Green It: l’efficienza parte da una linea ben precisa

L’identificazione di una “green baseline”, ossia di una linea di partenza dalla quale ricavare una strategia e impostare ragionamenti di green It finalizzati all’efficienza, è fondamentale se si desidera avere risultati concreti e misurabili. Secondo Forrester, solo il 30% delle aziende ha definito un sistema di misurazione del consumo energetico del data center o del reparto It; eppure, dice la società di analisi, è proprio da lì che si dovrebbe partire per poter fare efficienza.

Pubblicato il 05 Feb 2012

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La tecnologia non è affatto green, e non lo sarà mai. Non usa mezzi termini Doug Washburn, analista di Forrester, nel sottolineare gli elementi che gli It manager dovrebbero tenere in considerazione quando intendano impostare strategie e politiche di green It.
Innanzitutto, tutti gli equipaggiamenti It contengono elementi chimici tossici che, da un lato, impattano sulla salute delle persone e, dall’altro, non aiutano certo l’ambiente (sia per la loro produzione sia per la gestione del loro ciclo di vita, soprattutto nella fase di riciclaggio e smaltimento).
Fortunatamente, a livello globale, sono molte le agenzie e le autorità che hanno deciso di intervenire su questo fronte imponendo normative e azioni dirette principalmente ai produttori di beni informatici ed elettronici, per ridurre l’utilizzo di materiali dannosi quali piombo, mercurio, cadmio, Pvc, bromuro, ecc. L’Epa (US Environmental Protection Agency), l’agenzia statunitense preposta alla protezione ambientale, così come le agenzie dell’Unione Europea, per esempio, hanno contribuito a definire il cosiddetto Electronic Product Environmental Assessment Tool (Epeat), un sistema che consente agli acquirenti di soluzioni It di comparare il livello di tossicità dei prodotti in base all’utilizzo di determinati materiali da parte dei fornitori.
Tuttavia, dice Forrester, sono ancora molte le cose da fare. “Stando ad uno studio di Greenpeace”, scrive Washburn, “mettendo in fila all’interno di container o vagoni del treno la sola “spazzatura elettronica” generata in un anno, riusciremmo a compiere la circonferenza della terra. Secondo le stime dell’Epa, delle 2,17 milioni di tonnellate di spazzatura di beni elettrici del 2005, 1,92 milioni (più del 60%) era dato da asset It quali desktop, laptop, monitor, keyboard, e solo il 15-20% è stato riciclato”.
Non solo, è la stessa Epa a sottolineare, in più di un report, come operatori, organizzazioni, produttori, ecc. che richiedono per le loro attività una elevata disponibilità di energia, siano anche quelli ad influire maggiormente sui cambiamenti climatici. Nel 2006, l’elettricità consumata dai server nei data center americani (inclusi i sistemi di raffreddamento e le varie infrastrutture ausiliarie) ammontava all’1,5% dell’intera elettricità nazionale in uso (per un costo totale di elettricità pari a 4,5 miliardi di dollari). “Ma il data center rappresenta solo la metà del problema – si legge nel report Forrester -. Da una più approfondita analisi effettuata dalla stessa società di ricerca, infatti, è emerso che i data center consumano il 45% dell’energia complessiva necessaria all’It; il 55% del consumo è da attribuirsi all’It distribuita (Pc, monitor, stampanti, ecc.)”.
Ci sono in sintesi oggi tutti i presupposti per la messa a punto di una vera politica di green It che limiti l’impatto ambientale. Per questioni di coscienza, risparmio e compliance.
“L’importante – scrive Washbur – è avere una baseline da cui partire”.

Misurare: fare efficienza per un green It efficace
“Se state investendo in green It con l’obiettivo di ridurre i costi ma non avete un sistema di riferimento per la misurazione del consumo energetico, andate incontro ad un fallimento”. È diretto Washbur ma la sua affermazione deriva da alcuni dati interessanti riscontrati dalla società di analisi: il 70% delle aziende americane sostiene di aver attuato iniziative varie di green It all’interno dei propri data center ma solo il 30% di queste ne misura il consumo energetico (fonte: Global Green It Online Survey, April 2010). “Eppure – sostiene l’analista – è proprio da qui che si può partire per guidare una corretta politica di green It attraverso solidi dati, la definizione di goal realistici e metriche concrete, nonché il monitoraggio dell’efficacia delle scelte adottate e, al contempo, l’adempimento alle normative”.
In sostanza, ciò che sottolinea Forrester è: un adeguato sistema di misurazione dei costi It, a livello di data center e di It distribuito, aiuta a prendere decisioni immediate nell’ordine dell’efficienza (contenimento dei costi) con impatti diretti anche sull’ambiente (meno consumo energetico = minori emissioni di Co2). È quindi questa la baseline di una efficace strategia green.
E per non lasciare nel vuoto queste “teorie”, Washbur riporta alcuni esempi concreti.
Kpmg, partendo dai dati ricavati dalle misurazioni relative ai sistemi di raffreddamento del proprio data center, ha deciso di innalzare la temperatura dei locali da 69 a 74 gradi fahrenheit; temperatura del tutto adatta alle macchine e ai sistemi It presenti nel data center che a Kpmg ha portato un risparmio di costi pari al 12,7% e una riduzione di quasi il 13% di emissioni di Co2.
L’azienda americana Sprint, invece, è partita dalla razionalizzazione del portafoglio applicativo: eliminando ben 127 applicazioni, la società ha potuto ridistribuire gli asset architetturali sottostanti (server, storage, ecc.) con saving stimati intorno ai 20 milioni di dollari. Non solo, con un efficiente sistema di misurazione, la società ha anche stimato una riduzione di Co2 di 10.450 tonnellate.
Non mancano gli esempi anche in relazione all’It distribuito. Washbur cita AT&T che ha implementato un software specifico per la misurazione del consumo energetico dei Pc grazie al quale la società ha potuto studiare e definire le azioni correttive (che hanno portato al risparmio di 135 millioni di kilowatt/ora di elettricità all’anno, equivalenti a 12 millioni di dollari annuali di costi energetici e a 123 mila tonnellate di Co2).

Come si calcola la propria green It baseline?
“Un completo, attuabile e quantificabile approccio al green It inizia con la “green It baseline” (la linea di fondo)”, insiste Washbur. E per misurare la propria green It baseline, i professionisti dei dipartimenti It devono seguire, secondo le indicazioni di Forrester, tre passi ben precisi (figura 1).
1) Fare l’inventario di tutti gli asset It, interni ed esterni al data center.
La green It baseline dipenderà quasi certamente in modo diretto dai primari asset “succhia energia” ma, come abbiamo prima visto, è bene non limitarsi a fare la conta solo all’interno del data center.
Per rimanere però a quest’ultimo, l’analista Forrester evidenzia il rigore necessario in fase di assessment. “Gli asset da calcolare vanno dai server (commodity, mid-range, high-end), allo storage (tape, disk), senza dimenticare il network (router, switch, load balancer, ecc). E non bisogna certo scordare tutti gli equipaggiamenti ausiliari: sistemi Ups, sistemi di distribuzione del carico energetico, condizionatori e computer che gestiscono l’aria condizionata nelle stanze, le pompe, le luci per l’illuminazione, ecc.”, scrive Washbur.
2) Identificare gli elementi chiave e le metriche.
Per popolare la green It baseline è fondamentale riuscire a fare una stima degli asset It dividendoli in categorie (server, storage, Pc, periferiche, telefonia, ecc.), identificando il loro effettivo consumo di energia elettrica (Kw) e il loro funzionamento annuale (calcolato, per esempio, in ore). Gli altri elementi chiave da inserire nella tabella sono: le emissioni di Co2 prodotte e il reale costo finanziario dell’energia consumata (che dipende, ovviamente, dagli altri elementi e dal valore di mercato dell’energia in un dato momento in un dato paese).
3) Calcolare la green It baseline totale.
Con un corretto inventario e l’individuazione degli elementi e delle valutazioni chiave degli asset, è possibile calcolare la green It baseline totale. Ecco come: dagli asset, il loro consumo energetico e le ore di funzionamento si ricava l’effettivo consumo annuale energetico, espresso in Kwh (moltiplicando, per ciascuna categoria, il numero degli asset, il consumo energetico in Kw per singolo asset e le ore di funzionamento annuali).
Il consumo annuale energetico (individuato comunque per singola categoria di asset) viene moltiplicato per un valore preciso che identifica la media delle emissioni di Co2 che si verifica producendo un Kwh di energia elettrica (Forrester, in questo caso, ha indicato 1,34, il valore medio definito, in libbre, negli Usa). Il risultato è la quantità totale di emissioni di Co2; moltiplicando tale valore per il prezzo di mercato dell’energia elettrica (stabilito autonomamente da ciascuna Nazione) si ottiene il costo finanziario annuale sostenuto dall’It (sempre per singola categoria di asset).
Dalla somma di tutti gli elementi, naturalmente, si ottiene il consumo energetico annuale di tutta l’It, le emissioni nocive prodotte, il costo totale della voce di spesa.
“Ed è da qui, con dati solidi e metriche concrete, che si dovrebbe partire per fare tutti i ragionamenti sulla ricerca di efficienza e impostare le propria green It strategy”, conclude Washbur.

Figura 1 – Modello definito da Forrester per calcolare in modo preciso la pripria green It baseline (questa dipenderà, naturalmente, anche da fattori come il costo dell'energia elettrica in un dato momento in una precisa area geografica
(Fonte: Forrester)

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