Affinché la ‘rivoluzione digital’ diventi un’opportunità reale per la competitività delle imprese italiane e per il rilancio dell’economia del Paese, i passi da compiere sono ancora molteplici e l’Agenda Digitale, nonostante le aspettative, non sembra stia offrendo ancora molto in questo senso. Abbiamo chiesto un parere diretto a Massimo Bergamasco Cio di InfoCamere, secondo il quale “gli ostacoli all’attuazione dell’Agenda Digitale sono rilevanti: alcuni sono relativi alla mancanza di risorse, ma la maggior parte di essi, figli della scarsa consapevolezza, sono di natura culturale e legati alla resistenza al cambiamento”.
“Investire nella formazione con il duplice obiettivo di sviluppare e consolidare le competenze in materia digitale e allineare i profili professionali alle nuove esigenze che emergono, rappresenta uno dei passi necessari per trasformare la ‘rivoluzione digital’ in una reale opportunità per il sistema paese”, suggerisce Bergamasco. “Fare dell’innovazione digitale uno strumento chiave del processo di innovazione diffusa del nostro sistema industriale è condizione essenziale per ridare slancio alla nostra economia e la profonda sinergia tra innovazione digitale e innovazione industriale è uno dei fattori determinanti per un riposizionamento di eccellenza del sistema Italia nell’economia mondiale”.
Obiettivi di tutto rispetto, ma serve concretezza per poterli raggiungere. “È indispensabile da parte delle aziende una stretta collaborazione e l’accettazione di una situazione che sta diventando sempre più ibrida, dove vige la compresenza e combinazione di tecnologie e servizi sviluppati sia internamente all’azienda che da terze parti, con la crescente necessità di una integrazione tra funzionalità It interne con risorse esterne”, fa notare il Cio. “Il valore di cambiamento portato dalla tecnologia nei processi aziendali non è più solo legato all’area dell’Information Technology, ma, ormai, è sempre più certezza e garanzia per l’impresa considerata nel suo complesso. Questa nuova convergenza di interessi tra ambienti anche tradizionalmente distanti fra loro, fa dell’innovazione tecnologica una voce d’impatto vitale per tutti i modelli di business aziendali. La trasformazione di un’organizzazione pubblica o privata in una vera e propria “digital enterprise” è oggi, pertanto, un percorso obbligato per differenziarsi dalla concorrenza e interfacciarsi al meglio con clienti, partner e collaboratori. E in un mercato competitivo ogni giorno più complesso, tutte le aree aziendali sono chiamate a gestire e sostenere questo cambiamento se si vuole rendere più efficienti le relazioni fra le persone all’interno, migliorare la qualità e l’efficienza operativa dei processi e favorire un’accelerazione nelle scelte decisionali”. Partendo da queste considerazioni, “qual è dunque la ‘ricetta’ salva Italia?”, chiediamo a Bergamasco. “La mobilitazione delle migliori energie del Paese per affrontare l’emergenza del divario digitale, il superamento della logica dell’informatizzazione dell’esistente, l’adeguamento dei processi, la necessità di cambiare l’organizzazione del lavoro sia nel pubblico che nel privato, sono fasi imprescindibili per le quali passa la realizzazione dell’Agenda Digitale e devono essere portate a temine nel più breve tempo possibile”, risponde. “Dal punto di vista tecnologico, innanzitutto occorre rafforzare le infrastrutture digitali per coprire quei territori che non hanno ancora una connettività stabile in banda larga e promuovere interventi per favorire la diffusione di connettività in banda ultra larga, coerentemente con gli obiettivi fissati al 2020 dalla Digital Agenda europea”.