Le banche ripartiranno dall’Ict?

Lo scenario è sicuramente complesso, il 2009 sarà un anno estremamente faticoso, però in Italia sembra che le banche si stiano attrezzando per avere dei sistemi informativi per navigare la crisi e tornare a crescere.
Vediamo in dettaglio dati e trend

Pubblicato il 17 Mar 2009

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Circa sette miliardi di dollari è la cifra che le banche hanno speso in Ict nel 2008, che rappresenta il 18,7% della spesa da parte dell’intero sistema economico italiano (in Europa la quota è ben minore, attestandosi al 14,6%). A questa spesa guardano preoccupati per le ripercussioni sulle vendite i fornitori di prodotti e servizi informatici: gli istituti di credito sono sia i più grandi clienti sia l’epicentro e il segmento che più subirà le conseguenze negative della crisi finanziaria che da settembre scuote l’Europa (secondo le ultime stime dell’Associazione Bancaria Italiana, gli utili delle banche si sono contratti del 30,4% nel 2008, e vi sarà un ulteriore decremento del 16,6% nel 2009). Nel mercato regna molta incertezza; il ricordo delle ricadute a doppia cifra sui fatturati dello scoppio della precendente bolla nel 2001 è ancora vivo e fare delle previsioni su quanto e come investirà nel 2009 il comparto bancario, Italia ed Europa, è un esercizio arduo ed ambizioso. Financial Insights, l’unità di ricerca di Idc focalizzata sull’industria finanziaria, negli ultimi mesi ha condotto più di cento interviste, sia a responsabili It sia a responsabili di linee di business, per enucleare i trend di mercato. Di seguito si illustrano le cinque priorità di business e tecnologiche.

1. I budget Ict delle Banche in Europa – che include la spesa interna ed esterna – si ridurranno nel 2009 . In Europa di circa il 3,8%, mentre in Italia la riduzione sarà più contenuta. Le direzioni It, dopo avere operato un congelamento dei budget a fine 2008 in attesa di un quadro più chiaro, stanno operando una massiccia rinegoziazione di tutti i contratti in essere – soprattutto a spese degli operatori di Tlc – comprimendo i prezzi, ottenendo migliori modelli di pagamento, razionalizzando e selezionando i fornitori. In parallelo, c’è una più oculata selezione dei progetti, con la cancellazione o posticipazione delle iniziative non strategiche e una riduzione del personale interno e/o allocazione delle risorse interne su progetti gestite da consulenti esterni (caso sempre più frequente in Italia). Da quanto fino ad ora esposto, il quadro sembra estremamente nero ma non si respira aria di cupa disperazione all’interno dell’area It delle banche, anzi nel “dietro le quinte” molti hanno concordato che negli anni passati forse si era speso troppo e male e che questa crisi è un’ottima opportunità per fare “pulizia”, per comprimere (finalmente!) la spesa non discrezionale e per una gestione migliore delle risorse finanziarie dedicate ai sistemi informatici. A riprova di ciò, circa il 6% dei budget (stima relativa all’Italia) sarà dedicato ai progetti innovativi, sia per affrontare la crisi sia per tornare a crescere, che perseguono obiettivi di business (processi, integrazione dei canali distributivi, automazione delle filiali, ecc.) e dei dipartimenti It (virtualizzazione delle infrastrutture, Soa – service oriented architecture, SaaS – software as a service, ecc.).
Dato che i Cio dovranno estrarre molto più valore (e sopratutto investire progetti con una probabilità di rischio/fallimento molto bassa), i criteri di selezione dei partner tecnologici saranno estremamente rigorosi, per cui vi sarà una durissima selezione: i più deboli saranno acquisiti o scompariranno e nell’industria Ict vi sarà un ulteriore ondata di consolidamento nei prossimi due anni.

2. Ovviamente, è ancora centrale la gestione del rischio, visto che gli eventi degli ultimi mesi hanno dimostrato l’inadeguatezza dei modelli, processi che hanno governato il rischio e che c’è ancora molto da fare nel settore bancario. Dall’approccio a compartimenti stagni ci si sta spostando verso Erm (Enterprise Risk Management), cioè un approccio strutturato e dinamico al rischio, un processo che allinea strategie, processi, persone, tecnologie e conoscenze, con l’obiettivo di identificare, valutare e gestire tutti i rischi correlati (e le loro interrelazioni) al conseguimento dei suoi obiettivi di business. Dal punto di vista tecnologico un processo di questo tipo richiede molti dati, infrastrutture, software e strumenti di business analysis, per cui dei budget molto consistenti (Financial Insights prevede in Europa un aumento della spesa tecnologica del 8% – 10% in quest’area). In Italia, il tema del rischio è molto dibattuto e vi saranno degli investimenti, ma pochissime banche potranno mettere in campo le risorse finanziarie e il capitale umano necessario per intraprendere progetti di Erm in senso proprio.

3. L’immancabile regolamentazione a livello nazionale seguendo le direttrici della protezione dei consumatori e delle modifiche alla regolamentazione domestica del sistema bancario per evitare nuove falle. Mentre a livello Europeo, le normative saranno volte ad integrare attività di supervisione del sistema. Queste nuove tre ondate di regolamentazioni aumenteranno la complessità, i costi dei processi e implicheranno dei nuovi ed onerosi investimenti tecnologici (negli ultimi due anni alcune banche hanno speso anche il 40% dei loro budget per progetti legati alla compliance!). Sicuramente le nuove normative saranno un’opportunità per i fornitori di Ict, ma serviranno ad evitare un nuovo 2008? Come molte banche chiedono, servirebbe una migliore regolamentazione ed una riduzione della normativa accompagnata da una più efficace attività di controllo ex ante, piuttosto che dei nuovi dettami normativi.

4. Ritorno alle origini del fare banca. Le banche, dopo aver messo ordine al proprio interno, si concentreranno sulle loro competenze distintive, sull’innovazione per efficentare, finalmente, i processi – la dematerializzazione è uno dei temi su cui molti istituti stanno facendo molte analisi – e ridurre, pardon efficentare, i costi operativi. Il nuovo “mantra” è semplificazione, del modello aziendale, dell’infrastruttura, dei processi, dei prodotti e così via. La virtualizzazione dell’infrastruttura, a sua volta determinata dal consolidamento dei centri di dati, sarà una delle priorità strategiche ed attrarrà investimenti.

5. Finalmente il cliente è al centro! Il deterioramento del contesto economico, fiducia dei clienti in caduta libera, la guerra in atto per l’acquisizione di nuovi clienti nei segmenti profittevoli, obbliga le banche a migliorare – o per meglio dire instaurare – la relazione con i clienti. I progetti saranno incentrati sulla gestione e valorizzazione dell’informazione “non strutturata” o “semistrutturata”, che è sempre più critica, sull’implementazione di sistemi di business intelligence ed analisi per estrarre informazione e “intelligenza” dai dati, utilizzo di strumenti di collaborazione per veicolare quest’intelligenza all’interno dell’organizzazione e dei canali distributivi. Idc prevede che la spesa per il software di analytics da parte dei servizi finanziari, mondiale – ad esclusione degli Stai Uniti – aumenterà del 4,2%, arrivando a 2.282,8 milioni di dollari nel 2009.

* Simona Macellari, Manager, Emea Reserach and Consulting Financial Insight, an Idc Company

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