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Open Source: collaborazione e innovazione nel caos apparente del software libero 



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Il potere dell’Open Source per il mondo del business è azionare una personalizzazione che consente di sviluppare prodotti unici e innovativi. Il punto di vista di Diego Daniele (Confluent), Alessandra Iacovelli (Carrefour) e Diana Setaro (Bosch Rexroth) 

Pubblicato il 7 ott 2024



La tavola rotonda “OPEN SOURCE, aprirsi all’innovazione: quando il caos genera valore”
La tavola rotonda “OPEN SOURCE, aprirsi all’innovazione: quando il caos genera valore”

“OPEN SOURCE, aprirsi all’innovazione: quando il caos genera valore”. Il titolo di una delle tavole rotonde dell’evento Digital360 Awards e CIOsumm.IT 2024, appuntamento organizzato dal Gruppo Digital360 e Aused a Lazise, ha posto sul tavolo diverse riflessioni. L’argomento ha suscitato l’interesse di numerosi partecipanti, tra CIO, esperti di tecnologia e rappresentanti del mondo accademico, pronti a esplorare le infinite possibilità offerte dal software Open Source. Al centro della discussione, riconoscere il fatto che oggi l’innovazione non può essere confinata all’interno dei laboratori di ricerca e sviluppo dei vendor, ma deve essere alimentata da un ecosistema più ampio e diversificato.

L’Open Source come risorsa strategica

«In un contesto economico dove la velocità di adattamento al mercato e la capacità di innovare sono cruciali – ha spiegato Diego Daniele, Country Leader di Confluent Italia -, l’Open Source emerge come una risorsa strategica. Le aziende non cercano solo di risparmiare, ma di ottenere un vantaggio competitivo sfruttando le migliori soluzioni disponibili. L’Open Source offre proprio questo: un accesso più rapido, libero e collaborativo alle tecnologie più avanzate, spesso sviluppate dai migliori talenti globali. Questi creatori condividono il loro codice non solo per il bene comune, ma anche per accelerare l’innovazione tecnologica. È un modello che favorisce l’accesso a tecnologie di alto livello senza i costi proibitivi spesso associati ai software proprietari. Ma bisogna prestare attenzione al tema contrattuale, principalmente legato alle licenze sotto le quali il software viene distribuito».

Foto di Diego Daniele
Diego Daniele, Country Leader di Confluent Italia

Principali aspetti contrattuali da gestire

A questo proposito va chiarito come le licenze Open Source determinano come il software possa essere utilizzato, modificato e redistribuito. E comprendere e rispettare queste condizioni è fondamentale per evitare problemi legali e garantire la conformità. Tra i principali aspetti contrattuali da gestire:

Tipi di Licenze Open Source

  • Licenze Permissive:

Queste licenze, come la MIT, Apache 2.0 e BSD, permettono un utilizzo molto flessibile del codice. Le aziende possono utilizzare, modificare e distribuire il software, anche in prodotti proprietari, con poche restrizioni.

  • Licenze Copyleft

Licenze come la GPL (General Public License) richiedono che qualsiasi modifica o distribuzione del software mantenga la stessa licenza, garantendo che il codice rimanga aperto e accessibile. Questo può avere implicazioni significative per le aziende che vogliono incorporare codice Open Source nei loro prodotti.

Compliance e Conformità

  • Analisi delle licenze

È essenziale effettuare un’analisi approfondita delle licenze dei componenti Open Source utilizzati per assicurarsi che l’azienda sia conforme ai requisiti legali.

  • Documentazione e tracciabilità

Mantenere una documentazione dettagliata su quali componenti Open Source vengono utilizzati, le loro versioni e le rispettive licenze è cruciale per la conformità.

Se un’azienda modifica il software Open Source, ad esempio, deve rispettare le condizioni di redistribuzione imposte dalla licenza. Questo può includere la necessità di rendere pubbliche le modifiche apportate.

Proprietario vs Open Source

La premessa necessaria è che, dall’Open Innovation all’Open Source, sono le derive della dialettica tecnologica tra il mondo Windows e il mondo Linux a influenzare il mondo dello sviluppo. La contrapposizione non è solo una questione di preferenze tecniche, ma riflette due visioni profondamente diverse della tecnologia e del suo ruolo nella società, rappresentando anche una metafora più ampia delle sfide e delle opportunità dell’era digitale.

«Il modello Open Source è talmente vasto e decentralizzato da risultare spesso caotico – ha precisato Alessandra Iacovelli, Chief Information Officer di Carrefour -. È essenziale saper discernere tra i diversi componenti disponibili, selezionando quelli più adatti al progetto che si vuole perseguire e valutandone attentamente la qualità. Sebbene il codice aperto offra grandi opportunità alle aziende, è importante ricordare che bisogna anche offrire qualcosa in cambio alla comunità».

Foto di Alessandra Iacovelli
Alessandra Iacovelli, Chief Information Officer di Carrefour

Supporto alla comunità Open Source

Le aziende possono offrire il loro supporto alla comunità Open Source in vario modo. Partecipare attivamente alla comunità Open Source o contribuire con codice, documentazione o supporto, può essere non solo un vantaggio per la reputazione dell’azienda ma anche un modo per garantire che il software continui a migliorare.

«Utilizzare l’Open Source richiede una particolare attenzione anche ai temi della proprietà intellettuale – ha osservato Diana Setaro, Business Digital Manager Europe South di Bosch Rexroth -. È fondamentale garantire che il codice pubblicato non contenga informazioni sensibili o risorse proprietarie dell’azienda ma anche garantire che il codice aperto utilizzato non violi brevetti o altri diritti. Questo implica un’accurata gestione delle licenze e una vigilanza costante per assicurarsi che il software Open Source utilizzato e condiviso rispetti gli standard di sicurezza e protezione dei dati aziendali».

Foto di Diana Setaro
Diana Setaro, Business Digital Manager Europe South di Bosch Rexroth

I pro e i contro di due dimensioni dello sviluppo

Da un lato, il mondo Windows rappresenta un approccio chiuso e proprietario, dove il codice sorgente è gelosamente custodito e le innovazioni sono spesso guidate da necessità commerciali. Questo modello ha il vantaggio di offrire soluzioni integrate e supporto ufficiale, ma può limitare la flessibilità e l’innovazione individuale.

Dall’altro lato, il mondo Linux incarna l’essenza dell’Open Source, dove il codice è aperto e accessibile a tutti. Questo modello promuove la collaborazione, la co-creazione e l’innovazione dal basso, permettendo a sviluppatori di tutto il mondo di contribuire e migliorare continuamente il software. Con una peculiarità importante: democratizzare l’accesso alla tecnologia, accelerando al contempo il ritmo dell’innovazione, permettendo soluzioni più rapide e spesso più creative.

Proprietà intellettuale e sicurezza

La dialettica tra sistemi operativi Open Source e sistemi proprietari, infatti, non è solo tecnologica ma anche filosofica. Mentre Windows si concentra sulla sicurezza e sull’affidabilità garantite da un ecosistema chiuso, Linux punta sulla trasparenza e sulla robustezza derivante dalla comunità. Questa contrapposizione ha portato a un arricchimento reciproco: molte delle innovazioni nate nel mondo Open Source sono state adottate dai sistemi proprietari, e viceversa.

«La trasparenza totale dell’Open Source può rappresentare un vantaggio, ma richiede una gestione oculata per garantire che le vulnerabilità siano prontamente individuate e risolte – ha aggiunto Iacovelli -. Rispetto all’uso del codice sorgente, l’assesment è fondamentale per essere più trasparenti e veloci. Servono competenze interne forti per individuare le vulnerabilità, soprattutto quando non c’è un software vendor che gestisce le patch. Il punto di forza dell’Open Source è uno scouting molto forte della community sia sulle parti di offensing che di defency, il che garantisce un alto livello di sicurezza e affidabilità nel software utilizzato».

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