Occuparsi di tanti ambiti, anche nuovi e intangibili; capacità di relazionarsi in modo nuovo con una comprensione maggiore delle esigenze degli utenti business: queste alcune tra le sfide che deve affrontare il nuovo Cio. E questi i temi trattati nel corso delle due tavole rotonde, svoltesi a Milano e a Roma, nell’ambito del ciclo di incontri organizzati ogni anno da Ibm con i Cio delle principali aziende italiane.
Pubblicato il 21 Apr 2008
Oggi esiste una pressante richiesta di sinergia tra It e strategie di business, con conseguente coinvolgimento dell’IT nei processi core dell’azienda. Ma questa è una scelta che i Cio sentono realmente come propria oppure è ancora un obiettivo che sentono distante presi, come sono, dalla gestione della complessità IT quotidiana? Sono partite con questa domanda, forse un po’ provocatoria dopo il tanto discutere sul nuovo ruolo del Cio, di Stefano Uberti Foppa, direttore di ZeroUno, le due tavole rotonde, svoltesi a Milano e a Roma, nell’ambito del ciclo di incontri organizzati ogni anno da Ibm con i Cio delle princiapli aziende italiane; tavole rotonde nelle quali si sono confrontati Luigi Baldoni, Cio Comune di Roma, Ernesto Bonfanti, Cio Gruppo Fiera Milano, Giovanni Leonetti, Cio Inpdap, Paolo Manzoni, Cio A2A, Mara Morandi, Cio Prenatal, e Aldo Ronci, Cio Fonspa.
Seppur con inevitabili sfumature diverse, le posizioni dei sei Cio sono concordi: c’è sicuramente la consapevolezza diffusa che debba esserci una capacità di dare risposte, in termini di tipologia, qualità e tempestività di erogazione di servizi a applicazioni, che abbiano sempre maggiore valore sul piano dell’efficacia, del miglioramento organizzativo e di processo, e quindi sul business d’impresa. Una visione strategica del ruolo dell’It che deve però necessariamente convivere con l’operatività quotidiana. “Sta emergendo in modo molto
forte la richiesta di servizi di business – dice infatti Mara Morandi, Cio Prenatal – ma per dare una risposta adeguata è necessario un approccio metodologico strutturato, un’analisi della domanda precisa e, soprattutto, un’analisi del rapporto costi/benefici”. E nella definizione dell’approccio e del modello di riferimento è indispensabile, come sottolinea Paolo Manzoni, Cio A2A, “identificare le aree di maggior contribuzione dell’azienda, con una mappatura dei processi aziendali che consenta, in sinergia tra It e business, di concordare progetti e percorsi di evoluzione. La comprensione dei processi di business si impone al Cio affinché gli obiettivi di sviluppo competitivo possano poi essere tradotti in soluzioni di tipo sia tecnologico sia applicativo di reale supporto al business”. Nel concordare con i colleghi, Ernesto Bonfanti, Cio Gruppo Fiera Milano, sottolinea che se il modello di riferimento è del tipo delineato, poi bisogna saperlo declinare nella realtà in cui ci si trova, con tutte le sue specificità in relazione al comparto merceologico, alla tipologia di business e alla dimensione aziendale. Approdato da poco al Gruppo Fiera Milano, il manager ha fatto riferimento alle sue precedenti esperienze e, in particolare, a quella in Amplifon: “L’azienda è cresciuta molto rapidamente, in seguito a numerose acquisizioni, e come It ci siamo fatti carico del processo di trasformazione creando una struttura di change management”.
Condivide la posizione dei colleghi anche Aldo Ronci, Cio Fonspa, che però precisa: “Molto
dipende anche dal grado di apertura al cambiamento della propria azienda. Io, per esempio, lavoro in una banca che fa parte di un gruppo internazionale che ha aspettative di crescita molto elevate e quindi la pressione sul Cio è molto forte, con un grande coinvolgimento, tuttavia, quando ci si siede intorno a un tavolo con il management per discutere di prospettive di sviluppo di business, non bisogna dimenticare l’importanza di un approccio all’innovazione che sia sempre orientato allo sviluppo competitivo dell’impresa, ad aumentare efficienza ed efficacia. Per ruoli diversi, infatti, il management è quello che porta fatturato, il Cio è sempre quello che ‘spende’. Quando si illustrano progetti infrastrutturali c’è sempre il sospetto che si stia lottando per una tecnologia e non per qualcosa di immediatamente produttivo. Gli investimenti tecnologici devono quindi sempre essere basati su business case, spiegando bene qual è lo specifico supporto al business della scelta tecnologica o applicativa che si vuole adottare”. Una questione, importante, di “linguaggio” e di prospettiva da non dimenticare.
ZeroUno: La richiesta di erogazione di servizi di business si inserisce però in un contesto tecnologico e applicativo sempre più complesso. Quali sono gli strumenti, i milestones, ai quali il Cio può affidarsi per tentare di semplificare questa complessità?
Prima ancora che sulle tecnologie, Giovanni Leonetti, Cio Inpdap, mette l’accento sul modello organizzativo e sulla necessità di coinvolgimento dei vari livelli aziendali, soprattutto nei grandi processi di trasformazione come è successo per Inpdap, Istituto di Previdenza e a Assistenza della Pubblica Amministrazione, nato dall’unione di più enti a metà degli anni ‘90 ereditando piattaforme tecnologiche e ambienti tra i più disparati .”Dopo una prima fase di assestamento organizzativo e infrastrutturale dell’Istituto, che ha visto una prima razionalizzazione dell’ Ict, nel 2004 finalmente, su indicazione dei vertici aziendali, si è potuto approcciare in modo sistematico il cambiamento del contesto aziendale, segnatamente a quello Ict, per quanto mi riguarda: siamo partiti subito dalla rilevazione dell’esistente (assett applicativo/tecnologico presente), rilevando le esigenze complessive e derivandone la definizione degli obiettivi che volevamo perseguire, per poi procedere con le normali fasi di pianificazione, esecuzione, organizzazione del progetto, razionalizzazione, consolidamento e attivazione del nuovo sistema di governo dell’ Ict . Ma la cosa più importante, per approcciare un progetto di tale complessità, era comunicare bene gli obiettivi ai collaboratori, far prendere coscienza della portata del progetto e portare questa consapevolezza a tutti i livelli, interni ed esterni all’IT nonché ai fornitori stessi. Allo stato, posso affermare, per gli aspetti di pertinenza, che ‘l’avventura’ di cambiamento, tutt’ora in corso, ha dato buoni risultati e permane connotata da una forte motivazione e collaborazione interna e con i fornitori presenti.”
Consolidamento e virtualizzazione è stata la scelta, a livello di scelte di riferimento, del Comune di Roma: “L’uso di funzionalità avanzate di virtualizzazione permette di migliorare
l’efficienza e la flessibilità complessiva di un ambiente IT – ha infatti affermato Luigi Baldoni, Cio Comune di Roma -. I vantaggi si riassumono rapidamente: riduzione del total cost of ownership e migliore impiego degli asset IT, aumentando in maniera significativa l’utilizzo dei server e condividendo le risorse di I/O; miglioramento dei tempi di reazione dell’infrastruttura IT verso le esigenze di business e maggior velocità operativa potendo creare server virtuali in tempi ridotti, riallocare dinamicamente e automaticamente le risorse verso quelle applicazioni che ne hanno bisogno per meglio adattarsi ai cicli di business mutevoli o gestire picchi inaspettati nella domanda; il tutto senza fermare il servizio; ma anche, tra i vantaggi, una semplificazione della gestione delle infrastrutture IT, rendendo i carichi applicativi indipendenti dalle risorse hardware; il tutto con ovviridotti consumi energetici”.
Sembra tanto tempo fa, eppure è solo pochi anni addietro quando buona parte dei Cio era culturalmente e operativamente focalizzata sugli aspetti prestazionali e architetturali dell’It. Oggi l’approccio è davvero orientato al valore peril business. Magari non in tutte le aziende sarà così facile portare avanti modalità di innovazione tecnologica con una forte componente di impatto sul business. Ma il “salto culturale” senz’altro è compiuto. Ora arriva la sfida più grande: disegnare le organizzazioni It e di impresa in modo tale che questa sinergia diventi effettivamente finalizzata ad aumentare la capacità competitiva e di innovazione continua che i mercati sempre più richiedono.
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