Migrazione a Windows 7 – Attenzione alla compatibilità applicativa e alla sicurezza

Come stanno reagendo le aziende italiane al rilascio di Windows 7? Hanno avviato la migrazione o prevedono di avviarla a breve? Quali sono i fattori di spinta nell’implementazione del nuovo sistema operativo? E quali le considerazioni che ne frenano l’introduzione?
Sono alcune delle domande alle quali 120 aziende italiane hanno risposto nell’ambito dell’inchiesta online realizzata da ZeroUno, in collaborazione con NetConsulting e Symantec, sulle scelte che le imprese stanno compiendo riguardo alla migrazione al nuovo sistema operativo di Microsoft.

Pubblicato il 21 Giu 2010

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Come stanno reagendo le aziende italiane al rilascio di Windows 7? Hanno avviato la migrazione o prevedono di avviarla a breve? Quali sono i fattori di spinta nell’implementazione del nuovo sistema operativo? E quali le considerazioni che ne frenano l’introduzione? Per rispondere a queste domande, ZeroUno ha realizzato, nei mesi di dicembre 2009 e gennaio 2010, un’inchiesta online attraverso il proprio sito www.zerounoweb.it in collaborazione con NetConsulting e la partnership di Symantec.
Il panel è stato formato da 120 aziende e il campione è risultato equamente distribuito per classe dimensionale: 29,2% piccole, 43% medie e 26,7% grandi aziende.
Analizzando la presenza dei sistemi operativi server è emerso un panorama variegato ma concentrato, nella maggior parte dei casi, su sistemi operativi che hanno raggiunto un elevato grado di maturità e stabilità (in particolare Windows Server 2003 e Windows server 2003 R2), questi sistemi rappresentano un punto di riferimento per oltre il 75% delle aziende del panel (oltre il 90%, nelle grandi). La maggioranza delle aziende (con valori che passano dal 50% delle grandi aziende all’87% delle piccole) non ha ancora adottato l’ultima versione del sistema operativo server di Microsoft (Windows server 2008 R2, corrispettivo server della versione per desktop Windows 7): di queste aziende circa il 65% ne prevede l’adozione, in particolare a partire dalla seconda metà del 2010.
Dal lato client emerge come Windows Xp, lanciato da Microsoft nel 2001, sia il sistema operativo di riferimento per tutte le aziende del panel, mentre il suo successore, Windows Vista, risulta presente nel 54% delle aziende, in particolare nelle piccole e nelle grandi, affiancandosi a Xp, ma il più delle volte con minore presenza in numero di sistemi operativi installati.

Migrazione a Windows 7: quando e come
La maggior parte degli interlocutori (70%), indipendentemente dall’utilizzo attuale o dalle previsioni di introduzione delle aziende in cui lavora, ha avuto la possibilità di testare il nuovo sistema operativo Microsoft.
Passando alle risposte relative alla migrazione vera e propria, solo il 5,8% del panel sta già effettuando attività di migrazione a Windows 7 (ricordiamo però che l’inchiesta è stata online nei mesi di dicembre 2009 e gennaio 2010). Significativa invece la percentuale di aziende (45%) che l’ha pianificata per i mesi successivi: nel caso delle medie e grandi aziende tale attività sarà svolta prevalentemente in modo indipendente dal rilascio del Service Pack 1 mentre nelle piccole aziende essa sarà effettuata contestualmente a questo rilascio. Oltre il 50% delle piccole e medie aziende non ha ancora previsto attività di migrazione a Windows 7, un dato che cala al 38% nelle grandi realtà.

Figura 1 – Previsione di migrazione a Windows 7
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Per quanto riguarda la tempistica di migrazione, a livello complessivo circa il 25% dei rispondenti prevedeva l’introduzione del nuovo sistema operativo entro il mese di giugno, la metà ha indicato come periodo di go live la seconda metà del 2010, mentre un 21,8% rimanda tale attività al 2011.
Il saldo tra chi sta già effettuando attività di migrazione e chi prevede di effettuarla è di un 48,3% che non prevede di passare al nuovo sistema operativo entro il 2011. Quali sono le motivazioni principali che hanno spinto una parte considerevole di aziende a prendere questa decisione? Tra le problematiche principali evidenziate, soprattutto dalle grandi aziende, emergono la mancanza di compatibilità con applicativi core in uso e problematiche relative alla sicurezza degli utenti. È interessante notare come una delle motivazioni che rappresenta un freno per alcune aziende, sia un fattore di spinta al passaggio per altre: infatti uno dei principali fattori di spinta per l’introduzione di Windows 7 in azienda è l’utilizzo (attuale e previsto) di applicazioni che non supportano sistemi operativi più obsoleti, di cui i produttori non garantiscono più gli aggiornamenti.

Problemi di compatibilità
Un numero considerevole di rispondenti (oltre il 59%) ha ricevuto da parte di alcuni fornitori di applicativi, informazioni circa la presenza di problematiche derivanti dalla mancanza, parziale o totale, di compatibilità delle versioni in uso con il nuovo sistema operativo: tale elemento rende più complesse le attività relative alla migrazione, limitando di fatto una migrazione estesa a tutto il parco PC, in quanto ogni postazione di lavoro deve essere analizzata al fine di non compromettere l’attività degli utenti finali.
Da queste indicazioni si può presumere che le aziende che intendono rinnovare il proprio parco applicativo considerino indispensabile la migrazione a Windows 7, mentre quelle orientate a una maggiore staticità siano più propense a rimandare la decisione riguardante il sistema operativo.

Un passaggio graduale per fasce di utenti
Per quanto riguarda il modello organizzativo utilizzato per la migrazione, circa un quarto delle aziende che ha indicato la presenza o l’intenzione di avviare attività di migrazione a Windows 7 prevede la creazione di un apposito team interno all’azienda (un valore che nelle grandi aziende raggiunge il 34,6%) mentre nella maggioranza dei casi (oltre il 72% nelle piccole e nelle medie aziende) tale attività è svolta internamente ma senza la creazione di un apposito team. Infine nel 16,1% dei casi l’attività è demandata all’outsourcer che gestisce le postazioni di lavoro, modello organizzativo adottato quasi esclusivamente dalle grandi aziende.
La maggior parte delle aziende (45,2%) ha indicato un approccio alla migrazione basato su un passaggio graduale di fasce di utenti. Poco diffusa (6,5%) la migrazione di massa di tutto il parco macchine, anche nelle piccole aziende dove questa attività risulta più “snella” data la presenza di un numero decisamente inferiore (rispetto a medie e grandi) di PC da migrare. Un numero considerevole di aziende del panel (82,3%) prevede di svolgere sui propri utenti attività di training e formazione in concomitanza all’introduzione di Windows 7. Tale attività sarà prevalentemente svolta (nelle piccole e medie realtà) da power user interni all’azienda, mentre nelle grandi aziende a questa modalità si affianca la consulenza di studi di formazione esterni, modalità che solo in rari casi è utilizzata (e solamente da medie e grandi aziende) in modo esclusivo.

Integrazione con l’ambiente di sicurezza aziendale
Oltre al grado di compatibilità con gli applicativi, il passaggio a un nuovo sistema operativo porta con sé un’ulteriore problematica, ovvero quella relativa all’ambiente di sicurezza presente in azienda e ai suoi rapporti con il sistema di sicurezza nativamente presente nel sistema operativo. La maggioranza delle aziende (64,5%) pensa a un’integrazione tra i due sistemi, mentre il 24,2% (in maggioranza piccole e grandi aziende) prevede, almeno inizialmente, una sovrapposizione dei due sistemi di sicurezza.

Figura 2 – Integrazione tra funzioni di sicurezza di Windows 7 e ambiente di sicurezza attualmente presente in azienda
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

La gestione progettuale della componente sicurezza, all’interno dell’attività di migrazione, verrà svolta prevalentemente (40,3%) da personale dell’azienda, grazie al supporto della divisione che si occupa di sicurezza informatica. Nel 25,8% dei casi, con valori superiori nelle medie aziende, l’attività di integrazione è demandata al system integrator che segue l’azienda nelle attività inerenti la sicurezza informatica mentre altre modalità registrano un riscontro inferiore: le aziende infatti possono ricorrere a un system integrator appositamente scelto per tale attività (9,7%, in particolare medie e grandi aziende) oppure demandare questa attività a un system integrator che segue tutti gli aspetti della migrazione o direttamente all’outsourcer che ha in carico la gestione dei posti di lavoro (modalità che riscontra un maggiore interesse nelle grandi aziende).

Figura 3 – Modalità di gestione dei progetti relativi alla sicurezza It
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Un altro aspetto rilevante è relativo alla sicurezza degli end-point: sistemi specifici sono oggi adottati dal 38% delle grandi realtà, con valori inferiori nelle medie (22%) e nelle piccole aziende (10%). In tutte le realtà è infatti prevalente l’utilizzo di più soluzioni, spesso di fornitori differenti, che agiscono su determinate aree di sicurezza (spam, virus, spyware ecc) in modo non integrato, incrementando il numero di risorse da dedicare alla loro gestione e la possibilità che si creino situazioni in cui i diversi sistemi non siano allineati (con rischi relativamente alla sicurezza). La migrazione a Windows 7 viene percepita come un’occasione (in particolare per piccole e grandi aziende) per adottare queste soluzioni, consolidando e sostituendo gli applicativi adottati fino ad ora aprendo la strada ad una migliore governance complessiva di questi sistemi.

Effetti sul parco hardware e sulle soluzioni di It asset management
Per oltre il 43% del campione (50% nel caso delle piccole aziende) la migrazione a Windows 7 rappresenta anche un’occasione per aggiornare/sostituire parte del parco macchine client (desktop/laptop) con prodotti di maggiore potenza, in grado di sfruttare al meglio le caratteristiche del nuovo sistema operativo. Per il 29,6% delle aziende (con valori più elevati e pari al 42,9% nelle medie e 36,4% nelle grandi), la sostituzione del parco PC in occasione del passaggio a Windows 7 rappresenta non solo l’occasione per un rinnovo dell’hardware ma è associata anche al cambiamento del fornitore hardware; le piccole aziende indicano invece una maggiore continuità con il fornitore hardware già utilizzato in precedenza.
Il passaggio a Windows 7 non ha solamente effetti sul parco PC: per un numero significativo di aziende, circa il 17% (valore che supera il 22% nelle piccole e il 23% nelle grandi aziende), la migrazione è anche l’occasione per l’introduzione di una soluzione unica e integrata di end-point management, che permetta quindi una migliore gestione a livello di sicurezza e di software distribution, per un maggiore allineamento dei sistemi client. Grazie a questi progetti tale soluzione, già presente nel 27,4% delle aziende del panel, raggiungerà un livello di adozione pari al 45,1%, valore che nelle grandi aziende supererà il 65%.

Criticità: definire un workflow di migrazione corretto
La migrazione a un nuovo sistema operativo comporta una serie di attività critiche per le aziende che intraprendono questo percorso.

Figura 4 – Criticità presenti nella migrazione a un nuovo Sistema Operativo
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

Tali criticità sono state indicate in modo pressoché coerente dalle aziende delle diverse classi dimensionali analizzate e riguardano principalmente la definizione e l’identificazione del workflow corretto per l’intero processo di migrazione, a partire dall’identificazione degli asset (intesi come PC) e il loro grado di compatibilità con il nuovo sistema operativo (Ram, spazio su hard disk ecc.).
Altre criticità sono state indicate nell’identificazione dei profili utenti (soluzioni installate, dati trattati ecc.) e nella corretta misurazione (sistemi migrati, analisi licenze ecc.) del processo di migrazione nel suo complesso per rilevare la presenza di eventuali problematiche che possano ostacolare un pieno raggiungimento degli obiettivi di qualità e produttività attesi dalla nuova soluzione.
Meno problematiche sono state indicate dalle aziende le attività di identificazione degli asset software (grazie al supporto che le aziende ricevono dai software vendor) e nella creazione delle “immagini” del sistema operativo, supporto di partenza per l’installazione sui PC di Windows 7. La maggior parte delle aziende coinvolte nella migrazione a Windows 7, intende svolgere internamente le operazioni che possono generare criticità (in media in oltre l’80% dei casi) con la sola eccezione di due attività: definizione del workflow e creazione dei supporti “immagine” che in modo superiore alla media sono demandate all’esterno.
Nello svolgere tali attività internamente, le aziende sono supportate da apposite soluzioni che gestiscono le varie fasi della migrazione, dall’identificazione dei profili, all’analisi applicativa fino alla gestione e installazione delle “immagini”.
La definizione del corretto action plan relativo alla migrazione è un’attività esternalizzata in particolare dalle piccole e dalle medie aziende mentre la creazione delle “immagini”, data la notevole quantità di copie necessarie (migliaia) è prevalentemente esternalizzata dalle grandi aziende.

Ma quanto costa? Non dimenticare i costi nascosti
Il 12,9% delle aziende che ha indicato la volontà di migrare a Windows 7 ha già completato una stima dei costi complessivi di tale attività che non si limita al solo costo della licenza ma è un insieme di più variabili coinvolte nell’attività relativa al passaggio a un nuovo sistema operativo.
La maggior parte delle aziende, coerentemente con i tempi di migrazione esposti in precedenza, sta effettuando o ha in previsione tale attività entro la prima metà del 2010 mentre è significativo come il 30,6% del panel, valore che è massimo nelle piccole aziende (44,4%), non intenda effettuare alcuna stima del costo complessivo della migrazione: nel caso delle piccole aziende può avere un senso in quanto si presume che la bassa numerosità dei PC coinvolti abbia impatti “trascurabili” dal punto di vista organizzativo/economico; ma è importante sottlineare l’assenza di una stima dei costi di migrazione anche nelle medie (27,8%) e soprattutto nelle grandi aziende (23,1%), in cui invece l’attività nel suo complesso coinvolge un numero significativo di risorse e ha un costo elevato per le aziende.
Sicuramente la stima non è semplice perché sono molti i fattori da rilevare nella definizione del costo di migrazione. Tra questi vi è sicuramente il costo delle licenze, non solo del sistema operativo, ma anche quello di eventuali soluzioni applicative (office automation, soluzioni verticali), quando le soluzioni in uso non sono compatibili.
A quelli quantificabili si affianca poi una serie di costi di più difficile misurabilità, come per esempio il tempo necessario agli utenti per apprendere e utilizzare le funzionalità del nuovo sistema operativo, attività che spesso è effettuata tramite corsi di formazione aziendali. Infine bisogna tenere in considerazione le eventuali attività di consulenza nonché, ovviamente, i costi relativi all’hardware che deve essere aggiornato/sostituito nel momento della migrazione.

Figura 5 – Criteri utilizzati nella stima dei costi di migrazione
(cliccare sull’immagine per visualizzarla correttamente)

* Riccardo Zanchi è partner NetConsulting

* Alessandro Croci è analyst NetConsulting

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