“L’efficienza della PA passa da scelte open standard e cloud”

Per realizzare l’obiettivo di ridurre le migliaia di data center della Pa e ottenere quell’integrazione fra le diverse amministrazioni che potrà semplificare la vita a milioni di cittadini e di imprese, non servono piani quinquennali, ma un graduale e al tempo stesso veloce processo di strandardizzazione delle infrastrutture It e delle applicazioni fino al livello cloud, basato su OpenStack. È questa la visione dell’Amministratore Delegato di Hp Stefano Venturi che ZeroUno ha intervistato in occasione di ForumPa.

Pubblicato il 12 Giu 2015

ROMA – “Grazie agli open standard, la tecnologia It può aiutare il settore pubblico a diventare più produttivo, efficiente, trasparente e moderno, condizioni per una Pubblica Amministrazione sempre più orientata a offrire servizi capaci di rispondere ai bisogni reali dei cittadini e delle imprese”, è quanto sostiene Stefano Venturi, Amministratore Delegato di Hp Italia, intervistato da ZeroUno in occasione del ForumPA, che ha specificato: “Parlando di open standard non penso solo agli applicativi ma anche ai server, ai sistemi operativi, ai sistemi di gestione, fino ad arrivare agli ambienti cloud, che, a loro volta, andrebbero basati su OpenStack. Grazie a questa scelta la migrazione della Pa verso l’unificazione dei data center potrebbe avvenire gradualmente, ma in tempi comunque rapidi”.

Stefano Venturi, Amministratore Delegato di Hp Italia

Il percorso che Venturi suggerisce prevede la migrazione dei data center esistenti verso il cloud OpenStack per una successiva federazione che consentirebbe da subito un loro miglior utilizzo grazie al bilanciamento della potenza elaborativa per poter gestire i picchi. Si può così cominciare a realizzare un insieme di applicazioni della PA, a loro volta standardizzate, che possono essere eseguite nei diversi data center sulla base della disponibilità elaborativa. “La Pa potrà affrontare in un secondo tempo la riduzione delle migliaia di data center dislocati nel paese – aggiunge il top manager – La strada è cominciare ad adottare l’open standard sull’esistente, ma soprattutto per ogni nuovo progetto, cosa che invece ancora non accade”.
La road map dovrebbe partire con la graduale standardizzazione di tutte le piattaforme per far parlare via via le applicazioni e unificare le basi dati “senza la necessità di varare progetti impegnativi e a lunga scadenza visto che, con piattaforme standard sono necessarie solo poche righe di codice”, per ottenere a valle quell’integrazione la cui carenza rappresenta oggi una delle principali criticità nel farraginoso rapporto della Pa con i cittadini e le imprese.
“L’obiettivo è a portata di mano. Nell’immediato è possibile offrire al cittadino un’unica interfaccia anche attraverso delle app, che però non fanno miracoli e che per funzionare devono basarsi su un’infrastruttura standard”, sostiene Venturi.
L’obiettivo è la realizzazione di un grande cloud che contenga tutti i data center governativi dove le applicazioni, grazie agli agganci standard su OpenStack, potranno facilmente colloquiare fra loro, accedere agli stessi dati, muoversi sui diversi data center sulla base delle necessità elaborative.
L’offerta infrastrutturale di Hp si affianca al supporto consulenziale: “Abbiamo collaborazioni importanti nella personalizzazione delle applicazioni in alcuni ministeri – ricorda Venturi – Nel caso del Miur, ad esempio, abbiamo fatto un grande lavoro di migrazione dal mainframe ai sistemi open con risparmi enormi confermati anche da Gartner Group”.
Il Miur ha ottenuto risparmi di 6 milioni di euro il primo anno e di oltre 8 milioni l’anno successivo, con un ritorno dell’investimento in otto mesi, secondo quanto dichiarato da Paolo de Santis, Applications and Security Manager del Miur (guarda il video). Ciò è stato possibile anche grazie alla riduzione del 33% del portfolio applicativo, conseguente all’eliminazione di funzionalità obsolete o ridondanti.

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