La strada giusta non e’l’offshore puro

Leadership europea, espansione in Asia Pacific, attenzione all’Est europeo, appoggio alle grandi aziende europee che delocalizzano: questa la missione di Atos Origin

Pubblicato il 09 Apr 2005

Roberto Carrozzino, Managed Service Director di Atos Origin, guida un team di oltre 1100 persone, su circa 3000 dipendenti in Italia. Atos Origin, con l’acquisizione di Sema è una società di Consulenza, System Integration e Managed Operation con circa 45.000 dipendenti nel mondo.

ZeroUno: Qual è la strategia Atos sullo scacchiere mondiale?
Roberto Carrozzino: Leadership europea, espansione in Asia Pacific, attenzione all’Est europeo, appoggio alle grandi aziende europee che delocalizzano. Presenza di fatto, anche se non strategica, sul mercato americano. Abbiamo un centro offshore a S. Paolo del Brasile. Stiamo crescendo in India, puntiamo a 2000 persone entro il 2005. Proponiamo offshore per sviluppo e manutenzione applicativa in India, per gestione infrastrutturale in India e Polonia. A Napoli e in Spagna abbiamo poli misti per sviluppo applicativo e system integration.

ZeroUno: Qual è il modello per l’offshore ai vostri clienti?
Carrozzino: Il global sourcing, che intendiamo come ottimizzazione dell’investimento a livello globale europeo, mantenendo però una completa governance anche a livello locale.
Ci sono problemi complessi nel management offshore: costi nascosti di gestione e relazione, non solo tecnica, ma contrattuale, che rischiano di vanificare il vantaggio di riduzione dei costi. Non crediamo a un modello di offshore puro, senza la mediazione di un front-office locale rispetto ai servizi remoti: riteniamo nostro vantaggio competitivo offrire un modello misto, col front-office che intermedia la relazione e rende trasparente al cliente i servizi forniti in offshore.

ZeroUno: Cos’è il servizio in Global Sourcing che fornite?
Carrozzino: Si tratta di fornire a un’impresa la configurazione globale migliore per il servizio e per i costi, proponendo la struttura più cost effective rispetto ai livelli di servizio di un dato cliente, che meglio si attaglia ai suoi requisiti geograficamente articolati sul pianeta. A un cliente globale come Whirlpool, per esempio, forniamo un servizio di application management 24 ore al giorno, con tre team misti: un turno diurno italiano e due turni garantiti dalle strutture in offshore. Copertura che unifica nel front-office monitoraggio di processi di business, manutenzione applicativa e change management.

ZeroUno: Ma come si presenta il mercato in Italia per aziende e servizi professionali
Carrozzino: Vedo ancora molte gare pubbliche con richiesta di gestione applicativa presso il cliente, ed è difficile proporre modelli più avanzati. Vi sono aziende che delocalizzano, per le quali il modello di global sourcing è veramente complementare alla strategia di sviluppo. Per i servizi professionali, dobbiamo cercare aree di valore aggiunto lasciando andare le aree di più basso profilo dove costano meno. Ma mi domando quanto siamo consapevoli che il ridimensionamento delle tariffe professionali non è che un primo passo verso la convergenza col salario dell’ingegnere informatico indiano, che oggi prende 8000 dollari l’anno, così come il concorrente dell’operaio di Melfi è l’operaio cinese che prende mezzo dollaro l’ora. La globalizzazione significa pool di risorse e media di mercato dei prezzi: temo non si potrà pensare di mantenere né in Italia né in Europa né in Usa significative differenze. Non entro nei problemi sociali, se non per osservare che vanno affrontati con vista di lungo periodo.

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