È l’operazione più consistente dal 2007, dall’inizio della crisi economica. Parliamo della mossa di Microsoft che, approfittando del momento di crisi di Dell (vendite in calo da qualche anno, anche se rimane a tutt’oggi il terzo produttore mondiale di Pc) e della decisione di uscire dal sistema di quotazione in Borsa, interviene con un prestito di 2 miliardi di dollari.
Fu lo stesso Michael Dell a proporre al Consiglio di Amministrazione, lo scorso agosto 2012, di riacquistare tutte le azioni a un prezzo di 13,65 dollari per azione (a fronte del valore di 11 dollari che precedeva le voci riguardanti la decisione di abbandonare il mercato azionario), uscendo definitivamente dal sistema di quotazione borsistica e tornando ad essere una società privata. Tra i motivi di questa mossa, il big vendor potrà concentrarsi sulla riorganizzazione del proprio business senza dover subire gli “umori” del mercato azionario e i giudizi degli investitori ogni trimestre. Dell, nonostante tutte le acquisizioni effettuate e un’offerta di sistemi importante a livello enterprise, non è ancora riuscita in questi anni a “scrollarsi di dosso” l’immagine di vendor di pc, mentre l’intenzione era quella di assumere riconoscibilità e un presidio di business come global vendor. La sfida contro Ibm e Hp sarà pesante e sul mercato ci sono attori ancora più agguerriti che stanno guadagnando terreno, come Lenovo che nel mercato Emea è balzata dalla settima alla seconda posizione (nel segmento dei Pc corporate).
L’operazione di buyout sarà lunga e complessa (gli esperti finanziari stimano la chiusura dell’acquisizione entro il secondo trimestre fiscale del 2014) ma rappresenta, con ogni probabilità, il primo passo per una ristrutturazione resasi quanto mai necessaria visti i risultati negativi sul mercato Pc degli ultimi anni (mercato che peraltro, è di per sé in crisi e registra anno su anno cali del 5-6%, incalzato dal più promettente mondo dei tablet, nel quale però Dell non è ancora entrato) e l’imponente crescita, nell’utilizzo di applicazioni e servizi It, rappresentata dalla diffusione degli smartphone (iPhone e Android).
Con l’addio a Wall Street, l’operazione finanziaria di buyout che ne consegue ha un valore di 24,2 miliardi di dollari e l’appoggio di Microsoft (2 miliardi) viene così definito in una nota ufficiale dalla Casa di Remond: “Microsoft partecipa con un prestito di 2 miliardi di dollari al gruppo che ha proposto di riportare privato il capitale di Dell. Microsoft è impegnata a garantire il successo a lungo termine dell’intero ecosistema Pc e intende investire pesantemente in modi diversi per costruire questo ecosistema per il futuro”.
Una nota che non lascia trapelare nulla delle intenzioni strategiche di lungo termine, ma è evidente che la “vecchia azienda di Bill Gates” ha tutto l’interesse a sostenere un’operazione che le potrà consentire di avere maggior peso, a livello mondiale, all’interno del mercato hardware (oltre al fatto che supportando Dell sul piano finanziario, risulterà difficile per quest’ultima avvicinarsi a Google o aprirsi ad Android). Nei piani Microsoft, una volta conclusa la complessa operazione di buyout delle azioni di Dell, ci potrebbe essere l’intenzione di “sfruttare” la nuova posizione di socio privato per mettere a punto una nuova e più stringente sinergia tra i due brand con l’obiettivo, oltre che di creare un sistema hardware ottimizzato per i sistemi operativi Windows più di quanto già non avvenga oggi, di assumere finalmente quel ruolo di “one stop shop” che pur il monopolio mondiale del software ancora non le consente fino in fondo. Si può quindi immaginare, dietro la mossa Microsoft di “finanziatore” di Dell, una strategia che porti la Casa di Redmond a un portafoglio di offerta hardware e software completo, con un cambio di strategia importante. Se già Ibm e Hp sono global vendor in questo senso, l’acquisizione di Sun da parte di Oracle, con la nascita di una forte offerta di sistemi che integrano tutto lo stack software, è stata una risposta a questa esigenza di vendor globale. Non possiamo dimenticare infatti che è oggi in atto la totale trasformazione del modello di fruizione informatica tradizionale verso il paradigma cloud, per non parlare dell’avanzamento fortissimo delle soluzioni di analytics e big data. Modelli e applicazioni che richiedono sistemi (hardware e software) altamente performanti, se si vuole presidiare da leader il mercato Ict. E’ probabile quindi che nel disegno futuro della società oggi guidata da Ballmer ci sia anche questo.