La terza rivoluzione industriale secondo Jeremy Rifkin

Dall’incontro delle energie rinnovabili con Internet sta per nascere un nuovo modello economico sostenibile ma al tempo stesso capace di generare occupazione e sviluppo di nuove attività economiche. E l’Italia potrebbe svolgere, all’interno dell’Europa, un ruolo guida. Nella foto, Jeremy Rifkin, presidente of Foundation on Economic Trends.

Pubblicato il 10 Feb 2012

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Grazie alla convergenza fra internet e le energie rinnovabili, si sta avvicinando la terza rivoluzione industriale. Lo prevede nel suo intervento di apertura al Tosm 2011 Jeremy Rifkin, presidente di Foundation on Economic Trends, autore prolifico di libri sull’impatto dei mutamenti scientifici e tecnologici sull’economia, consulente della Comunità Europea e di molti governi del continente nell’ultimo decennio. Secondo la sua analisi, le più recenti rivoluzioni economiche si sono basate sulla riorganizzazione contemporanea dei sistemi di gestione e distribuzione dell’energia e della comunicazione. E’ accaduto nel 19° secolo quando la tecnologia di stampa, grazie al vapore, ha ridotto i costi e aumentato i volumi aprendo la strada alla diffusione delle scuole pubbliche in America e in Europa. La nascita di una classe di lavoratori più istruiti ha gettato le basi della prima rivoluzione industriale basata sul carbone e il vapore. Nel 20° secolo la convergenza fra sistemi centralizzati di elettricità e sistemi di comunicazione (telefono, radio e televisione) ha abilitato la seconda rivoluzione industriale, organizzata attorno ai sistemi a combustione interna e alla contemporanea creazione della società dei consumi. Nella visione di Rifkin la “energy internet”, il nuovo paradigma alla base della terza rivoluzione industriale, consentirà a milioni di persone di produrre nelle case, negli uffici e nelle fabbriche l’energia di cui necessitano e di impiegare l’elettricità verde prodotta per far funzionare gli edifici, i veicoli, i macchinari industriali. L’energia non impiegata nell’immediato potrà essere stoccata sotto forma di idrogeno e il surplus scambiato, secondo il modello di condivisione e collaborazione tipico di internet. “Internet è stato il più potente strumento di comunicazione del 20° secolo – ha spiegato Rifkin –. A differenza del modello di comunicazione centralizzato basato sull’elettricità, che ha comunque caratterizzato gran parte dello stesso secolo scorso, internet è un mezzo distribuito e collaborativo che cresce in modo autonomo (al massimo può essere impattato dalla disponibilità del network)”.
Il nuovo modello energetico basato su internet influirà profondamente sulla struttura dell’economia. “Mentre l’economia basata sui combustibili fossili favorisce economie di scala verticali e le grandissime imprese, il nuovo modello favorirà lo sviluppo di imprese medio-piccole, che potranno scambiarsi energia in una logica più di ecosistema che di mercato – spiega Rifkin -. Come oggi, grazie a Internet, i milioni di persone che si scambiano la musica online hanno sopraffatto le grandi aziende della musica, così milioni di produttori di energia scambiandosi elettricità verde consentiranno il superamento del modello di produzione elettrica basato sui produttori centralizzati e sulle utility”. Questi dovranno imparare dagli errori delle major della musica e reinventarsi, prendendo spunto dai collossi dell’Ict. Ibm, Hp e Cisco, quando il business della produzione di computer è risultato meno profittevole, analizzando le nuove esigenze dei clienti, hanno infatti avuto la capacità di ampliare la loro offerta verso nuove tipologie di soluzioni e servizi.

Europa protagonista della rivoluzione energy internet
Fin dal 2007 la Ue ha preso l’impegno di realizzare un’infrastruttura basata su cinque pilastri che lo stesso Rifkin ha contribuito a definire e che a suo parere rappresentano, nel loro insieme, la nuova tecnologia energy internet.
1– L’impiego generale del 20% di energie rinnovabili entro il 2020, ossia un terzo dell’energia elettrica dovrà essere verde.
2– L’impegno alla trasformazione dei 191 milioni di edifici europei in impianti di generazione di energia verde grazie alla capacità di raccolta del solare sui tetti, dell’energia eolica sulle pareti laterali, dell’energia geotermica nel sottosuolo, delle biomasse dai rifiuti…
3– L’unione europea è impegnata ad affrontare il problema dello storage di energia, un aspetto critico visto che l’energia rinnovabile è intermittente. Fra i sistemi su cui si lavora: volani, batterie, pompe d’acqua… ma soprattutto idrogeno.
4 – Internet e l’Ict che convergono con l’energia diventano il sistema nervoso per la distribuzione trasformando la rete elettrica italiana ed europea nella internet energy; i sensori integrati in ogni elettrodomestico e i software dedicati consentiranno di impiegare o di reimmettere in rete l’energia al prezzo più conveniente.
5 – Anche i trasporti andranno integrati nell’infrastruttura internet energy; i veicoli elettrici e basati su celle a combustibile a idrogeno possono essere caricati all’interno degli edifici, in viaggio, collegarsi alla rete per acquisire o cedere. Ricordiamo che un progetto pilota (a Roma, Milano e Pisa) per sistemi di ricarica intelligente di auto elettriche che va in questa direzione è stato avviato da Daimler ed Enel.

Qualche consiglio all'Italia
Rifkin ha dato anche qualche consiglio all’Italia e al nuovo premier Mario Monti, che ha definito “la persona giusta nel momento giusto nel giusto ruolo”. “Bene l’austerità, ma deve essere accompagnata da un piano di crescita capace di abilitare anche in Italia la terza rivoluzione di cui c’è assolutamente bisogno: la business community e la società sono pronti, i giovani prontissimi. Le caratteristiche geografiche e sociali la candidano ad un ruolo leader: la penisola possiede le principali risorse europee in termini di vento e sole, il principale patrimonio di Pmi in network, un assetto federale, grazie alle regioni, che può consentire l’affermazione di un modello di capitalismo distribuito”. La sua collocazione geografica, inoltre, consente all’Italia di svolgere un ruolo di integrazione, esportando il modello “energy internet”, verso il Nord Africa per condividere energia con un miliardo di persone. “La riduzione della burocrazia e la creazione una rete di servizi energetici sul territorio, fatti da piccole e medie imprese potranno generare milioni di posti di lavoro e migliaia di nuovi business derivanti dalla necessità di adeguare le infrastrutture. E tutto ciò può essere fatto a partire da domani mattina”, ha concluso.

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