“L’industria manifatturiera deve accettare la sua pesante responsabilità nelle emissioni di gas serra”. Con queste esatte parole, dirette ed efficaci, il World Economic Forum ha voluto focalizzare l’attenzione su un comparto che da un lato alimenta la crescita della società, dall’altro è responsabile del 23% delle emissioni dirette di anidride carbonica negli USA e di 880 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti in Europa.
Manufacturing e sostenibilità, un percorso in continuo divenire
Nel corso degli anni, la sensibilità nei confronti delle tematiche e degli obiettivi di sostenibilità è cresciuta esponenzialmente nell’universo manifatturiero. Dai primi obiettivi di sviluppo sostenibile si è passati alla riusabilità dei prodotti e all’abbattimento degli sprechi, fino a plasmare il concetto moderno di Circular Manufacturing, ovvero di economia circolare applicata all’universo della produzione industriale e ai suoi processi.
Oggi, i grandi player del manifatturiero si impegnano a raggiungere impegnativi obiettivi ambientali, sociali e di governance (ESG) procedendo solitamente lungo quattro direzioni: la riduzione delle emissioni dirette (il carbon footprint), la sicurezza dei processi produttivi, l’attenzione alle persone e il life cycle thinking (LCT). In particolare, quest’ultimo si propone di superare l’approccio tradizionale, basato sulla sola ottimizzazione del processo produttivo, integrando valutazioni circa gli impatti ambientali, sociali ed economici lungo tutto il ciclo di vita del prodotto. LCT si sposa quindi con la tendenza verso il Circular Manufacturing.
Gli obiettivi evidenziati si traducono poi in strategie, attività e ambiti specifici, nei quali inizia a intravedersi l’impatto proficuo del digitale sulla sostenibilità.
- L’adozione di modelli di Circular Design, a titolo d’esempio, richiede una stretta e continua collaborazione tra diversi partner, ai fini di una progettazione condivisa di componenti e prodotti;
- L’Industrial Symbiosis è un fenomeno che, al di là dello sviluppo del prodotto, richiede un rapido scambio di informazioni tra i partner della supply chain, con l’obiettivo di abbattere le inefficienze;
- La servitizzazione, ovvero la trasformazione del prodotto in servizio, è un altro trend rilevante. La servitization vale anche per gli aspetti tecnologici e trova nel cloud una strada obbligata per l’ottimizzazione delle risorse e dell’efficienza.
Il “duplice ruolo” dei grandi player del digitale
Nel percorso intrapreso dalla manifattura verso un business più sostenibile, il digitale ha un ruolo da protagonista. Osservando il fenomeno dall’alto, la digital transformation è di per sé un percorso virtuoso: l’abbattimento delle procedure manuali, dei supporti cartacei nei processi produttivi, l’ottimizzazione data-driven dei processi, l’eliminazione degli errori e la rifocalizzazione delle risorse verso attività a valore aggiunto sono driver di sostenibilità ambientale e sociale, poiché oltre a ottimizzare tempi, costi e ad abbattere gli sprechi, aiutano le persone a vivere un’esperienza lavorativa migliore.
I grandi player dell’universo tech giocano dunque un duplice ruolo. Benedetto Angelini, Senior Account Executive di OpenText, ci spiega che “da un lato, dobbiamo raggiungere i nostri obiettivi di sostenibilità, ma abbiamo anche l’onere di produrre soluzioni che poi sono fortemente abilitanti per la trasformazione dei processi dei clienti e che, di conseguenza, li aiutano a raggiungere i loro obiettivi di sostenibilità”.
Tutto ciò che semplifica e automatizza le operation, che abbatte le attività manuali, che favorisce la collaborazione e riduce il numero di server (i data center emettono l’1% della CO2 globale), offre alle aziende sia benefici economici che green. Benefici che, oltretutto, le soluzioni più evolute consentono di quantificare con appositi KPI ambientali.
Ottimizzare i processi e tutto il ciclo di vita dell’informazione
La multinazionale canadese, che con 120mila clienti è leader nell’ambito dell’Information Management, ha un ruolo rilevante nel percorso che conduce agli obiettivi dell’Agenda 2030, e in particolare a quello di sostenere l’innovazione con soluzioni che favoriscono il flusso delle informazioni.
Per quando concerne i trend specifici del manufacturing evidenziati più in alto, Angelini ci spiega che le soluzioni dell’azienda promuovono ogni forma di “collaborazione tra l’ecosistema dei partner. In particolare, nell’ambito del product development possiamo contare su soluzioni verticali, così come per i processi della supply chain, che vanno dal material planning all’ottimizzazione dei flussi logistici”. L’obiettivo è quello di semplificare i processi aziendali, fare uso dell’automazione e ottimizzare tutto il ciclo di vita dell’informazione, un altro aspetto centrale nell’ottica dell’abbattimento degli sprechi. Inoltre, pur supportando diversi tipi di deployment, OpenText punta molto sul cloud, che nella fattispecie è sinonimo di ottimizzazione delle risorse ed è quindi un ulteriore abilitatore di economia sostenibile.
Gli obiettivi ESG e Zero-In Initiative
Per quanto concerne l’impegno nei confronti della sostenibilità, l’azienda canadese intende porsi come Climate Innovator attraverso l’uso della tecnologia. Recentemente, OpenText ha lanciato Zero-In Initiative, il programma che comprende tutti i suoi impegni e le iniziative ESG. Angelini ci spiega che “a tutto quello che un tempo era il codice etico (e che ora confluisce nell’impegno Zero Compromise, ndr), sono stati aggiunti in maniera paritaria i temi di inclusione, equità e diversità (Zero Barriers) e tutto l’ambito della sostenibilità ambientale, che OpenText chiama Zero Footprint”. Tra gli impegni, decisamente ambiziosi, vi è quello di ridurre entro il 2030 il 50% delle emissioni di CO2 e di azzerarle entro il 2040, nonché di eliminare entro il 2030 tutti gli sprechi dalle proprie operations.