MILANO – Quali caratteristiche si aspettano It manager e utenti da una piattaforma di business intelligence oggi?
Per definirle ed esemplificarle, Rosagrazia Bombini, Vice President & Managing Director per l’Italia di Qlik, cita due società di analisi: “Gartner attribuisce molta importanza alla qualità della visualizzazione dei dati, Barc (società di ricerca europea, specializzata nelle tematiche di business intelligence) sottolinea che in questo momento la business intelligence deve essere molto di più di un tool di front-end, ma deve basarsi su un motore in grado di aggregare e associare dati provenienti da fonti sempre più diversificate. I dati, oggi, si trovano in misura crescente dispersi sul cloud, in business unit differenti, su una pletora di fogli Excel creati e utilizzati in gruppi di lavoro. Per innovare e competere non è più sufficiente aver un buon controllo dello status quo, ovvero quello che normalmente è memorizzato nei data warehouse. Le aziende hanno bisogno di strumenti che offrano non solo belle visualizzazioni, ma consentano di ottenere insight su tendenze e opportunità normalmente poco visibili”.
È a permettere tutto questo che mira la versione 2.0 di Visual Analytics Qlik Enterprise Sense. “Si tratta – spiega Francesco Del Vecchio, Presales Director di Qlik Italia – di una piattaforma di business intelligence con un engine analitico basato non su un database relazionale rigido, ma su una piattaforma associativa che permette, in modo molto semplice e rapido, di creare applicazioni di visualizzazione, analisi e reporting su misura”. Quello che è importante, è che le applicazioni possono essere sviluppate sia dai singoli utenti (con metodi propri o scegliendo fra alternative proposte dalla soluzione sulla base delle associazioni identificate) sia dall’It. “Un nostro obiettivo – sottolinea Del Vecchio – è conciliare la tendenza attuale a richiedere sempre più funzionalità self service con quella della governance che le direzioni It pretendono di mantenere. Uno scenario abilitato da Enterprise Sense 2.0 è quello in cui gli utenti sono facilitati e liberi nel costruire applicazioni, mentre l’It si preoccupa soprattutto di garantire la qualità dei dati e dei processi”.
“Oggi – interviene Rick Jackson, Chief Marketing Officer di Qlik a livello mondiale – ci troviamo in un’epoca in cui i dati a disposizione crescono molto di più delle informazioni. L’obiettivo della business intelligence è trasformare i bit in informazioni, le informazioni in conoscenza, e la conoscenza in patrimonio condiviso. In passato la Bi era una disciplina molto complessa. Per creare un nuovo report potevano essere necessari mesi. Una business intelligence di questo tipo, oggi è di poco valore. La Bi deve essere business driven, facile da gestire, usare e condividere. Soprattutto ora che nelle aziende stanno entrando giovani con nuove abitudini di utilizzo dell’It e aspettative”.