Sono stati resi noti i risultati di un duplice sondaggio realizzato dalla The Economist Intelligence Unit (EIU) e promosso da Appian dal titolo IT’s changing mandate in an age of disruption.
I dati sono ricavati dalle risposte ottenute da oltre 1.000 decision-maker in ambito IT e dirigenti di business di importanti società di tutto il mondo e inclusa l’Italia. Tale lavoro fa luce sulle carenze dei sistemi IT esistenti.
I dati mostrano che gli arretrati dell’IT sono significativi e il controllo del reparto IT sull’infrastruttura digitale nelle organizzazioni sta venendo meno. Con la crescente domanda di nuove applicazioni software da parte del business, sta aumentando il carico di lavoro per attività di sviluppo non IT e la maggior parte dei responsabili aziendali si aspetta un aumento di questa tendenza.
Allo stesso tempo, c’è un consenso quasi unanime sul fatto che le applicazioni devono essere migliorate per rendere le organizzazioni più reattive alle mutevoli condizioni del business. In questo contesto, l’83% degli intervistati nella media globale, e il 54% in Italia, affermano che, per adattarsi meglio ai cambiamenti esterni, occorre un miglioramento dell’infrastruttura IT e delle app.
I dati della ricerca evidenziano anche un percorso che è possibile intraprendere per il futuro. La necessità di agilità del business, stimolata dalla pandemia da Covid, sta richiedendo al personale IT di assumere un nuovo ruolo basato sulla capacità di garantire resilienza all’organizzazione.
Alla domanda sulle aree di maggiore impatto da migliorare, le prime tre risposte a livello globale sono state il supporto dei lavoratori da remoto (72%), l’integrazione di informazioni e flussi di lavoro in tutta l’organizzazione (69%) e la modifica rapida di sistemi e processi (69%).
Per l’Italia le priorità sono leggermente differenti: supportare i lavoratori da remoto (72%), cambiare rapidamente sistemi e processi (62%) e utilizzare la tecnologia per adattarsi ai cambiamenti delle esigenze e delle aspettative dei clienti (54%).
Gli altri risultati del report includono il fatto che il backlog medio per i progetti IT pianificati è di 3-12 mesi e la situazione sta peggiorando poiché la domanda di progetti aziendali supera la crescita dei budget IT. In Italia le tempistiche sono diverse, poiché il backlog medio è di 1-12 mesi.
Inoltre, il 55% degli intervistati nella media globale, e il 60% di quelli italiani, sostengono che le business unit fanno già di più del reparto IT per l’approvvigionamento o lo sviluppo di nuove applicazioni.
Il 53% dei decision-maker aziendali ritiene che il volume di applicazioni sviluppate o acquistate da business unit non IT aumenterà nei prossimi 12 mesi, ma solo il 33% degli italiani è convinto di questo, mentre il 47.2% crede che rimarrà uguale.
Il 75% dei decision-maker aziendali afferma che, al momento dell’acquisto o della creazione di nuove applicazioni, preferiscono mantenere i dati dove si trovano anziché spostarli in nuovi repository. In Italia i decision-maker aziendali che si allineano a questa tendenza costituiscono l’80% del totale degli intervistati.
Il 61% dei decision-maker aziendali riferisce di aver dovuto annullare un progetto digitale perché l’app o la soluzione proposta non era in grado di accedere ai dati appropriati. Ciò è accaduto anche per il 66% degli intervistati italiani.
Infine, nonostante l’importanza delle tecnologie di automazione avanzate, il 71% degli intervistati nella media globale dichiara che un numero relativamente limitato delle applicazioni che utilizzano dispone di funzionalità di intelligenza artificiale e/o apprendimento automatico e il 57% afferma che spesso i progetti RPA non hanno successo.
“Il rapporto mostra come le organizzazioni si aspettino di più dal reparto IT in un momento in cui i dipendenti e i dati aziendali sono più frammentati che mai. Grazie al Low-code, l’IT può acquisire agilità e fornire le applicazioni complesse di cui le aziende hanno bisogno”, ha commentato Matt Calkins, CEO di Appian.