La trasformazione digitale incide su prodotti, metodologie e organizzazione ma non cambia lo spirito imprenditoriale dell’impresa italiana. E il caso di Fracarro, azienda nata nel 1933 dalla passione di due fratelli per il mondo allora nascente della radio, passata dalla costruzione dei primi ricevitori tv elettromeccanici a disco di Nipkov alle antenne che, dal 1954 in poi (anno di inizio delle trasmissioni televisive in Italia) ne hanno segnato la fortuna. La società resta ancora oggi a conduzione familiare, malgrado le circa 300 persone impiegate tra la sede di Castelfranco Veneto, uno stabilimento di produzione a Tunisi e alcune aziende commerciali in Francia, Regno Unito e Thailandia. Come società tecnologica, Fracarro ha già vissuto sulla propria pelle molte trasformazioni: “L’ultima, quella digitale, ha cambiato completamente i prodotti”, racconta a ZeroUno Claudio Umana, CIO della società. Dall’antenna alla presa del televisore, tutto ciò che sta nel mezzo è cambiato: “Oggi tutto rassomiglia a una rete IP – spiega Umana -. Segnali a radiofrequenza che in passato erano filtrati e amplificati con tecnologia analogica sono elaborati e trasmessi in digitale. Le antenne hanno acquisito la capacità di comunicare con gli esseri umani [l’ultimo prodotto, presentato all’inizio di aprile, segnala all’installatore quando viene raggiunto l’ottimale allineamento del segnale, ndr], la distribuzione dei segnali usa la fibra ottica, come nell’impiantistica Fracarro impiegata nel Bosco Verticale [il più moderno grattacielo residenziale dello skyline milanese, premiato, nel 2017, come il grattacielo più bello del mondo, ndr]”. Insomma i prodotti cambiano e di concerto deve cambiare l’azienda.
L’innovazione inizia dal cloud
Dal 2001 Fracarro utilizza SAP per tutte le varie realtà del Gruppo, filiali e agenzie. Oltre che all’ambiente SAP, l’IT dà supporto alle attività di progettazione: “Attività che dall’idea iniziale non si conclude con il prodotto finale – spiega Umana -, ma comprende anche la progettazione della linea di montaggio, delle macchine per l’automazione delle attività di taratura e collaudo”. Per garantire flessibilità, Fracarro ha sempre preferito impiegare componenti IT di tipo standard rispetto a quelle proprietarie: “Dalla scelta dei sistemi Unix e poi Linux dei primi anni 2000, siamo passati all’impiego della virtualizzazione”. Questo ha permesso di allontanare il team IT dalla gestione delle sale macchine per dedicarsi al supporto delle line of business: “Abbiamo scelto di lavorare ‘per servizi’ quando questo costituiva una novità e il mercato non era ancora pronto – continua il manager –. Le prime migrazioni sul cloud le abbiamo progettate quando i servizi Google non erano ancora conosciuti in Europa”.
Who's Who
Claudio Umana
I primi strumenti che Fracarro ha utilizzato in cloud sono i tool di collaborazione aziendale oggi noti come G-Suite: “Abbiamo iniziato nel 2008 e ci hanno aiutato a scoprire modi di lavorare più veloci e agili – precisa Umana -. Il personale può avvalersi del controllo di presenza per utilizzare la messaggistica istantanea al posto dell’e-mail. Più persone possono collaborare su uno stesso documento senza necessariamente ritrovarsi assieme”.
Il cloud ha cambiato il modo di lavorare: “Nel 2015 abbiamo completato il porting su cloud dei landascape SAP , diventando a tutti gli effetti una serverless company”. Il Team ha affinato la conoscenza delle piattaforme cloud Google, Azure (Microsoft), e SoftLayer (IBM).
All’inizio dell’anno Fracarro ha completato la migrazione delle componenti transazionali del Gruppo Fracarro: tutti i landscape SAP, la piattaforma EDI e la business intelligence; a fine marzo ha fatto la stessa operazione con le componenti dipartimentali di supporto dei sistemi di produzione e di collaudo: “Il passaggio in CLOUD ci ha permesso risparmi significativi – precisa Umana – pari a circa il 75%, passando alla Google Cloud Platform”. Grazie all’astrazione ottenuta con l’impiego della piattaforma open Cloud Foundry, il team IT riesce a gestire il ripristino dell’infrastruttura in Cloud in un’ora soltanto: “Un livello di flessibilità che potremmo sfruttare in futuro per far girare la stessa applicazione su cloud diversi – ipotizza Umana –. Potrebbe essere utile per incrementare le prestazioni oppure per avere un disaster recovery multi-provider”. Pur avendo una parte cospicua delle proprie attività in Tunisia, il cloud non è un problema per Fracarro: “La banda di rete nello stabilimento di Tunisi è limitata a 100Mb/s che scendono a 2Mbp/s nell’attraversamento del Mediterraneo. Abbiamo comunque valutato che ci è sufficiente”.
Come è cambiato il ruolo dell’IT e il rapporto con il business
I cambiamenti indotti dalla tecnologia incidono sull’organizzazione IT, sui processi e sulla cultura aziendale. La gestione IT di Facarro è affidata a 5 persone che operano dalla sede italiana con consistenti collaborazioni esterne. “Gli aspetti culturali vengono oggi prima di quelli tecnologici e il nostro impegno è aiutare le persone del business a chiederci ciò di cui hanno bisogno, ma che non conoscono”, spiega con una battuta Umana. Il team IT sa cosa si può fare con la tecnologia, ne ha dimestichezza e deve fare da mediatore culturale con le altre persone dell’azienda: “Non siamo l’ufficio acquisti dei servizi IT – afferma Umana -, il nostro compito è conoscere le sfide dell’azienda, fare esperimenti, ideare ciò che può dare aiuto, ben sapendo che nessuno nei reparti potrà darci specifiche esatte di ciò che non conosce”. Per questo in Fracarro è stata introdotta la metodologia Agile Scrum: “Facciamo lavorare le persone IT e gli utilizzatori su prototipi successivi fino a ottenere il risultato che desiderano. Questo metodo abitua le persone a raccogliere e sviluppare idee, muoversi nei processi che hanno evoluzione continua”. Un impegno di Fracarro è aiutare l’evoluzione dei clienti installatori, parte terminale e debole della filiera: “Si tratta solo in Italia di decine di migliaia di realtà che vanno da moderne aziende d’impiantistica a singoli professionisti – precisa Umana -. L’istruzione che un tempo era limitata a documenti testuali e foto è oggi fatta anche con strumenti digitali, prodotti direttamente dal Marketing attraverso gli strumenti della G-Suite”.
Il segreto della contaminazione
Per migliorare l’adozione in azienda di modalità di lavoro digitali, Umana ha trovato utile stimolare la contaminazione culturale attraverso la creazione di ‘circoli trans-dipartimentali’. Ad esempio lo ha fatto per estendere l’uso degli strumenti per il supporto decisionale nell’ambito della produzione: “Oltre a chiedere alle persone interessate quali erano i dati analitici a loro più utili, abbiamo creato occasioni di confronto e di trasferimento dell’esperienza con le persone del reparto marketing, per esigenze professionali molto più avanti nell’utilizzo della BI”. Il confronto tra persone con differenti competenze ha aiutato il cambiamento e a trovare soluzioni migliori. In alcuni ambiti non è possibile farne a meno: “È il caso di tecnologie come l’AI e la blockchain – spiega Umana -. L’IT racconta in azienda come funzionano, ma poi occorre l’ingaggio delle altre persone che suggeriscono idee su come impiegare queste tecnologie nei prodotti”. Umana ha trovato molto utili in campo business le funzioni social offerte dallo strumento Google+, peraltro tra i meno fortunati del portafoglio Google: “La struttura ‘a cerchie’ [caratteristica di Google+ ndr] calata nella logica dei processi aziendali ci aiuta ad associare le persone che possono dare contributi a specifici progetti, a prescindere dai dipartimenti dove lavorano”.
Come attingere alle fonti dell’innovazione
Per portare l’innovazione in azienda, Umana ritiene importante accedere a fonti qualificate di documentazione come Harward Business Review, “che adoro per il taglio insieme business e tecnologico –precisa il manager -. Soluzioni che a prima vista appaiono distanti possono stimolare idee applicabili al nostro lavoro”. Umana ritiene importante anche il confronto con i fornitori di servizi cloud, i clienti e le associazioni di categoria: “È importante essere parte della giuria dei Digital360 Awards. Non solo mi permette di ‘respirare’ l’aria di realtà innovative, ma ci obbliga al confronto con i colleghi di altre società creando occasioni dalle quali nascono stimoli per approfondire nuovi argomenti”. Già in passato Umana ha trovato utile l’approccio partecipativo nell’esplorazione delle tecnologie. “È successo con l’IoT. Con altri colleghi ci siamo chiesti se fosse interessante e con il dipartimento di Management dell’Università di Venezia e altre quattro aziende abbiamo avviato un laboratorio, poi allargato ad altre realtà del territorio”. Oltre all’IoT, alle evoluzioni cloud, AI e blockchain, tra gli altri temi d’interesse per l’IT di Fracarro c’è l’identità digitale. L’acquisizione di startup è un’opzione per Fracarro? “Ci abbiamo provato, ma non sono mai andate in porto, forse perché abbiamo già al nostro interno lo spirito della startup e riusciamo a sviluppare l’innovazione all’interno dell’Azienda avvalendoci anche delle collaborazioni con le università di Venezia e Padova ”.