La Norvegia insegna: nasce il Chief Cultural Officer

Nasce in Tandberg, società specializzata in sistemi di videocomunicazione integrata, una nuova competenza professionale: il capo della cultura aziendale. Una figura cross che è al tempo stesso direttore delle risorse umane, membro del board direttivo, capo della comunicazione interna. Una sorta di garante dei valori corporate

Pubblicato il 02 Apr 2008

Con il compito di promuovere la cultura corporate per sostenere il business e lo sviluppo dell’organizzazione in cui opera, Annicken Rød (nella foto) rappresenta una nuova figura professionale che per noi italiani (ma forse anche per molti europei) è quasi difficile da comprendere. È il Chief Cultural Officer di Tandberg, un manager C level che ha il diritto, e il dovere, di “intromettersi” a tutti i livelli aziendali affinché possa verificare, sostenere e garantire che vengano rispettati i valori e la cultura della corporation e aiutare con i mezzi necessari la crescita e lo sviluppo del business. Certo espresso in questi termini sembra una figura di controllo molto rigida che dà l’idea di un super vigile aziendale. In realtà l’approccio è ben diverso e i dipendenti di Tandberg non sembra proprio che mostrino insofferenza; anzi, dalle parole di Annicken Rød, intervistata di recente da ZeroUno sfruttando proprio la tecnologia di videocomunicazione, si evince che il clima aziendale è molto positivo e pare che i benefici di questa nuova figura inizino a sentirsi su più fronti.

ZeroUno: Come nasce questa figura così particolare?   Quali sono state le esigenze dell’azienda che hanno portato ad introdurre una nuova competenza rispetto ai C level più “tradizionali”?
Rød: In Tandberg questa figura è abbastanza recente anche se presente ormai da diversi anni. L’origine della scelta risale a circa sei anni fa quando raggiunti i 300 dipendenti della corporation (che ha sede ad Oslo), provenienti, nel complesso, da dieci differenti paesi, la società ha deciso di definire una migliore strategia di crescita e sviluppo dell’organizzazione. E lo ha fatto partendo da una serie di analisi di quello che la crescita realizzata in passato ha comportato. Sono stati presi in considerazione tutti gli aspetti legati allo sviluppo: dai successi in termini di market share alle vulnerabilità dell’organizzazione che si è espansa, passando per la valutazione dei “comportamenti” che hanno consentito questa crescita. E visti i successi, l’azienda ha sentito il bisogno di proseguire il cammino di sviluppo attraverso alcune scelte di ristrutturazione (che per i norvegesi non significa affatto tagli al personale) che hanno portato, tra le altre cose, anche alla definizione di una nuova figura professionale, di livello manageriale, preposta alla diffusione della cultura aziendale. Che non vuol dire semplicemente promuovere i valori corporate e trasmetterli ai dipendenti ma partecipare attivamente al percorso evolutivo dell’organizzazione avendo licenza di adottare tutte le misure necessarie affinché l’intero staff aziendale sia parte dello sviluppo e della crescita.

ZeroUno: Quali sono, in dettaglio, le sue competenze e come si esplicita la sua professione all’interno della società? Quali sono i rapporti con gli altri manager e con il Cio?
Rød: In qualità di Chief Cultural Officer, sono membro del comitato direttivo e direttore generale del personale (500 persone circa) dell’area Emea. In dettaglio, questa carica comporta la responsabilità dello sviluppo organizzativo e della formazione manageriale, nonché della promozione del brand in azienda e, quindi, della cura della comunicazione interna. Il mio ruolo è anche quello di “facilitare” la vita in azienda delle persone che ci lavorano. E questo non solo perché ci interessa gestire in maniera organizzata le risorse umane ma, soprattutto, perché riteniamo che il capitale umano e le competenze siano asset strategici per il business di un’azienda e, come tale, vadano salvaguardati. Affinché io, unitamente al mio team, possa svolgere la mia funzione principale, cioè fare da garante della cultura aziendale e assicurare che venga mantenuta una visione unica e condivisa della società e dei suoi obiettivi, è necessario che collabori con tutte le funzioni aziendali, a più livelli. Lavoro a stretto contatto con il board direttivo ma anche con i manager e il personale delle singole funzioni nella definizione di specifici programmi di sviluppo, sostegno e gestione per ciascuna struttura. Questo significa che anche il Cio è una delle figure con cui lavoro, soprattutto nella definizione di politiche di collaborazione e condivisione che trovano nella tecnologia un sostegno davvero importante.

ZeroUno: Quali sono gli strumenti tecnologici impiegati per l’esercizio della sua funzione e per garantire quella collaborazione e condivisione necessaria alla vita dell’azienda?
Rød: Ricorriamo naturalmente agli strumenti di videocomunicazione che per noi sono fondamentali e non certo solo perché ne siamo i produttori. Lo dico anzi come fruitrice; la videocomunicazione mi permette di svolgere la mia funzione in maniera più rapida e diretta. Potendo comunicare face-to-face con i miei interlocutori, i tempi di decisione si abbreviano (per non parlare dei costi). Ma questi non sono gli unici strumenti che utilizziamo in azienda. L’interazione tra dipendenti e la collaborazione tra i team è un aspetto fondamentale per la nostra azienda. Affinché questa cooperation sia garantita e le persone possano essere messe nelle condizioni di fare bene il loro mestiere, utilizziamo strumenti tipici del web 2.0 come i blog e l’instant messaging. Inoltre facciamo corsi a distanza e utilizziamo tool specifici per la valutazione delle competenze e l’individuazione della loro corretta allocazione. Ma il nostro impegno in questo senso va oltre la tecnologia. I processi legati all’attività di selezione del personale sono per noi importantissimi e, sempre nell’ottica di quella cultura aziendale univoca e condivisa, le persone che entrano in Tandberg, in genere, affrontano tra gli 8 e i 10 colloqui con persone diverse e, magari, dislocate anche in differenti paesi. Questo perché vogliamo che la scelta sia realmente condivisa. Inoltre, una volta entrate a far parte della società le nuove leve, da qualsiasi parte del mondo provengano e in qualsiasi paese saranno allocate, sono invitate a trascorrere una settimana ad Oslo per una full immersion di training in cui vengono trasferiti importanti messaggi: informazioni sull’organizzazione, la sua storia, la cultura, nonché la necessaria conoscenza legata ai prodotti e alle soluzioni. E penso che tutto questo dia i suoi buoni frutti, visto che il turnover in azienda è davvero molto basso.

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