MILANO – In una affollatissima sala del Politecnico di Milano si è tenuto nei giorni scorsi il Convegno Open Digital Innovation: imprese e startup insieme per ridisegnare il futuro, durante il quale la Digital Transformation Academy, nata dalla collaborazione tra Mip e Cefriel, l’Osservatorio Startup Hi-tech, che vede la School of Management del Politecnico di Milano collaborare con Italia Startup, e l’Osservatorio Startup Intelligence hanno presentato i dati emersi dalle diverse ricerche condotte nel corso del 2016 e hanno abilitato il confronto tra Cio, startup e responsabili dell’innovazione di alcune aziende di riferimento del panorama italiano.
ZeroUno darà ampio spazio a questa giornata con una serie di approfondimenti che pubblicheremo nel corso delle prossime settimane; in questo articolo intendiamo presentare alcuni dei principali highlight emersi.
Cresce l’interesse per l’Open Innovation
Il budget Ict delle imprese italiane cresce mediamente dello 0,5%, ma circa un terzo prevede
l’aumento del 10% e oltre, a fronte del 54% che non prevede variazioni. Al budget in dotazione della direzione Ict si aggiunge un’ulteriore disponibilità di fondi dedicati all’innovazione digitale gestiti da altre direzioni (nel 39% delle aziende e nell’8% questo è comparabile o superiore a quello della Direzione Ict). Queste indicazioni emergono dall’indagine della Digital Transformation Academy, su un campione di oltre 200 aziende di tutti i settori (per quasi il 50% industria), equamente suddivise per dimensione (medie, grandi e grandissime imprese).
Dai dati emerge chiaramente che vi è ancora un grande problema di governance dell’innovazione e ben il 58% delle aziende evidenzia la difficoltà a definire processi e meccanismi di coordinamento tra le diverse direzioni aziendali; non mancano problemi di carenza di adeguate competenze digitali. E i dati relativi a una riorganizzazione aziendale innovation oriented confermano questa difficoltaà: solo nel 19% delle aziende intervistate esiste una Direzione Innovazione mentre la maggior parte delle imprese adotta team dedicati a ogni specifico progetto (40%) o una gestione occasionale (31%); nel 10% è presente un Comitato Innovazione interfunzionale che si riunisce periodicamente.
È quindi fondamentale per le imprese individuare i percorsi e i partner corretti per riuscire ad attuare in modo strutturale un processo di innovazione.
L’indagine e le successive tavole rotonde hanno evidenziato un crescente interesse per l'Open Innovation come strumento per un’innovazione agile, interattiva e aperta ad attori esterni, indispensabile per gestire cicli di vita dei prodotti sempre più brevi e una tecnologia sempre più veloce. Le imprese ne sono consapevoli e prevedono infatti che, nei prossimi tre anni, le fonti esterne tradizionali di innovazione come i vendor e i sourcer di tecnologie, le società di consulenza e gli outsourcer, perderanno peso a favore di attori come i clienti, le università e i centri di ricerca, le aziende di altri settori e soprattutto le startup, che passano dal 4% al 16% nelle preferenze, come driver di innovazione.
Il magic moment delle startup
Potrebbe sembrare un momento magico per le startup hi-tech italiane che attraggono sempre più investimenti (+22% nel 2015 e +24% nel 2016, valore stimato) e che hanno raggiunto nel 2015 un fatturato di 234 milioni, con un incremento del 34%, come ha evidenziato l’Osservatorio Startup Hi-tech. Tuttavia si tratta di volumi di un ordine di grandezza inferiore a quelli registrati nei principali paesi europei.
Come è emerso anche dalle tavole rotonde, gli investimenti delle imprese nelle startup e un loro coinvolgimento, non solo finanziario, nella loro crescita potrebbe portare a un salto qualitativo stimolando l’intero ecosistema dell’innovazione.
Tuttavia, nonostante la consapevolezza delle imprese sulla necessità di definire nuovi percorsi per l’innovazione, solo il 35% ha già intrapreso collaborazioni con università e centri di ricerca e solo il 18% sviluppa progetti di startup intelligence, mentre il 45% non ha alcun progetto di open innovation in corso, e solo un terzo ha sperimentato collaborazioni con startup come fornitore. I partecipanti al convegno hanno confermato, accanto a esperienze positive, la difficoltà che il rapporto con le startup comporta per un’azienda strutturata, dove solo una minima percentuale dei contatti ha ricadute concrete. Può aiutare da un lato collaborare con strutture esterne per lo scouting e la selezione delle startup e dall’altro modificare l’organizzazione interna, mentre oggi solo un terzo delle aziende prevede attività strutturate per la gestione dell’open innovation e solo il 19% ha in piano una direzione per l'innovazione digitale.