Stavolta i dati di metà anno di Assinform sull’andamento del settore Ict in Italia erano particolarmente attesi, dopo un 2009 definito “annus horribilis” dallo stesso presidente dell’associazione, Paolo Angelucci. E gli spunti di riflessione, in effetti, non sono mancati.
In sintesi, nel primo semestre 2010 il mercato It in Italia è calato del 2,5%, attestandosi a 8.918 milioni di euro. Un risultato negativo in assoluto, ma positivo se consideriamo il -9% del primo semestre 2009. Quello dipinto da Angelucci e da Giancarlo Capitani, amministratore delegato di NetConsulting, è uno scenario di luci e ombre: ci sono segni di miglioramento, ma al momento è impossibile capire se si estenderanno a tutto il settore, e se la ripresa si stabilizzerà.
Ridurre avviamenti e Irap
“Per l’It l’emergenza non è finita, anche se alcuni segnali mostrano l’attesa inversione di tendenza – ha detto Angelucci presentando i dati alla stampa -. Il calo è stato inferiore alla nostra previsione di inizio anno [-3,1%, ndr], e alcuni comparti, soprattutto le grandi imprese manifatturiere attive su scala internazionale, hanno ripreso a investire nelle tecnologie. Ciò nonostante, il trend negativo continuerà per tutto l’anno: il settore Ict fatica a beneficiare della piccola ripresa economica in atto, soprattutto per la totale assenza di una politica industriale a sostegno dell’innovazione e per il clima d’incertezza del Paese”.
“È fondamentale decidere subito azioni per influenzare in positivo l’andamento nel 2011 – ha proseguito il presidente di Assinform -. L’It è il quarto settore industriale italiano, con oltre 380mila addetti: è quello con la più alta incidenza di laureati, ed è un motore d’innovazione per tutti gli altri settori. Ci vogliono atti di coraggio del Governo e delle istituzioni, provvedimenti duraturi di politica industriale, e non “a tempo” come gli incentivi nell’auto: provvedimenti che sostengano la domanda d’innovazione Ict, ma anche l’offerta di ‘made in Italy’ tecnologico in nicchie dove la qualità è decisiva”.
Nel dettaglio, Angelucci chiede alla politica una riduzione dei tempi d’ammortamento degli avviamenti aziendali, per favorire fusioni e acquisizioni; crediti d’imposta per la ricerca; la riduzione del peso delle addizionali regionali Irap e un cambiamento delle regole delle gare pubbliche, per evitare che la variabile decisiva sia sempre il minimo costo. “Alcune gare oggi sono tecnicamente illegali: vincono offerte basate su tariffe inferiori ai livelli minimi contrattuali”, dice il presidente di Assinform.
Bene i server, male le tariffe
Ma veniamo ai dati sui singoli comparti dell’Ict (vedi figura 1). Quello trainante, a sorpresa soprattutto per l’entità della crescita, è l’hardware, con un incremento in volume del 12,9% di pc e server: circa 400.000 unità in più, di cui l’80% nel mondo aziendale, che ha aumentato la sua domanda del 10,3%. Tutte le categorie (server, desktop, notebook) sono cresciute del 12-13%, e i server sono andati oltre i livelli del 2008.
Figura 1 – Il mercato dell'It in Italia per semestre
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)
Capitani ha attribuito questo trend al ciclo di rinnovamento dell’hardware aziendale, che era stato paralizzato dalla crisi economica: “Ciò dovrebbe avere un effetto a cascata nei prossimi mesi anche sul software, che per ora si è ripreso solo parzialmente, passando dal -4,1% del giugno 2009 al -1,2% del giugno 2010”.
Il dato forse più preoccupante riguarda invece i servizi It che rappresentano quasi la metà dell’intero mercato It italiano e che hanno fatto segnare un calo (-3,7%) più forte delle attese. “Certo, è un miglioramento rispetto al -7,3% di un anno fa, ma il comparto – dice Capitani – continua a essere penalizzato dal perdurante calo delle tariffe professionali, che in Italia sono anche del 40% inferiori rispetto ad altri Paesi europei avanzati”. È una situazione, sottolinea l’analista di NetConsulting, ormai insostenibile, “perché danneggia sia i margini dei fornitori, sia le aziende utenti, che vedono ridursi la qualità dei servizi, sia l’occupazione, che in queste condizioni non può riprendersi”.
Nei servizi, il segmento che va meglio è l’outsourcing: “Si esternalizzano soprattutto le attività di gestione e manutenzione, di applicazioni, ma anche di infrastrutture. È un trend in atto in tutta Europa, che danneggia i piccoli e medi fornitori di servizi regalando altre quote di mercato ai grandi operatori”, afferma Capitani.
In ripresa i fatturati, non l’occupazione
Capitani si è poi soffermato sui risultati dell’indagine di Assinform su una cinquantina di operatori Ict associati. Anche qui, segnali in chiaroscuro. Da una parte (figura 2) c’è una ripresa della fiducia sul fatturato (il 43% lo prevede in crescita a fine 2010, contro il 24% di un anno fa), e sui budget delle aziende utenti, la cui spesa in nuovi progetti It è vista in aumento, anche se di pochissimo (+0,5%, figura 3).
Figura 2 – Andamento del fatturato: 2010 e 2009
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)
Figura 3 – Andamento 2010 e 2009 del budget delle aziende clienti per tipologia di spesa: sviluppo di nuovi progetti
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)
Dall’altra “non è detto che la crescita del fatturato si traduca in investimenti, dati i margini molto risicati, e neanche in liquidità, visti i ritardi dei pagamenti della PA. E soprattutto non si traduce in ripresa dell’occupazione. È la nota più pessimistica di questo semestre: le grandi aziende del settore non aumenteranno gli addetti; le medie globalmente ridurranno ancora, e solo le piccole dichiarano un saldo positivo. C’è un forte calo nelle consulenze, con un poderoso fenomeno di insourcing e di perdita d’occupazione qualificata, e non c’è spazio per l’inserimento di giovani”, sostiene Capitani.
Quanto infine allo scenario dei prossimi mesi, “è difficile pronunciarsi perché sull’economia c’è forte incertezza – conclude Capitani -. Comunque prevediamo che nell’intero 2010 l’It italiana calerà del 2,7%: perdureranno le criticità nei servizi e l’andamento positivo dell’hardware. Dato che la previsione per l’Ict europea è di crescita zero, rischia di aumentare ancora il nostro ritardo rispetto al resto del Continente: è per questo che auspichiamo l’adozione immediata delle misure descritte dal presidente Angelucci”.