Attualità

Mercato blockchain: la quiete prima della tempesta

Il mercato blockchain italiano è apparentemente in una fase di attesa, nonostante la presenza di interessanti progetti in corso. Per gli addetti ai lavori non sono sufficientemente diffuse la consapevolezza dei benefici e la conoscenza delle potenzialità della tecnologia, mentre mancano soprattutto una normativa che offra certezze e standard di mercato. Le aziende e le PA dovrebbero però stare in allerta perché l’onda blockchain potrebbe arrivare all’improvviso e chi non sarà in grado di cavalcarla, ne sarà travolto.

Pubblicato il 03 Mag 2022

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Secondo l’analisi dell’Osservatorio Blockchain & Distributed Ledger 2022 del Politecnico di Milano, il mercato italiano è in una fase di attesa, con investimenti ancora contenuti (28 milioni di euro) tornati al livello del 2019, dopo la flessione del 2020. Non sorprende che siano concentrati al 50% nel mondo finance che per primo ha sperimentato la blockchain (BC). La novità interessante è invece il secondo posto, con il 15%, della PA e l’impegno pubblico per la creazione della piattaforma Italian Blockchain Service Infrastructure, il nodo italiano dell’infrastruttura europea (EBSI).

Fonte: Osservatorio Blockchain e Distributed Ledger

Ne emerge uno scenario che indica come le grandi potenzialità, per le aziende e per la PA, non siano ancora del tutto comprese, con il rischio di perdere le opportunità che la tecnologia offre o di farlo in ritardo. È dunque urgente accrescere la consapevolezza dei benefici e comprendere i principali ostacoli per superarli.

Aumentare la consapevolezza dei benefici della blockchain

Un passo preliminare è innanzi tutto aumentare la conoscenza, non solo della tecnologia Blockchain in sé, ma soprattutto del valore che le soluzioni posso portare ad aziende e amministrazioni. La diffusione di esperienze e best practice può aumentare la consapevolezza.

Le caratteristiche fondamentali della BC, come sicurezza, non manipolabilità dei dati, tracciabilità, sono alla base per esempio di una sperimentazione per un nuovo approccio agli appalti pubblici. Il progetto, condotto dall’azienda specializzata nel procurement digitale NIUMA in collaborazione con enti accademici, prevede l’impiego della BC per migliorare la gestione degli appalti, definendo strumenti tecnologici subordinati alla definizione di requisiti normativi.

“Dopo aver individuato i punti che possono trarre maggior vantaggio dalla BC, abbiamo lavorato per costruire un processo più snello e tracciabile”, spiega Giampiero Volpi, strategic business analyst di NIUMA. Un primo obiettivo è ridurre gli sforzi di preparazione del ciclo dell’appalto ed evitare il ciclo di intermediazione di un soggetto terzo, risparmiando così molto tempo. Ma il vero goal è la riduzione dei ricorsi, fattore di importanza vitale per il buon funzionamento degli appalti pubblici.

In processi tradizionali come la gestione e il controllo della filiera, in particolare nel settore alimentare, la BC aiuta a tracciare la provenienza dei beni e a garantire la trasparenza delle transazioni attraverso tutto il percorso. Le caratteristiche della BC possono, in particolare, portare grande valore ai prodotti made in Italy, alimentari e non, assicurando l’autenticità del dato ed evitando i rischi di imitazione.

Nel campo della logistica e nel settore automotive, progetti sperimentali avviati gli scorsi anni si sono trasformati in processi operativi. “Se c’è una forte integrazione fra gli attori della catena di fornitura. la piattaforma BC permette di monitorare, anche tramite GPS, dove si trovino fisicamente le merci per garantire un approvvigionamento più puntuale, con dati certi, scritti e archiviati all’interno della BC”, esemplifica Giuseppe Mariani, General Manager Intesa, a Kyndryl Company, che porta anche il caso della movimentazione dei farmaci per consentire consegne puntuali a ospedali e farmacie, nel rispetto degli standard. Più in generale, database e registro distribuiti che caratterizzano il paradigma Blockchain abilitano soluzioni efficaci e capaci di aggiungere valore nelle filiere che vedono il coinvolgimento di molti attori.

Particolarmente utile per le imprese industriali italiane è l’impiego della Blockchain per la gestione e la valorizzazione dei dati. Un’evoluzione del protocollo BC che ricorre a web3 e SSI (link ad articolo 5947 Oss Poli Blockchain non ancora pubblicato), permette a qualunque entità di tipo fisico o IoT di comunicare direttamente con la BC in maniera certa e sicura. “Abbiamo affrontato un progetto di automazione industriale in un ambiente molto complesso, basato su una rete di sensori per raccogliere dati e trasferirli in BC in modo sicuro, applicando le normative fin dall’inizio”, ricorda Giuseppe Adduce, Ceo di Pomiager. Il risultato finale è particolarmente interessante per la user experiece, che rappresenta una delle condizioni per l’affermarsi della tecnologia BC. L’utilizzatore è infatti convinto di operare in un sistema web tradizionale, avendo però la garanzia di operare con dati certi e certificati grazie al sistema web3.

Superare i principali ostacoli per la diffusione del BC sul mercato italiano

Nonostante tanti vantaggi potenziali, solo pochi progetti sono diventati parte integrante dei processi aziendali. La blockchain corre seriamente il rischio di rimanere nel limbo della tecnologia sperimentale, non tanto per la scarsa maturità della tecnologia in sé, quanto per quella dei potenziali utilizzatori.

Da una survey EY sul mercato italiano di qualche mese fa emerge, per esempio, che molte aziende vorrebbero investire sul mercato BC e implementare applicazioni, ma sono ancora incerte sulle architetture da utilizzare e sui modelli da adottare all’interno delle aziende. Il tema della scarsa conoscenza della blockchain si estende a un ecosistema per certi versi ampio e stimolante, ma ancora immaturo. “L’uso delle BC pubbliche ancora spaventa e viene guardato con un certo scetticismo, a differenza di quanto accade in altri mercati”, dice Giuseppe Perrone, blockchain leader di EY, che vede nell’evoluzione della tecnologia delle BC pubbliche una possibilità per sboccare la situazione.

Quando si va a incidere sul modello economico e sociale delle aziende servirebbe, secondo Mariani, una conoscenza della tecnologia non limitata agli addetti ai lavori, ma diffusa ai diversi livelli dell’organizzazione. Così come sarebbe necessaria una maggior consapevolezza dei temi legali e di privacy, dei concetti di interoperabilità. Proprio quest’ultima rappresenta un ostacolo. A fronte di tante piattaforme sul mercato emerge la consapevolezza, per ora limitata alle BC community, della necessità di standard tuttora assenti. È comune convinzione, di conseguenza, che la carenza di normativa nel nostro paese stia inibendo di fatto l’uso della tecnologia BC anche nei settori più consapevoli, come quello finanziario.

Un mercato in fase di attesa, ma non addormentato

In conclusione, sotto la superficie apparentemente calma, c’è una certa attività che ribolle anche nel mercato italiano. Ma i tempi stringono: quello del BC è un mondo dove l’onda può arrivare in modo impetuoso senza tener conto dei business model e delle regole. Ne è un esempio il fenomeno DeFI (decentralized finance) che 2 anni fa valeva circa 500 milioni e nel 2021, secondo l’osservatorio DeFilama, ha raggiunto i 243 miliardi di dollari.

“L’unica cosa che manca, nell’ottica di un ente regolato, sono i punti di riferimento legislativi, la culla di regole condivise per poter lavorare in tranquillità. Lo verifichiamo nel confronto con peer più fortunati di altri paesi, che possono contare su regole chiare e riferimenti certi da parte del legislatore – dichiara Demetrio Migliorati, Head of Blockchain di Banca Mediolanum. “Noi abbiamo applicazioni pronte nel cassetto, in attesa di poterle utilizzate in un contesto di chiarezza”. A suo parere non mancano invece le competenze, sia a livello dei team di consulenza e sia interne alle aziende, né i casi d’uso in sperimentazione.

La Banca ha comunque preparato il terreno con la diffusione all’interno della BC, a partire dal top management. Tuttavia, questo approccio non è generalizzabile: il web3 resta generalmente poco noto e visto come una questione il cui approfondimento viene delegato a sviluppatori e tecnici IT.

Non è un caso se l’attenzione maggiore oggi sia dedicata agli NFT, in qualche modo più “comprensibili” e per i quali è prevedibile un grande potenziale di crescita, a partire dai 17miliardi di dollari a livello mondiale del 2021 (con una crescita del 21mila%). Si tratta però di un mercato prevalentemente “privato”, spinto anche dal metaverso.

“Andrebbe resa chiara l’utilità di ricorrere alla tokenizzazione per gestire le filiere e gli asset dove indirizzare maggiori investimenti in un’ottica di lungo termine”, sostiene Perrone. Per farlo si deve capire come le piattaforme potranno parlarsi, come un asset digitale posseduto possa essere negoziato o trasferito sulle diverse piattaforme. Si deve avere chiara la necessità di coniugare l’aspetto tecnologico con gli aspetti come user experience e formazione, come creare attenzione verso il valore percepito”.

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