Gli utenti, siano essi clienti o impiegati, partner o fornitori di un’azienda, vogliono sempre più un accesso immediato, senza ‘frizioni’, ai dati, alle informazioni e ai servizi aziendali attraverso qualunque tipo di device. La ‘old It’ ha infrastrutture e applicazioni disegnate per un’ era passata, ma il business non può più attendere: è tempo di ‘ridefinire’ l’It. Questo in estrema sintesi il messaggio che si nasconde dietro al claim ‘Redefine’ che ha fatto da sfondo all’evento annuale di Emc (vedi: “Emc spinge verso la Software-Defined Enterprise”) e dal quale la multinazionale trae spunto per modellare la propria strategia a supporto della ‘digitalizzazione’ delle imprese.
Ne abbiamo parlato direttamente con il nuovo Cmo, Jonathan Martin: “La vecchia It aveva come suo primo interlocutore il Cfo perché adottava un approccio di riduzione dei costi; la nuova It ha come interlocutori gli utenti (qualsiasi essi siano) e deve quindi lavorare per costruire servizi applicativi customer-centric”, esordisce Martin. “Non si tratta solo di un cambio di prospettiva (comunque non banale, dati gli impatti culturali, organizzativi e di processo che ne conseguono), ma di un differente modello di approvvigionamento, fruizione ed erogazione della tecnologia, in particolare delle informazioni”.
L’agenda It, secondo l’analisi di Martin, è caratterizzata da 5 azioni prioritarie fondamentali:
1) fornire accesso a dati e applicazioni da tutti i device mobili;
2) utilizzare l’Agile Development per costruire nuove applicazioni customer-centric;
3) costruire un ‘data lake’ per fornire maggiori e più efficaci insight in real-time;
4) muoversi verso un software defined data center ed estenderlo all’hybrid cloud;
5) governare la sicurezza con un’ottica data-driven e un modello ‘adattivo’.
La strategia di Emc per rispondere a questo viaggio di ‘ridefinizione dell’It’ è la ‘Federation of companies’: “Emc e la sua divisione Rsa, VMware e Pivotal lavoreranno sempre più come ‘federazione’ per rilasciare software defined enterprise solution”, spiga Martin al quale chiediamo però gli ‘effetti’ di tale approccio rispetto all’organizzazione interna e al modello di go-to-market dell’azienda. “L’approccio a federazione prevede una condivisione tra le varie divisioni aziendali, la quale implica non solo una visione comune, che dovrà necessariamente guidare le scelte tecnologiche, ma anche team di persone condivise dalle varie divisioni”, ammette il Cmo. “Questo comporterà certamente una revisione organizzativa interna. Dovremo agire sul fronte della ricerca e sviluppo, sulla forza vendita, su alleanze e partnership affinché la nostra proposta tecnologica riesca davvero a indirizzare tutti i punti della nuova agenda It non solo come proposta tecnologica, ma anche come supporto al cambiamento”.
Considerando che VMware e Pivotal sono aziende ‘autonome’ (pur essendo la prima partecipata all’80% e la seconda al 69% da Emc), immaginiamo che l’approccio federato possa avere ripercussioni non solo sull’organizzazione, ma anche sui ‘numeri’ (ci chiediamo, per esempio, come verranno gestite le vendite e a quale azienda saranno attribuiti i ricavi, i compensi di engagement, i premi agli agenti di vendita, come saranno riportate le voci in bilancio, ecc.). Martin preferisce non addentrarsi nell’argomento, ma ammette tra le criticità anche questi aspetti, “in più non dobbiamo dimenticare che ogni divisione aziendale deve continuare a lavorare anche con altri vendor: la realtà è che nelle aziende esistono sistemi diversi, dobbiamo ‘coesistere’ e ‘cooperare’ con Microsoft, Ibm, Hp, NetApp e molti altri vendor”. Ed è per questo che uno dei primi obiettivi specifici del nuovo Cmo sarà lavorare sul fronte delle alleanze (sia tecnologiche sia commerciali), “in particolare rafforzando i programmi di formazione e certificazione in modo che anche l’ecosistema dei partner sia pronto alla ‘federation strategy’ di Emc”, afferma in chiusura Martin.