento ideale per garantire trasparenza, verificabilità e accessibilità.
Identità e finanza, perni dell’invitante rivoluzione Worldcoin
Questa ormai ultranota (e “digerita”) tecnologia confluisce in Worldcoin assieme alle criptovalute e all’intelligenza artificiale. È su questi tre pillar, infatti, che Altman, ha lavorato per due anni con Alex Blania e Max Novendstern, sviluppando il sistema finanziario e di identità globale biometrico reso pubblico in piena estate, con la promessa di eliminare ogni disuguaglianza tra individui. Esplicito è il richiamo a quel reddito di base universale che piace anche all’Europa, ma Worldcoin si rivolge a tutto il mondo. Già nella versione beta ha raccolto oltre 2 milioni di utenti in oltre 35 Paesi. Tutti early adopters che hanno ricevuto Worldcoin (WLD), il token nativo del protocollo Worldcoin, per essersi fatti scansionare l’iride. Un meccanismo user-friendly accattivante e redditizio che ha riscosso un indiscusso e sinistro successo soprattutto in Paesi in via di sviluppo, Kenya in primis. Il consenso è arrivato anche dagli investitori e potrebbe facilmente estendersi anche alla comunità mondiale di sviluppatori e tecnologi. Worldcoin è infatti un protocollo open-source e decentralizzato: per loro si prefigura come un futuro contesto in cui muoversi autosufficiente e liberi (e magari fare anche business).
World ID, WLD, World App come nel gioco delle tre carte
Le ambizioni nobili e altisonanti che avvolgono Worldcoin sono supportate concretamente da un progetto tecnologico chiaro e non banale. Un meccanismo concreto e funzionale studiato nei dettagli. Per ogni utente che si fa scansionare la retina in cambio di criptovalute, viene generata un’identità digitale unica che certifica si tratti di una persona fisica e consente l’accesso all’ecosistema decentralizzato.
Detta World ID, proprio questa identità “speciale” rappresenta uno dei tre componenti fondamentali di questo paradigma assieme a una valuta digitale globale (token Worldcoin) e a un’app per effettuare pagamenti, acquisti e trasferimenti utilizzando il token o altre criptovalute e beni tradizionali (World App).
Input l’iride, output identificativi digitali anonimi e non falsificabili per ciascun utente, World ID mira a diventare lo standard globale di prova di “umanità”. I suoi creatori assicurano preservi la privacy dell’utente, dimostrando la sua identità senza rivelare dati reali grazie alle zero-knowledge proof, tramite uno strumento chiamato Orb. Questo dispositivo biometrico non è che una sfera d’argento grande come una palla da bowling. L’utente lo fissa, si fa scansionare l’iride e ottiene una sequenza alfanumerica non riconducibile alla sua identità che resta archiviata nella blockchain dove può essere recuperata in caso di furto o smarrimento.
Sulla base di questo identificativo digitale, Orb distribuisce i WLD, senza fare differenze di genere, provenienza e background. Dal punto di vista tecnico si tratta di un token ERC-20 sulla mainnet di Ethereum. Durante la fase beta, WLD era “l’esca” per attirare early adopters e convincerli a “prestarsi” alla scansione dell’iride. Worldcoin promette che continuerà a offrirne ma sembra che la fornitura sarà limitata a 10 miliardi di token per una durata di 15 anni. Secondo la tokenomics, il 75% è destinato alla comunità, il 9,8% al team di sviluppo iniziale, il 13,5% agli investitori e il restante 1,7% resterà come riserva.
Come token, WLD è stato quotato, può essere scambiato a livello globale come qualsiasi altra criptovaluta sui principali exchange (ByBit, Binance, Huobi, OKX e Gate) ed è disponibile per gli swap su piattaforme di finanza decentralizzata (DeFi) come Uniswap e PancakeSwap.
Verso un universo open source di domande aperte
La “fusione” tra identità e finanza, nel disegno di Atman e compagni, si associa a un ampio e promettente ecosistema di servizi, tutto da costruire ma già immaginato. Si parte dallo stesso WLD che diventa un token di governance per abilitare una stretta collaborazione con la community. Potrà servire per votare le proposte di modifica al protocollo, ma anche per compiere azioni specifiche, come transazioni peer-to-peer, o per segnalare sostegno a cause o iniziative.
Worldcoin promette agli utenti un ruolo di protagonisti nel plasmare il futuro dell’ecosistema stesso, con il vantaggio di poter usare ma anche arricchire di funzioni la World App. Questo portafoglio (wallet) già ora consente di verificare la propria identità tramite World ID e autenticarsi, inviare denaro a chiunque gratuitamente e gestire i token. Man mano che crescerà la rete, la speranza dei creatori di Worldcoin è quella di veder proliferare su di essa nuove applicazioni decentralizzate (DApps) e le utility. Proprio per questo, è stato già messo nelle mani degli sviluppatori un World ID Software Development Kit (SDK), per incoraggiarli a creare applicazioni online e mobili sul protocollo Worldcoin.
Sono tutte mosse studiate per creare la più grande comunità finanziaria e di identità possibile. Un disegno che sembrerebbe piacere agli investitori della Silicon Valley, ma che spaventa molti altri per via dei rischi di privacy percepiti. L’Ufficio statale bavarese per la supervisione della protezione dei dati, in Germania, ha iniziato a indagare in merito già nel novembre 2022. Si è mosso in quanto organo che ha giurisdizione sul caso all’interno dell’Unione Europea, dato che Tools For Humanity, l’azienda che ha sviluppato il progetto, ha un ufficio lì.
Per rispondere alle preoccupazioni sulla privacy la Worldcoin Foundation, un’entità con sede nelle Isole Cayman, si è detta disponibile a collaborare con le richieste di informazioni da parte degli enti governativi. Intanto sul sito web di Worldcoin si legge che il progetto è “completamente privato” e che i dati biometrici vengono cancellati oppure gli utenti possono scegliere di conservarli in forma criptata.