Oracle prende casa a Milano e suggella un anno di risultati particolarmente positivi. L’apertura della nuova sede meneghina (oltre 6.200 metri quadri, per un totale di con circa 350 postazioni singole e numerose sale riunioni), in aggiunta alla filiale romana, è stata l’occasione per presentare alla stampa italiana alcune note del bilancio 2022 (il fiscal year si è concluso al 31 maggio).
La filiale italiana supera i risultati corporate
«È stato un anno incredibile – commenta Alessandro Ippolito, Vice President, VP Tech e Country Manager di Oracle Italia – e gli uffici milanesi sono il nostro fiore all’occhiello, che dimostra un periodo di traguardi importanti».
Il principale elemento di valore è stata l’inaugurazione della prima Cloud Region italiana nel capoluogo lombardo, lanciata ufficialmente il 15 dicembre scorso. «La velocità con cui abbiamo aperto la nuova infrastruttura – prosegue Ippolito – testimonia la nostra affidabilità nel rispettare le promesse ai clienti. La Cloud Region rappresenta infatti un’opportunità per tutte le aziende, incluse le Piccole e Medie Imprese, che intendono migrare sulla nuvola, ma anche sviluppare la propria offerta di servizi cloud».
Il county manager offre una veloce panoramica sui risultati di business a livello mondiale e nazionale. Il fatturato complessivo è cresciuto mediamente del 7% anno su anno, con una leggera accelerazione nell’ultimo trimestre (+10%); la componente cloud ha registrato un aumento del 39%, «un chiaro segnale che l’onda della trasformazione sta investendo i nostri clienti», sottolinea.
L’Italia mostra performance superiori alle statistiche globali. «Cresciamo con costanza e solidità – precisa Ippolito -. Abbiamo totalizzato un aumento del fatturato pari al 10% anno su anno, mentre i ricavi provenienti dal cloud, per le componenti Infrastructure-as-a-Service e Platform-as-a-Service, hanno segnato +60%».
Alla spinta economica corrisponde anche un generoso piano di investimenti in risorse umane, con l’onboarding di 150 nuove persone per la filiale italiana e l’attuazione del programma Generation Oracle (Gen O) condotto a livello EMEA. «È un’iniziativa – spiega il country manager – che prevede in tre anni l’assunzione di 400 talenti neolaureati, a cui viene offerto un programma di formazione ad hoc e la possibilità di vivere esperienze internazionali per conoscere culture e modi di lavorare diversi».
La componente IaaS e PaaS in ascesa
Andrea Sinopoli, responsabile italiano delle componenti Infrastructure-as-a-Service e Platform-as-a-Service di Oracle, conferma il ruolo giocato dalla nuova Cloud Region milanese come acceleratore delle iniziative di trasformazione digitale dei clienti nazionali.
«Abbiamo realizzato progetti importanti – dichiara il manager – nel mondo dei Finacial Services e nel settore della Sanità. In ambito IaaS e PaaS, Il tasso di crescita relativo all’adoption, ovvero all’acquisizione di nuovi clienti, si è attestato al 40%».
Sinopoli spiega l’attrattività esercitata dal cloud Oracle sul mercato italiano in virtù delle sue peculiarità. Innanzitutto, l’infrastruttura meneghina (come le “gemelle” straniere) è stata costruita secondo il paradigma Gen2, che conferisce caratteristiche di classe enterprise relativamente a sicurezza, performance, predicibilità, automazione dei servizi.
Inoltre, il vendor mette a disposizione delle aziende l’offerta Dedicated Region Cloud @ Customer, che permette di replicare all’interno del datacenter proprietario del cliente il cloud pubblico Oracle in tutte le sue componenti infrastrutturali e applicative, nonché caratteristiche distintive per la gestione di workload critici. Una referenza importante, annunciata recentemente, per questa tipologia di servizi è Vodafone.
Infine l’approccio multi-cloud è particolarmente apprezzato dalle aziende perché, come evidenzia Sinopoli, «facilita l’adozione della nuvola, scongiura il rischio di lock-in, permette una strategia best-of-breed». In questa ottica, Oracle ha stabilito collaborazione con tutti i principali operatori del settore, in particolare Amazon Web Services e Microsoft.
In Europa, la partnership con la multinazionale di Redmond si è spinta fino a un rapporto di co-location presso l’infrastruttura condivisa di Francoforte, in Germania. Qui vengono ospitati i datacenter Azure e OCI (Oracle Cloud Infrastructure) con l’obiettivo di minimizzare la latenza, fornendo al cliente un punto di accesso univoco (Single Sign On), supportato da servizi condivisi.
Guardando al futuro, Sinopoli conferma la volontà di continuare a investire sull’ecosistema dei partner, in particolare con un programma per i CSP (Cloud Service Provider) rivolto ai grandi system integrator, che diventano gestori dei servizi IaaS e PaaS di Oracle su cui integrare le proprie componenti applicative.
Tra gli obiettivi a breve termine, la multinazionale intende arrivare ad avere 44 Cloud Region a livello globale entro fine anno, partendo dalle 37 attuali.
La trasformazione in chiave cloud native
A Giovanni Ravasio, VP e Country Leader per le Cloud Applications di Oracle Italia, spetta il compito di fornire i dati sulle componenti applicative di Oracle. «In Italia – esordisce – stiamo vivendo una grande energia da parte delle aziende pubbliche e privato. I clienti hanno la volontà di investire anche grazie al supporto del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, tuttavia ci chiedono tecnologie sostenibili, in grado di durare sul lungo periodo. Il modello cloud native è la chiave per rispondere a queste esigenze».
Ravasio sottolinea che Oracle ha investito molto nello sviluppo di applicativi SaaS, tanto che per 49 volte è stata collocata in posizioni di leadership nei quadranti di mercato pubblicati dai principali analisti del settore.
«Le soluzioni cloud native – prosegue il manager – offrono indubbiamente una serie di vantaggi, tra cui la disponibilità di features integrate che evitano le personalizzazioni oppure l’approccio incrementale che permette di colmare i gap funzionali ogni tre mesi. Nell’ultimo fiscal year, le applicazioni di Human Capital Management hanno registrato una crescita del 90% anno-su-anno, mentre i sistemi di Enterprise Resource Planning del 43%».
Le piattaforme ERP oggi si stanno evolvendo rispetto alla concezione tradizionale, non solo nelle architetture, ma anche nelle funzionalità: ad esempio, diventa sempre più importante la capacità di raccolta, analisi e reportistica rispetto ai dati ESG (Environment, Society, Governance) che, in alcuni settori e dimensioni di impresa, sono già previsti da specifiche regole.
Tuttavia, Ravasio chiarisce che occorre ancora un cambiamento di prospettiva culturale: modernizzare il gestionale non significa attuare una migrazione da un datacenter proprietario a un’infrastruttura sulla nuvola, ma piuttosto cambiare modello architetturale.
Sostenibilità e innovazione
Durante la conferenza stampa, sono state portate alla luce altre sottolineature. Ad esempio, l’impegno di Oracle sul tema della sostenibilità: entro il 2025, tutti gli uffici e i datacenter a livello mondo saranno alimentati da energie rinnovabili (per le Cloud Region europee è già così) mentre, entro il 2030, la multinazionale intende essere a impatto zero.
Infine, Oracle ha attivato numerosi progetti nel mondo della ricerca e dell’innovazione: Oracle For Research è una iniziativa per fornire risorse cloud e tecnologie a supporto di progetti di ricerca in vari ambiti, che potranno influenzare la vita delle persone entro i prossimi cinque anni; Oracle Open Data ha l’obiettivo di connettere e rendere disponibili ai ricercatori grandi data set scientifici su calamità naturali e altri fenomeni impattanti; Oracle Labs sono i laboratori di ricerca e sviluppo della corporate, che collaborano anche con il mondo universitario (in Italia, i Labs di Zurigo hanno portato avanti un progetto sulla fruibilità dei dati clinici con l’Università Federico II di Napoli).