La velocità con cui le innovazioni tecnologiche si susseguono e la quantità di informazioni che ci sommergono rendono indispensabile per le organizzazioni rendere accessibili alle persone, attraverso prodotti e servizi, le opportunità e la potenziale ricchezza generate.
Il Design Thinking (DT) for business è uno strumento per navigare in questo mondo sovraffollato e può svolgere il ruolo di catalizzatore per il cambiamento delle organizzazioni, rendendo ognuno partecipe e protagonista di questo cambiamento. È il senso dell’Osservatorio Design Thinking (DT) for business del Politecnico di Milano come evidenziato dall’introduzione al Convegno 2019 Mapping Design Thinking: Transformations, Applications and Evolutions a cura di Roberto Verganti e Francesco Zurlo del Comitato Scientifico dell’Osservatorio.
L’edizione di quest’anno parte dalle esperienze dei protagonisti (organizzazioni di consulenza e fornitori di tecnologia, imprese utenti e startup) per capire in cosa oggi consista il DT, dove stia andando, come possa fornire valore ai singoli individui e alle organizzazioni, che nel convegno di presentazione hanno portato la propria testimonianza.
Come evolve il rapporto fra imprese e DT secondo la vista dei consulenti
Il punto di vista delle società di consulenza (consulenti strategici, studi di design, sviluppatori di tecnologia e agenzie digitali) aiuta in particolare a capire l’evoluzione del cliente aziendale.
Le imprese stanno comprendendo che non ci si può limitare a delegare ai designer il ridisegno della componente di fruizione dei prodotti/servizi, ma è compito dell’azienda riorganizzarsi internamente: “Troviamo crescente disponibilità dei clienti a mettere intorno a un tavolo tutte le componenti importanti che chiediamo”, ha ad esempio sottolineato nel corso di una tavola rotonda Paolo Giordano, Strategy and Consulting Director, DOING – Cap Gemini.
Ciò significa anche comprendere che per fare trasformazione serve tempo. Anche se non sembra ancora compressa la fase divergente, dove si promuove la creatività e si crea innovazione. Secondo Marco Giglio, CEO and Creative Director di Gaia, la risposta è la sperimentazione “non tanto sulla prototipazione quanto con lo sviluppo della capacità di sperimentare sulla propria pelle gli insight della ricerca, non tanto immedesimandosi nei potenziali clienti quanto lavorando su sé stessi”.
Il punto chiave è secondo Lara Ermacora, Customer Engagement & Design Italy Lead, IBM iX, una metodologia, un framework e strumenti per facilitare l’unione di diverse menti e differenti stakeholder; servono professionisti per evitare il rischio che il DT finisca per essere interpretato come una riunione “divertente” di qualche ora. “Come consulenti parliamo in modo eterogeneo con figure diverse perché il bisogno di trasformazione che si rivolge al DT arriva da punti diversi dell’azienda – dice – Il tema dunque è come far convergere la grande quantità di informazioni di ricerca per trovare un punto di vista comune, a partire da insight chiari”.
Il punto di vista dei pionieri nell’impiego del DT
I diretti interessati all’utilizzo del DT, grandi aziende come Electrolux, Enel, Eni, Intesa Sanpaolo, Poste Italiane e la Pubblica Amministrazione attraverso il Team per la Trasformazione Digitale, testimoniano un coinvolgimento sempre maggiore del top management, la cui sponsorizzazione è indispensabile per la riuscita dei progetti, confermando quanto rilevato dalla survey, dove si evidenzia che oltre un quarto delle figure professionali più rappresentate sono nel board direttivo e un ulteriore 25% è rappresentato da esperti IT. Un monito per i CIO per stare al passo, tenendo conto anche che molto spesso è proprio lo sviluppo dell’innovazione digitale il terreno su cui si fanno le prime sperimentazioni di utilizzo del DT, anche grazie alla capacità di poter realizzare rapidamente soluzioni concrete, un passo indispensabile per la diffusione della metodologia in tutta l’organizzazione. Non a caso un ruolo importante è assegnato ai protagonisti dell’offerta IT e della consulenza tecnologica che devono da un lato contribuire ad assegnare valore alla tecnologia e dall’altro supportare attraverso la tecnologia gli strumenti IT.