Se il paradigma del cloud ibrido si è ormai affermato come la soluzione più “naturale” per le aziende, la sua declinazione pratica è tutt’altro che scontata. Al centro dell’attenzione finisce come al solito l’elemento della complessità di gestione, in un panorama in cui devono convivere soluzioni on prem, su cloud privato e pubblico.
Non è un caso che Nutanix, che di questa interpretazione ha fatto il suo core business, stia spingendo su alcuni dei fattori che incideranno sulle strategie di adozione di soluzioni multi-cloud e hybrid cloud nel prossimo futuro. Nel corso della .NEXT Conference 2024 tenutasi a Barcellona, ZeroUno ha avuto la possibilità di approfondire alcune delle novità proposte dall’azienda statunitense.
Nel complesso, quello che emerge è un focus sempre più orientato a rispondere alle esigenze del mondo enterprise, in cui la complessità delle soluzioni IT portano le organizzazioni a cercare soluzioni in grado di semplificare la gestione delle risorse e dei servizi in un’ottica in cui sia possibile “ignorare” l’effettivo posizionamento (on premises, cloud o edge) delle stesse.
Lo scenario a livello di mercato
Quando si parla di gestione in ambiente multicloud e di sistemi virtualizzati, è inutile cercare di nascondere quello che è l’elefante nella stanza: l’acquisizione di VMware da parte di Broadcom e le sue conseguenze a livello di mercato. Un vero scossone a livello di mercato, che sta aprendo spazi in un settore in cui VMware ha rappresentato per anni il maggiore player e che, adesso, sembra essere destinato a un brusco ridimensionamento. Largo quindi alle alternative, che per Nutanix sono rappresentate dalla sua piattaforma AHV.
Quello che analisti e operatori del settore si aspettano, infatti, è che Broadcom porti avanti la stessa logica che ha mostrato nelle passate acquisizioni, monetizzando la quota di mercato nel breve o medio periodo per poi puntare ad altre acquisizioni. Una situazione che lascia presagire pochi margini di sviluppo e finirà inevitabilmente per rendere meno attrattiva (e più costosa) la piattaforma VMware.
Lo stesso CEO dell’azienda Rajiv Ramaswami, nel corso dell’incontro con la stampa, ha definito l’acquisizione di VMware come “un’opportunità”, ostentando però una certa prudenza, quanto ai tempi. “Ci aspettiamo che i riflessi a livello di business si collochino in un arco temporale di 3-5 anni” ha spiegato. Una valutazione che tiene conto di diversi fattori, non ultimo il fatto che una migrazione verso una nuova piattaforma di virtualizzazione, per qualsiasi azienda, è un processo che richiede un’attenta valutazione e una strategia ben definita.
Sotto questo profilo, Nutanix ha avviato una serie di partnership (per esempio con Dell) che mirano a potenziare il posizionamento della piattaforma come principale alternativa all’esistente, “stressando” concetti come la libertà di scelta a livello di fornitori e, più in generale, il contrasto a qualsiasi forma di lock-in tecnologico.
Il doppio ruolo dell’AI generativa
Inevitabile protagonista in una fase in cui tutte le aziende si stanno attivando per implementarne le funzionalità, l’AI generativa nella visione di Nutanix ha un doppio ruolo. Il primo, quasi scontato, è quello di arricchire le funzionalità delle piattaforme per offrire assistenza ai responsabili IT che si trovano a gestire strumenti complessi. Il focus principale, in questo caso, è quello della containerizzazione e di quel Kubernetes che, secondo Gartner, dovrebbe guadagnare largo spazio nel mondo business. Stando ai dati riportati nel corso della conferenza .NEXT, Gartner prevede infatti che il 95% delle aziende, entro il 2029, adotteranno questa tecnologia in ambito di produzione.
Di fronte a questo trend, le aziende si trovano però a dover affrontare problematiche non da poco, come lo shortage di skill che permettono di sfruttare al meglio Kubernetes. In quest’ottica, l’azienda statunitense ha dotato la sua Nutanix Kubernetes Platform (NKP) di un assistente basato su AI che permette non solo di individuare le problematiche presenti sui sistemi, ma anche di ottenere suggerimenti e istruzioni per risolverle.
L’altra faccia della medaglia è invece rappresentata dallo sviluppo e implementazione degli strumenti di AI proprietari da parte delle aziende stesse. La soluzione di riferimento di Nutanix, in questo ambito, è GPT-in-a-Box 2.0, che consente di creare applicazioni basate su AI sfruttando un ampio ecosistema di partnership (che comprende tra gli altri NVIDIA e Hugging Face) attraverso procedure semplificate basate su un’interfaccia grafica.
Il sistema permette di adottare i modelli resi disponibili dai partner, collegarli ai dati conservati su piattaforma Nutanix e implementarli sotto forma di microservizi, sempre all’interno della piattaforma. Con il vantaggio, spiega dal palco Manosiz Bhattacharyya, CTO di Nutanix, che le applicazioni in questione potranno godere della stessa “libertà di movimento” che caratterizza qualsiasi servizio e dato all’interno della piattaforma. In altre parole, potranno essere spostate da un servizio cloud all’altro od on premises senza dovervi apportare alcuna modifica.