Microsoft compra Skype: cambia il quadro dell’Ict

La maggiore acquisizione della storia di Microsoft ribalta equlibri e aspettative nell’ambito dell’informatica e della communication sia a livello consumer sia professionale. Nella foto, Steve Ballmer, Ceo di Microsoft.

Pubblicato il 11 Mag 2011

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La notizia la sappiamo: sborsando la bellezza di 8,5 miliardi di dollari in ‘cash’, Microsoft ha acquistato il pacchetto di maggioranza di Skype, il numero uno della VoIP, ovvero della telefonia via Internet, che pur nella continuità del management (sarà guidata dall’ex Ceo Tony Bates, che riporterà direttamente a Steve Ballmer), diventa una divisione del gigante di Redmond. L’operazione, già approvata dai CdA delle due società, è stata annunciata la mattina del 10 maggio (ora West Coast) e ha fatto il giro del mondo della finanza e dell’Ict.
Per quanto riguarda la prima si tratta infatti della maggiore acquisizione nella storia di Microsoft (che comunque, con 50 miliardi di dollari di liquidità, se la può tranquillamente permettere), e di uno straordinario affare per il gruppo d’investimento guidato dal fondo Silver Lake, che nel 2009 per ‘soli’ 2,6 miliardi aveva acquisito il controllo di Skype da eBay (che l’aveva pagata quattro anni prima 3,1 miliardi senza però avere, a quanto pare, una vera strategia d’integrazione e sviluppo) e che ora incassa una cifra pari a dieci volte il suo giro d’affari (860 milioni di dollari) e che supera di due o tre volte l’ipotesi che era stata fatta per una sua eventuale quotazione in Borsa, operazione poi superata dagli eventi.
Per la seconda area, il settore Ict, si tratta di un evento che, da qualsiasi parte lo si consideri, cambia le carte in tavola in quella che continuiamo a chiamare informatica e comunicazione per comodità, ma che si va configurando come qualcosa di nuovo e diverso attraverso una sempre più stretta integrazione che non è solo tecnologica ma è, soprattutto, di modalità e finalità d’impiego. Un processo del quale questa fusione costituisce, per lo spessore degli attori coinvolti, un passo indubbiamente di grande importanza e forse determinante. Anche se, con tutta onestà, non sappiamo ancora dire come e per quali vie ciò potrà accadere.

Le prospettive per consumer e business
Diverse sono infatti le ipotesi che si affacciano alla mente, e non tutte strategicamente compatibili tra loro. Una prima ipotesi, di relativamente facile realizzazione tecnologica, è l’integrazione del VoIP in Windows Phone 7, i cui utenti avrebbero così un forte risparmio sulle chiamate, specie internazionali, rispetto agli operatori telefonici (oggi ostili a Skype ma che potrebbero però reagire positivamente rivedendo i contratti in vista, come osserva Idc, dei vantaggi in termini d’immagine e di marketing). Il recente accordo con Nokia rende tale ipotesi molto interessante per entrambe le società, anche se, ha assicurato Steve Ballmer, Ceo Microsoft, il supporto di Skype alle piattaforme non-Microsoft non è in discussione. Un’ipotesi diversa è invece l’integrazione di Skype con i servizi di Kinect, l’interfaccia cinetica della Xbox. Portare la videotelefonia a un pubblico potenziale di milioni di famiglie con servizi (a pagamento) fruibili sia sul piano del social networking sia su quello dei giochi, che già oggi sono reti sociali, darebbe a Microsoft la leadership nell’entertainment, spiazzando le società specializzate del settore.
Se queste ipotesi capitalizzano entrambe quello che è, secondo gli analisti di CCS Insight, il maggior asset di Skype, ossia la sua enorme base-utenti, con 124 milioni di connessioni al mese (dato al giugno 2010) delle quali il 40% in video, non si può però trascurare il mercato business. Se oggi è una quota minima dell’attività Skype (solo il 6,5% degli utenti usa servizi a pagamento) con Microsoft le cose potrebbero cambiare. L’integrazione in Windows Live Messenger, in Outlook e in Lync (l’ex Communication Server, piattaforma Ucc espressamente citata da Ballmer nell’annuncio della fusione) aprirebbero la strada a servizi di sicuro interesse, specie per le grandi imprese internazionali e delocalizzate.
Queste strategie hanno però, osserva ancora CCS Insight, un rischio d’impresa: Microsoft e Skype hanno soluzioni che sono oggi in buona parte sovrapponibili, e quindi si dovrà o scegliere su quale investire, o studiare come trarre profitto, in campi diversi, da entrambe. Non è facile, ma Redmond ha due carte forti in mano: una è un know how, sia proprio sia acquisito, che le permette di non farsi condizionare in tali scelte da problemi tecnologici. L’altra è, come osserva Gartner, l’aver messo fuori gioco Google, concorrente pericoloso e per il quale l’acquisto di Skype avrebbe avuto un valore strategico. Questo dà a Ballmer tempo e spazio di manovra, cose di cui saprà certamente approfittare.

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