Sfruttare il momento di consapevolezza sulla centralità della trasformazione digitale per la ripresa: è l’eredità positiva che lascia questa nefasta pandemia e che ci consentirà di recuperare i ritardi storici accumulati dall’Italia. È il tema della tavola rotonda dell’ultima giornata dell’edizione autunnale di Forum PA 2020 Restart Italia che, dopo il successo dell’edizione estiva, si è tenuta online con una ricca agenda di incontri.
Nel suo intervento, Paola Pisano Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione, evidenzia che stiamo assistendo a una rivoluzione: “Dobbiamo scegliere se osservare questa rivoluzione e subirla, oppure riuscire a capirla e guidarla”. Se vogliamo seguire la seconda strada si devono portare a termine i progetti intrapresi per la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, basata su pilastri come identità digitale, pagamenti digitali e l’app IO per accedere a tutti i servizi della PA: “Crediamo che la base di qualunque trasformazione digitale sia l’identità digitale”, ribadisce, aggiungendo che l’identità digitale sgrava anche la PA di operatività e diminuisce i costi per gestire le credenziali di accesso.
La ministra indica anche una data (il 28 febbraio 2021) entro la quale le amministrazioni dovranno utilizzare SPID (o Carta d’Identità Elettronica) come unica credenziale di accesso ai servizi, utilizzare PagoPA per ricevere i pagamenti e cominciare a migrare i propri servizi all’interno dell’app IO, promettendo al contempo il supporto alle amministrazioni per la transizione e disponibilità di fondi (50 milioni di euro per partire). “La capacità di raggiungere questi obiettivi sarà la prima prova che presenteremo in Europa per il Recovery Fund – aggiunge – Avremo una carta in più per dire che il piano che stiamo presentando è effettivamente cantierabile, che è quanto l’Europa ci chiede”.
Andrea Rangone, Presidente di Digital360, accoglie la sollecitazione della ministra Pisano, sostenendo: “L’unica cosa buona di questa pandemia è lo slancio sull’importanza del digitale che potrebbe consentirci di fare ciò che finora non c’è riuscito: cavalcare anziché subire la quarta rivoluzione Industriale”.
Nonostante la progressiva e drammatica perdita di produttività negli ultimi dieci anni fosse sotto gli occhi di tutti, così come la stretta correlazione fra maturità digitale di un Paese e il Pil pro-capite, la trasformazione digitale del Paese non è mai rientrata nelle priorità vere delle agende politiche e delle imprese. “L’elettroshock culturale causato dalla pandemia deve spingere alla responsabilità e all’impegno morale noi addetti ai lavori (qualunque sia il nostro ruolo) per non smorzare lo slancio, cogliendo anche l’opportunità finanziaria di Next generation EU che pone il digitale come pillar”, è l’invito.
I contributi degli attori pubblici e privati alla trasformazione digitale
Nel corso della successiva tavola rotonda tanti protagonisti hanno espresso la volontà di cooperare, ognuno per la sua parte, a concretizzare quanto è necessario per abilitare la trasformazione digitale della PA e del Paese.
“L’Infrastruttura è una pre-condizione per la trasformazione digitale. Passi in avanti significativi sono stati fatti anche grazie all’accelerazione determinata dall’emergenza”, conferma Marco Bellezza, Amministratore Delegato – Infratel Italia, valutando possibile recuperare i ritardi trentennali negli investimenti infrastrutturali, grazie al decreto semplificazione e al ricorso alla tecnologia FWA che ha minore performance di FTTH, ma risulta di più facile realizzazione.
“Leonardo si propone come partner industriale naturale su tre aree per fornire soluzioni di sicurezza e resilienza per il sistema paese, per le sue infrastrutture e per la digitalizzazione sicura della PA”, dichiara Fabio Renzi Capo della LoB Pubblica Amministrazione, Difesa e Agenzie Internazionali – Divisione Cyber Security – Leonardo, che indica l’impegno per la trasformazione verso il modello cloud, per soluzioni secure by design e la valorizzazione enorme patrimonio informativo della PA.
Affronta lo spinoso tema del cloud nazionale Francesco Ferri, Presidente – Assinter Italia: “Sono convinto che sia uno dei progetti strategici: un piano cantierabile e operativo con risultati nell’immediato”. Il suggerimento è però di crearlo senza nuovi investimenti ma mettendo in rete le risorse delle in-house, a livello regionale, locale nazionale, create nel corso degli anni, federando con regole semplici i tanti multi-hybrid cloud per costruire in pochi mesi il cloud nazionale che può essere potenziato grazie ai fondi da Recovery Fund.
“Le nostre soluzioni vanno nella direzione di quanto illustrato dalla ministra Pisano in termini di cloud e semplificazione dei servizi al cittadino con l’obiettivo di avvicinarlo alle istituzioni”, sostiene Augusto Davico, Regional Vice President, Salesforce, ricordando che la sua azienda ha inventato il SaaS basato sul cloud e la logica pay per use. “Da leader nelle relazioni fra aziende e cliente siamo pronti a declinarle verso cittadino e PA”.
I numeri snocciolati da Mauro Minenna, Direttore Generale, Aci Informatica parlano da soli sul ruolo svolto a supporto della digitalizzazione secondo le linee guida indicate da Pisano: oltre 7 mld di euro previsti a fine anno da pagoPA, con 2 milioni di cittadini che accedono con IO, con 3 milioni di messaggi sui dati relativi alle proprietà auto. Quello di ACI è un percorso che parte da lontano per superare il modello “del cittadino camminatore che porta da un’amministrazione all’altra dati che la PA già possiede”.
La PA con e per le imprese
Parlando di trasformazione digitale è necessario non l’imitare lo sguardo alla PA e al suo rapporto con il cittadino ma guardare al mondo delle imprese, il vero motore di creazione della ricchezza e del valore, come ricorda Rangone, sottolineando la necessità di agevolare la trasformazione digitale delle imprese e la loro relazione con la PA.
Si tratta, come sottolinea Davide Brandini, Head of Public Sector Vodafone Business, di aiutarle a ridurre, se non eliminare, centinaia di ore improduttive l’anno per attività burocratiche verso la PA. E così Vodafone, oltre al supporto infrastrutturale (reti, 5G e a larga banda), grazie alla sua conoscenza dei processi delle imprese e delle PA, propone di “combinare reti e piattaforme (IoT, analytics) con un ecosistema di partner per proporre progetti end-to-end, con la solidità finanziaria per mantenerli e fare il benchmark su altri paesi più avanzati”.
“La Pa deve essere al servizio del Paese per uscire dalla dinamica attuale – sostiene Sebastiano Callari Assessore al patrimonio, demanio, sistemi informativi e semplificazione della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Il ruolo della PA non dovrebbe essere dire alle imprese cosa non fare ma cosa fare per svilupparsi. La PA non deve solo fornire servizi amministrativi ai cittadini ma mettere a disposizione una grande infrastruttura per il Paese, uno strumento utile per la crescita delle imprese”.
Formazione e competenze
La mancanza di competenze resta uno degli ostacoli principali sia a livello specialistico sia a livello della società, come sottolinea Davico: “Impossibile non ripartire dal grande problema competenze digitali che vede l’Italia in ultima posizione nell’UE. Le aziende hanno fame di competenze digitali ma non le trovano”. Il suggerimento è investire per incentivare i ragazzi e le ragazze anche con provvedimenti concreti che agevolino le iscrizioni alle facoltà STEM.
A livello del PA la situazione è ancora più drammatica. “I Processi di digitalizzazione spesso sono portati avanti con spirito volontaristico”, sostiene Bellezza, ponendo sul tavolo il dato anagrafico nelle PA che ha un peso notevole in fatto di digitalizzazione. Difficile anche immettere nuove energie vista la difficoltà di rendere attraente la PA per i talenti.
Un circolo virtuoso con cinque priorità
Tante le cose da fare e tante criticità da superare rendono difficile identificare singole priorità.
“Al di là dei singoli progetti bisogna agire contemporaneamente su cinque componenti per creare un circolo virtuoso”, conclude Rangone che li elenca:
- puntare sulle risorse umane e formare anche i cittadini;
- portare a termine i progetti in corso e quelli che si stanno concretizzando per una PA più efficiente e digitale;
- incentivare le imprese grandi e le PMI con un ipotetico piano “rilancio 4.0”;
- proseguire sul percorso aperto dal Fondo Nazionale Innovazione (da 1 mld di euro) per favorire le startup, ricordando che nelle economie mature gran parte della crescita economica è legato alle nuove imprese;
- sviluppare l’infrastruttura telco (con BB, 5G) su cui c’è stata un’accelerazione.
Fare presto e fare bene, suggeriamo.