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La foresta tecnologica: coltivando chimica e innovazione si emette sostenibilità

Facendo un mashup della tecnologia già esistente, “semplici” filtri per pulire l’aria diventano l’elemento chiave di un percorso di sostenibilità scalabile. È una metamorfosi profondamente data-driven e possibile. La sta realizzando il CIO del Gruppo Fervo, Andrea Roero, per innovare il settore Real Estate e riscattarne la fama di “grande emettitore di CO2”.

Pubblicato il 01 Mar 2023

foresta tecnologica

La tecnologia, oggi, è una commodity: senza dover inventare nulla, spesso basta usare bene quello che si ha. È partendo da questa convinzione che il CIO del Gruppo Fervo, Andrea Roero, vincitore del premio CIO + ITALIA AWARD 2022, assieme al suo team, ha ideato una nuova soluzione a favore della sostenibilità ambientale. Ha trasformato la CO2 da “problema” a “risorsa”.

Questa novità non si riduce a una voce in più nel catalogo dell’offerta dell’azienda: è l’avvio di una vera e propria svolta strategica. Per portarla a termine, due le sfide da vincere: quella tecnologica, divenendo data-driven, e quella umana, sul fare sistema. Per ora, Roero e il Gruppo Fervo hanno vinto la prima, coniugando innovazione, digitalizzazione e ESG, in un progetto potenzialmente disruptive. Per la seconda c’è ancora da lavorare in tutto il sistema Paese. I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che incombono su ogni piano nazionale futuro, potrebbero essere l’occasione per cambiare rotta.

Un “filtro” intelligente a supporto dell’economia circolare

Nella “ricetta” di Roero, già brevettata, ci sono un po’ di chimica e tanta tecnologia: dall’IoT al cloud, dal machine learning ai più avanzati algoritmi per data analytics. “Da un mashup di quanto già esistente, sfruttando le nostre conoscenze informatiche, abbiamo creato un progetto data driven e sostenibile. Abbiamo dimostrato come il dato possa elevare il valore del business e, allo stesso tempo, trasformare un prodotto in un servizio per l’ambiente in cui viviamo. Soprattutto nel settore del Real Estate, responsabile di una grande fetta di emissioni di CO2, reputo doveroso compiere questo passaggio”.

Il “prodotto” fatto evolvere dal Gruppo Fervo è un’unità di trattamento aria, tradizionalmente utilizzata per microfiltrare e trattenere le impurità di quella esterna, prima che entri in uffici e appartamenti. Con l’aiuto della tecnologia, da dispositivo chimico-meccanico si è passati a un edge point essenziale per un progetto data driven di employee well-being ed environment sustainability.

“I sensori IoT leggono i dati dal campo, poi innescano un percorso virtuoso in cui le unità di trattamento aria smettono di essere filtri inerti, diventando in grado di fornire informazioni essenziali per minimizzare costi, inquinanti, consumi energetici e anche guasti, anticipandoli con algoritmi di predictive maintenance. La vera svolta per il progetto, però, è stata l’inserimento della cattura di CO2. Grazie a verifiche che confermano la bontà del processo da parte di esperti dell’Università Bicocca, abbiamo creato un materiale ad hoc inserito nella sezione filtrante. Il tutto, sempre monitorando le unità con i sensori collegati a FEAMS®, il nostro Facilities and Energy Asset Management Systems” spiega Roero.

Questa piattaforma permette non solo il controllo dei KPI, ma regala una visione olistica dell’asset, raccogliendo anche i dati per il monitoraggio della qualità dell’aria della zona. A chiudere il cerchio green di Fervo, anche il riuso della CO2 trattenuta dai filtri, trasformabile per esempio in forniture per la filiera agroalimentare.

Questa unità di trattamento aria, dove tecnologia e chimica si incontrano, grazie ai “suoi” materiali organici e biodegradabili (tra cui anche fondi di caffè) ambisce a diventare un’alternativa ai tetti verdi urbani. I numeri ha dimostrato di averli, confermando “una capacità media di assorbimento di una singola unità 10-15 volte superiore a quella di una magnolia grandiflora o di un pino. Non richiede acqua o risorse del territorio, è alimentata con energia rinnovabile e, oltretutto, chiude anche il cerchio di economia circolare” precisa Roero.

Torri e nuovi edifici: le declinazioni di un filtro smart & green

La prima uscita pubblica di Eco2Air®, nome ufficiale della riscattata tecnologia di assorbimento di CO2 presente nell’unità di trattamento aria, è stata la Milan Design Week 2021. Un palcoscenico ideale per mostrare anche la propria applicabilità in ambiente urbano, come “torre di purificazione”.

In questo esordio di classe, in collaborazione con Pininfarina Architecture, il design della Eco2Air®, Tower ha affascinato molti, racconta Roero, ma non a scapito della concretezza dei risultati ambientali. Con un flusso d’aria trattata di circa 15.000 metri cubi all’ora, può ridurre il livello medio di polveri sottili inalate del 95% circa e riusare il materiale “catturato” permettendo la produzione di 2000 matite o 30 racchette da tennis per anno.

Oltre che in arredo urbano, l’idea di Roero e del Gruppo Fervo può essere anche tradotta in un elemento di “riscatto ambientale”, nella costruzione di nuovi edifici o ristrutturazione green degli esistenti. Integrandola “by design”, si può ambire alla realizzazione di un palazzo carbon neutral, infatti, come dimostra il recente edificio Open 366, nel quartiere Bicocca di Milano. “È un’opzione alternativa ai certificati bianchi: l’emissione di CO2 per la costruzione o ristrutturazione dell’edificio, può essere compensata dalla cattura della stessa compiuta dalla nostra tecnologia innovativa. In questo caso, però, non bastano quelle installate nell’edificio stesso, serve una foresta tecnologica” precisa Roero.

La scalabilità fatta a foresta, il nuovo orizzonte dell’innovazione

La foresta tecnologica è la concentrazione della tecnologia Eco2Air® su scala “industriale”. Dopo aver fatto “resuscitare” delle unità di trattamento d’aria, grazie a dati e tecnologia, ora si vorrebbe ampliarne le modalità di utilizzo. Nel tempo, ma soprattutto nello spazio, e nelle tonnellate di CO2 catturata.

“Si tratterebbe di costruire una centrale remota, con le stesse caratteristiche green di Eco2Air®, che massivamente applichi sempre il concetto di cattura di CO2” spiega Roero, immaginando una terza “wave” dedicata all’industrializzazione dell’innovazione in oggetto.

Ora per Roero non è tempo di annunci, però, ma è il momento di lavorare ancora su questo delicato passaggio di scala. Permetterebbe di fornire un nuovo strumento green a tutti i player del building, e non solo. Infatti spiega: “Vorremmo proporre un’alternativa, ora che è sempre più complesso individuare reali progetti di compensazione, senza incrociare truffe o illusioni. La foresta tecnologica sarebbe un grande Eco2Air®, in scala industriale, senza capex eccessivi, con processo certificato e tecnologicamente innovativo, da realizzare in aree adatte. Applicato su larga scala, potrebbe cambiare le nostre città e il nostro territorio. Facendo sistema, in Italia potremmo avere una foresta tecnologica estesa e la possibilità di rispettare gli obiettivi di sostenibilità imposti”.

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