Questo articolo rappresenta il primo di una serie di contributi pratici, realizzati da docenti e professionisti, sul tema della gestione del cambiamento tecnologico in ambito industriale, combinando conoscenze teoriche ed esperienze sul campo.
Nei prossimi articoli saranno trattati aspetti chiave come:
- la gestione e le resistenze al cambiamento
- il contributo delle neuroscienze e della psicologia
- l’importanza della cultura aziendale
- le componenti essenziali del modello ADKAR (Awareness, Desire, Knowledge, Ability e Reinforcement)
- Le metodologie di misurazione olistiche dei dati per valutare e supportare il cambiamento
Sfide e opportunità insite nelle tecnologie
L’adozione delle tecnologie digitali nei processi operativi aziendali rappresenta uno dei pilastri fondamentali della trasformazione nota come industria 4.0. Esse vengono impiegate sempre più frequentemente dalle imprese per integrarsi a monte e valle con i fornitori ed i clienti, efficientare i propri processi o migliorare il controllo esercitato sulle proprie attività.
L’impatto aziendale dell’uso delle tecnologie digitali viene comunemente articolato in 3 ambiti principali:
- Automazione delle attività esistenti: le attività precedentemente sviluppate e svolte manualmente possono ora essere automatizzate, migliorando significativamente l’efficienza operativa. Ad esempio, rilevare in tempo reale i pezzi lavorati da una macchina tramite un lettore di bar-code, invece di annotarli manualmente su carta e caricarli nel sistema a fine turno, consente di ridurre i tempi operativi e di eliminare errori di trascrizione.
- Miglioramento delle decisioni gestionali: grazie alla disponibilità di informazioni più accurate e tempestive, i manager possono prendere decisioni più informate. Ad esempio, se i dati sull’avanzamento della produzione sono disponibili online in tempo reale, anziché solo a fine turno, la pianificazione può essere adattata in modo immediato, permettendo di rispondere prontamente a qualsiasi variazione, deviazione dal piano o problema imprevisto.
- Abilitazione di nuove funzionalità prima irrealizzabili: l’accesso in tempo reale alle informazioni sugli ordini in produzione consente di offrire ai clienti aggiornamenti precisi sulle date di consegna. Questa possibilità di fornire informazioni aggiornate e dettagliate sarebbe impraticabile con un semplice inserimento manuale dei dati.
Dal punto di vista del business, l’impiego strategico delle tecnologie digitali consente alle imprese non solo di migliorare il conto economico tramite la riduzione dei costi e l’incremento dei ricavi, ma anche di aumentare la propria capitalizzazione.
Questo risultato si ottiene potenziando gli asset intangibili, grazie alla creazione di un portafoglio strutturato di competenze interne, specifiche e difficili da replicare, reso possibile proprio dall’adozione delle tecnologie digitali.
Spinte da tali considerazioni, molte tecnologie innovative hanno fatto il proprio ingresso in azienda:
- Internet delle cose (IoT): consente la raccolta di enormi quantità di dati dai macchinari e dai prodotti stessi. Questi dati possono essere analizzati tramite analytics avanzati, ispirati ai big data, generando nuove opportunità di miglioramento e ottimizzazione.
- Digital Twins: forniscono la possibilità di simulare sistemi complessi, come processi o prodotti, offrendo un supporto decisionale rapido per scelte di configurazione e gestione.
- Cobot (Robot Collaborativi): collaborano proattivamente con i lavoratori umani non solo nelle attività produttive, ma anche in settori come la logistica, migliorando la sicurezza e la produttività.
- Realtà aumentata e virtuale: abilitano operazioni di manutenzione a distanza su beni altamente complessi, senza la necessità di tecnici specializzati in loco, consentendo interventi più rapidi ed efficienti.
- Stampa 3D: permette la produzione di articoli altamente personalizzati, combinando l’efficienza della produzione di serie con la flessibilità tipica dell’artigianato.
- Intelligenza artificiale (AI): con enormi potenzialità, l’AI si presenta come uno dei motori principali di innovazione, che stiamo solo iniziando a esplorare in questa fase storica.
Queste famiglie tecnologiche stanno trasformando radicalmente l’economia, i mercati e il modo di fare impresa, ridefinendo processi fondamentali come la produzione, la logistica e le relazioni tra clienti e fornitori. E se da un lato offrono importanti vantaggi in termini di efficienza, riduzione dei costi operativi e automazione, dall’altro pongono sfide significative, specialmente per l’impatto sulle persone, impatto che può risultare complesso e richiede una gestione attenta e consapevole.
L’impatto delle tecnologie sui lavoratori
Nel loro libro “The Second Machine Age,” gli economisti del MIT Erik Brynjolfsson e Andrew McAfee osservano che, mentre tra gli anni ‘70 e ‘90 la produttività e i posti di lavoro crescevano in parallelo, dagli anni 2000 la crescita della produttività ha accelerato senza un corrispondente aumento dell’occupazione: lo sviluppo dei posti di lavoro nell’economia privata si sgancia completamente dalla dinamica della produttività, arrestandosi e addirittura scendendo o comunque assumendo un andamento più o meno costante. Essi ipotizzano che questo divario sia dovuto proprio alla massiccia adozione delle tecnologie digitali.
Questa ipotesi è contestata da altri economisti, i quali sostengono che le innovazioni tecnologiche, pur causando inevitabilmente la perdita di alcuni posti di lavoro, generano anche nuove opportunità in settori prima inesistenti.
Un esempio significativo è rappresentato dall’introduzione degli smartphone nel 2006-2007, che ha dato vita al mercato delle app, oggi fonte di occupazione per milioni di persone e capace di generare miliardi di dollari di fatturato. Di conseguenza, il divario tra produttività e occupazione osservato potrebbe riflettere solo un fenomeno transitorio.
L’introduzione di nuove tecnologie è inevitabile per mantenere il passo con lo sviluppo, la competitività, l’innovazione e l’efficienza, ormai essenziali per tutte le aziende. Cobot e sistemi IoT possono alleggerire i lavoratori dai compiti più ripetitivi e gravosi, permettendo loro di concentrarsi su attività a maggior valore aggiunto. I sistemi di monitoraggio avanzati, integrati nei processi attraverso IoT e MES (Manufacturing Execution System), raccolgono una quantità enorme di dati in tempo reale su prestazioni, comportamenti e tempi di esecuzione, fondamentali per ottimizzare i processi e migliorare la produttività.
Tuttavia, queste tecnologie che monitorano costantemente i flussi di lavoro, possono generare sfiducia, far sentire i dipendenti sotto pressione e compromettere motivazione e engagement, con il rischio di atteggiamenti oppositivi o di boicottaggio dell’innovazione quando i lavoratori percepiscono la tecnologia come una minaccia alla loro privacy e alla fiducia dei superiori.
Questo timore è amplificato dall’intelligenza artificiale, che non solo sostituisce il lavoro manuale, ma automatizza anche i processi decisionali e cognitivi. La resistenza al cambiamento è un importante effetto collaterale dell’introduzione di queste tecnologie, spesso dovuto alla diffidenza verso il cambiamento o alla difficoltà di adottare un nuovo modo di lavorare dopo anni trascorsi con metodologie consolidate.
La paura di perdere il controllo sul proprio lavoro, di essere sostituiti dalla tecnologia, di vedere la propria posizione a rischio o la propria autonomia limitata da sistemi automatici di monitoraggio costituisce una barriera psicologica che richiede un’attenta gestione.
La sfida del cambiamento a base tecnologica
Come recita un vecchio detto, “a new technology with an old organization is just a more expensive old organization“: il vero valore della tecnologia emerge solo quando viene accompagnato da un cambiamento nel modo di lavorare.
La trasformazione digitale ha il potenziale di migliorare radicalmente i processi operativi, aumentando efficienza ed efficacia e rafforzando il controllo sulle operazioni aziendali. Tuttavia, per generare risultati significativi per il business, l’innovazione tecnologica non deve rimanere fine a sé stessa: implementare una nuova tecnologia significa trasformare il modo di lavorare su più livelli, e non solo adattare lo strumento.
Questo può comportare l’introduzione di attività innovative, la modifica dei processi organizzativi, l’utilizzo di strumenti avanzati, la definizione di nuovi sistemi di misurazione e indicatori focalizzati su obiettivi specifici.
Questa transizione risulta particolarmente complessa per alcuni segmenti del personale, che possono incontrare maggiori difficoltà a causa di fattori formativi, caratteriali, anagrafici o di mentalità, e che potrebbero quindi opporre una resistenza maggiore al cambiamento.
La efficace gestione del cambiamento è dunque cruciale: una trasformazione digitale di successo richiede una leadership forte e inclusiva, capace di creare un ambiente in cui l’innovazione sia vista come un’opportunità, non come una minaccia.
Costruire una cultura orientata al cambiamento significa promuovere la sperimentazione e considerare gli errori come occasioni di miglioramento, facilitando l’adozione di nuove tecnologie e valorizzando l’innovazione; adottare una mentalità aperta, dove il fallimento non sia considerato un insuccesso, ma una tappa fondamentale nel percorso di apprendimento.
È essenziale formare team inter-funzionali che integrino competenze tecniche e umane, garantendo una gestione del cambiamento coerente e integrata in tutte le sue fasi.
La formazione continua è fondamentale per assicurare che i dipendenti possano utilizzare efficacemente i nuovi strumenti, ma la riqualificazione del personale non è priva di difficoltà.
Molti lavoratori, specialmente quelli con competenze più tradizionali, possono sentirsi sopraffatti dalla complessità delle nuove tecnologie e sviluppare una forma di “ansia tecnologica”, temendo di non riuscire a padroneggiare i nuovi strumenti in modo efficace.
Le aziende, quindi, devono investire non solo nella formazione tecnica, ma anche nella gestione delle dinamiche psicologiche che accompagnano il cambiamento.
In sintesi, il vero successo della digitalizzazione dipende dalla capacità di bilanciare l’innovazione tecnologica con il coinvolgimento umano.
Co-autori
- Federico Adrodegari – Assistant Professor Vice Direttore Università degli Studi di Brescia
- Luca Argenton – Co-founder e CEO Digital Attitude
- Lino Codara – Professore Associato in Sociologia dei processi economici e del lavoro Università degli Studi di Brescia
- Anna De Carolis – Assistant Professor Politecnico di Milano
- Filippo Muzi Falconi – CEO Methodos
- Mario Rapaccini – Professore di Innovazione e Imprenditorialità Università degli Studi di Firenze, Co-Founder & Advisor SmartOperations
- Riccardo Palumbo
- Giovanni Sgalambro – Co-founder e CEO Accompany, Adjunct professor of “Organizing & Leading Change” Unicatt, Co-founder e Past President Assochange
- Stefan Wilda – Coach SITC (Swiss Institute for Training and Coaching) e Ernst Christian