Multinazionale nel settore dell’energia, basata in Italia, Enel è uno dei principali operatori globali di elettricità e gas. Il Gruppo opera in oltre 30 Paesi di 4 continenti, produce energia attraverso una capacità installata netta di oltre 84 GW e distribuisce elettricità e gas su una rete di circa 1,9 milioni di chilometri. Con oltre 61 milioni di utenze nel mondo, Enel registra la più ampia base di clienti rispetto ai suoi competitor europei e si colloca fra le principali aziende elettriche d’Europa in termini di capacità installata ed Ebitda. Nel 2015 Enel ha conseguito ricavi per 75,7 miliardi di euro e il margine operativo lordo si è attestato a 15,3 miliardi di euro. Il Gruppo Enel è composto da circa 62.500 persone.
La Digital Disruption non ha colto di sorpresa Enel, che l’ha vissuta come stimolo per aprirsi all’innovazione: “È stata la spinta giusta che ha consentito all’azienda di imboccare direzioni coerenti con la nuova strategia di business”, spiega Luciano Tommasi, Head of New Ventures Initiatives di Enel.
In Enel la Funzione Innovazione riporta direttamente all’Amministratore delegato, Francesco Starace, ed è composta di tre anime: quella relativa alle startup e all’incubazione, quella che si occupa di partnership strategiche con grandi player, infine l’anima culturale tout court, che ha il ruolo, fondamentale, di sviluppare contaminazione in un’azienda grande e storica come Enel. Ogni Line of Business e ogni Country ha il suo team di Innovazione, che riporta funzionalmente al team di Innovazione centrale e gerarchicamente al capo della propria Country o della Line of Business. Ogni LoB ha il proprio Comitato d’innovazione per progetti specifici e dispone di un proprio budget. Esiste anche un Comitato di Innovazione intra-Gruppo che si occupa di progetti trasversali con forte impatto. “Ne è un esempio la manutenzione predittiva degli impianti di Enel, in passato realizzata in partnership con grandi player, e ora gestita attraverso due startup: una israeliana e una italiana, che hanno sviluppato un modello basato su Big Data Analytics”, racconta il manager.
Tra le tante iniziative avviate all’interno della Funzione Innovazione, figura l’Innovation Work Cup, un contest lanciato da Enel in tutti i Paesi in cui l’azienda è presente, con l’obiettivo di selezionare idee: “Queste idee sono state valutate dal top management, sono state finanziate e qualcuna è diventata uno spin off, di cui il vincitore è diventato responsabile. Interessantissimo è stato anche il progetto My best failure, tenutosi nel giugno di quest’anno per premiare i “migliori errori aziendali”. Il programma, sponsorizzato dall’AD e dal Responsabile Innovazione e sostenibilità, è nato per mettere in discussione l’assioma per il quale non si sbaglia mai, e per esaltare il principio che se non si sbaglia non si impara e se non si impara non si cambia. Il vincitore, ossia colui che ha raccontato il fallimento considerato peggiore, ha avuto la possibilità di andare a lavorare nella Funzione e nella Country a sua scelta per un anno”.
Altro esempio di Open Innovation è il progetto Vehicle-to-grid (V2G). Grazie alle idee di una startup californiana, Enel ha lanciato un nuovo business tramite cui, attraverso una piattaforma di Energy management, Enel riesce a utilizzare le batterie delle auto elettriche per fornire servizi di bilanciamento alle rete; in questo caso le colonnine di ricarica vengono utilizzate non solo per caricare le auto elettriche, ma anche per effettuare micro-scariche quando serve dare alla rete dei servizi. “Abbiamo collaborato con una startup californiana e con un grande car manufacturer per lanciare un nuovo business, utilizzando proprio il paradigma dell’Open Innovation”, conclude Tommasi.