I finanziamenti e gli incentivi per l’innovazione, all’interno dei quali si colloca anche l’innovazione realizzata attraverso l’Ict, hanno fondamentalmente tre origini: i finanziamenti europei, quelli nazionali e quelli regionali, a cui si aggiungono enti locali (province e comuni), che soprattutto per quanto riguarda le Pmi svolgono un ruolo particolarmente rilevante.
A livello europeo, il VII programma 2007-2013, coerentemente con gli obiettivi generali dell’Unione Europea, ha accentuato l’orientamento alla Ricerca e all’Innovazione quali elementi rilevanti per la competitività dell’industria Europea.
A livello nazionale, le attività a sostegno dell’innovazione sono attualmente responsabilità del Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie”del Ministero per le Riforme e Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, mentre gran parte delle le iniziative per sviluppo della Società dell’Informazione, in particolare per la programmazione dei fondi comunitari, passano dal Dipartimento per le Politiche di Coesione e di Sviluppo del Ministero dello Sviluppo Economico.
A livello regionale vengono messe in atto strategie definite dalle diverse amministrazioni; la principale novità dell’ultimo anno riguarda la nascita di società e agenzie, a partecipazione regionale, per la gestione della informatizzazione della PA, della gestione delle reti e delle infrastrutture a banda larga.
A livello nazionale, in risposta agli obiettivi europei, è stato presentato, nel dicembre 2006, il Quadro Strategico Nazionale, che, con il contributo dei piani presentati dalle singole regioni, ha tracciato le nuove priorità di indirizzo delle risorse che la politica di coesione comunitaria destinerà all’Italia, sia nelle aree del Mezzogiorno sia in quelle del centro-nord. Il quadro strategico nazionale ha rilanciato da un lato la centralità della ricerca e dell’innovazione in un’ottica di competitività, cercando di realizzare, al contempo, maggiore coordinamento delle politiche regionali con gli interventi sia comunitari che nazionali.
I principali strumenti di attuazione per le politiche di sviluppo della Società dell’Informazione concordate tra lo Stato e le amministrazioni Regionali sono gli Accordi di Programma Quadro. Gli interventi inseriti negli Accordi sono finanziati con diverse risorse: ordinarie, aggiuntive nazionali per le aree cosiddette sottoutilizzate, comunitarie e private. Le prime, di fonte statale, regionale o locale, sono particolarmente rilevanti per gli Accordi sottoscritti nel centro-nord, dove affluisce una quota minoritaria delle risorse aggiuntive per lo sviluppo. Le seconde sono stabilite ogni anno dalla Legge Finanziaria e assegnate dal CIPE. Vengono infine le risorse private, in particolare nei settori dove gli interventi realizzati creano infrastrutture che generano tariffe o comunque entrate nette consistenti.
Gli interventi per la società dell’informazione
I dati disponibili al 2006, presentati nel corso del Forum Innovazione Digitale 2007 organizzato da Idc poco prima dell’estate, indicano in circa 1.200 milioni di euro gli stanziamenti complessivi erogati tramite Accordi di Programma Quadro, l’80% delle quali destinato alle regioni del Sud. Secondo i dati forniti dal Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione, al settembre 2006 erano 54 gli Accordi e i relativi Atti Integrativi in materia di Società dell’Informazione, di cui sette sottoscritti nei precedenti cinque mesi, a conferma di un crescente utilizzo di questo strumento.
La destinazione delle risorse per area tematica indica nella PA il destinatario della maggior parte degli interventi che si indirizzano sia allo sviluppo di servizi e sistemi informativi (ad esempio in ambito sanitario) sia all’innovazione del back office della PA stessa. La banda larga si conferma come obiettivo importante.
Gli interventi a sostegno dell’innovazione digitale delle PMI sono indirizzati prevalentemente alla valorizzazione del territorio e seguono la logica di integrazione digitale a livello di filiera produttiva.
Le maggiori novità vengono dalla politica per l’innovazione industriale; sono state indicate nel Piano Industria 2015 presentato dal Ministro per lo Sviluppo Economico, le cui principali misure sono state anticipate nella Finanziaria 2007. Il Piano Industria presenta una visione complessiva della politica industriale basata sull’innovazione per il rilancio dell’industria manifatturiera con i seguenti obiettivi strategici:
• sfruttare le opportunità che derivano dalla crescita della domanda privata di beni ad alta innovazione tecnologica;
• migliorare la capacità del sistema produttivo di offrire risposte efficaci ai nuovi bisogni che caratterizzano una società avanzata in termini di qualità dello sviluppo economico;
• accrescere la competitività dei settori più tradizionali attraverso lo sviluppo di nuove sinergie tra produttori di tecnologie e produttori di beni di consumo.
Gli strumenti previsti dal Piano riguardano meccanismi di sostegno generalizzato anche a carattere automatico per favorire la riduzione dei costi, la ricerca, gli investimenti, il riequilibrio territoriale, oltre a sistemi di incentivazione pensati ad hoc per singoli obiettivi strategici che vengono individuati nell’ambito di aree tecnologico-produttive con forte impatto sullo sviluppo.
Il piano prevede anche nuove misure per favorire e supportare le reti di PMI (nazionali e transnazionali) per favorire la crescita dimensionale delle imprese. E’ anche prevista una riforma del sistema dei brevetti con reintroduzione dei diritti e della titolarità alle università e una riforma del codice di proprietà industriale.
Le misure anticipate nella Finanziaria 2007 comprendono:
• l’istituzione del Fondo per la Competitività e lo Sviluppo che raccoglie e razionalizza gli incentivi alle imprese: 1,1 Miliardi per 2007-09;
• l’istituzione del Fondo per la Finanza d’Impresa (compresi fondi di venture capital) (300 M Euro per 2007-09);
• sgravi fiscali pari al 10% delle spese in ricerca e sviluppo (15% per i trasferimenti verso le università) per un costo di 500 milioni di Euro anno;
• sgravi fiscali per gli investimenti nel Sud (1,3 mld.).
La razionalizzazione degli incentivi alle imprese attraverso il Fondo per la competitività è particolarmente positiva in quanto favorisce la flessibilità e riduce la precedente dispersione degli interventi, superando anche una logica strettamente orientata ai singoli settori in favore di una logica di sistema.
Un altro elemento di particolare interesse è la definizione di un piano strategico di selezione delle aree tecnologiche prioritarie per la competitività del sistema paese a cui indirizzare i finanziamenti per il lancio di grandi progetti pre competitivi di innovazione industriale.
Le aree tecnologiche individuate sono attualmente:
• efficienza energetica,
• mobilità sostenibile,
• scienza della vita,
• nuove tecnologie per il made in Italy,
• tecnologie innovative per il patrimonio culturale.
Fra le finalità strategiche individuate, di particolare interesse per le Pmi tipiche del made in Italy, si evidenzia il sostegno a progetti territoriali che favoriscano una evoluzione dei settori di specializzazione quali la meccatronica, i tessili tecnici, nuovi materiali e nuovi sistemi di produzione, le nanotecnologie.
Il meccanismo di gestione di questo programma, ispirato in parte al funzionamento dell’Agenzia dell’Innovazione francese, prevede la nomina per ogni area tecnologica “project manager”selezionati dal mondo dell’industria che identifichino i principali trend o temi di ricerca su cui stimolare la progettualità del sistema privato lanciando un bando per area. I progetti dovrebbero prevedere il coinvolgimento in forma singola o consorziata di grandi imprese, piccole e medie imprese, centri di ricerca pubblici e privati anche attraverso lo sviluppo del partenariato pubblico-privato, secondo gli orientamenti comunitari.
In conclusione, gli investimenti previsti per ricerca e innovazione registrano un certo incremento, anche se inferiore alle speranze, mentre il riassetto istituzionale ha però creato una certa frammentazione delle competenze controbilanciata però da un certo grado di coordinamento fra alcuni dei ministeri chiave per l’innovazione quali Ricerca, Sviluppo Economico e Riforma e Innovazione.