Lo stato dell’arte di blockchain (BC) e artificial intelligence (AI), utile per comprendere limiti e potenzialità di impiego nella pubblica amministrazione, viene delineato con l’aiuto di Mauro Bellini, Direttore pagamentidigitali.it e blockchain4innovation.it e Alessandro Longo, Direttore responsabile Agendadigitale.eu.
Per quanto riguarda la BC, la tecnologia è maturata negli ultimi tempi in termini di performance e scalabilità, garantendo interoperabilità e integrabilità con altre tecnologie, in particolare IoT, indispensabili per affrontate tematiche di tracciabilità e certificazione. Sono al contempo cresciute le decentralised application (DApp) e la tokenizzazione, con applicazioni Non-Fungible Token (NFT) e digital identity. Per consentire nuove forme di ingaggio e coinvolgimento dei cittadini, indispensabili per un ulteriore sviluppo, serve tuttavia un respiro normativo e di governance sovranazionale.
La UE ne è consapevole e ha lanciato numerose iniziative come European Blockchain Partnership (EBP) ed European Blockchain Service Infrastructure (EBSI), a cui l’Italia partecipa attivamente. Il percorso sembra però ancora piuttosto tortuoso, frenato dalla difficoltà di conciliare una rete blockchain pubblica con l’esigenza di tutelare i dati e rispettare la regolamentazione fissata dal GDPR. In Italia, nel frattempo, sono stati identificati alcuni ulteriori ambiti di applicazione, come la gestione digitale certificati pubblici, la tracciabilità della filiera del Made in Italy e lo sviluppo di modelli energeticamente sostenibili.
Fra le novità in ambito AI va segnalata la proposta di regolamentazione, lanciata nel 2021 dalla Commissione europea, ancora in fase di esame. Un altro elemento di novità è l’accelerazione indotta dalla pandemia nell’adozione di soluzioni basate su AI. In questo contesto la PA, non può che condividere gli obiettivi della Commissione Europea, che punta da un lato a realizzare una AI di eccellenza, con un approccio etico, e dall’altro a promuovere la fiducia.
Puntare alla condivisione anche al proprio interno, superando i silos informativi, è la condizione per la PA per essere credibile nel promuovere la condivisione con i cittadini. I casi di MIMS e ACI, evidenziano che si può andare oltre un approccio conoscitivo e sperimentale per realizzare progetti realmente efficaci.
Blockchain e AI per la gestione delle opere pubbliche
Dopo il crollo del ponte Morandi di Genova è stato avviato l’Archivio Informatico Nazionale Opere Pubbliche (AINOP), una sorta di deposito in cloud dei progetti. Come spiega Mario Nobile, Direttore Generale per i Sistemi Informativi e Statistici del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims), la tecnologia BC si adatta perfettamente alle caratteristiche fondamentali delle opere pubbliche. “Il progetto è unico e immutabile, in termini di provenienza e autenticità, ma può essere maneggiato con varianti che devono essere assolutamente tracciabili” spiega. “La tecnologia blockchain agisce sul processo tramite norme (come accade nella PA) e consente la condivisione e con tutti i portatori di interesse, progettisti, collaudatori e produttore di materiali”.
Il successo dell’iniziativa, certificata dall’adesione di comuni anche di piccole dimensioni, richiede un controllo più attento di quanto depositato. Entra così in gioco l’AI, attraverso l’introduzione di un motore di analisi semantica la cui funzione è quella di evitare, per esempio, possibili errori di classificazione. Il progetto guarda non solo all’interno della PA, ma punta alla relazione attiva con i cittadini sia per aumentare la trasparenza, indispensabile per creare fiducia, sia per favorire le loro segnalazioni.
In prospettiva, il progetto e le tecnologie impiegate potrebbero essere il nucleo per adottare, anche in Italia, la metodologia Building Information Modeling (BIM), che crea un modello digitale per gestire l’intero ciclo di vita dell’opera e capace di tracciare il codice fiscale dei materiali da costruzione impiegati. “Non è un sogno” dichiara Nobile. “Ho visto io stesso imprese italiane adottare all’estero il modello BIM”.
Blockchain e AI al servizio di una mobilità sicura
I progetti ACI basati su blockchain e Intelligenza Artificiale puntano alla sicurezza della mobilità e alla trasparenza del mercato. “Stiamo lavorando per creare un fascicolo informativo del veicolo e fornire informazioni certificate e sicure, utili soprattutto per garantire trasparenza e simmetria informativa nel mercato dell’usato” sottolinea Francesco Castanò, Vice Direttore Generale di ACI Informatica. “L’applicazione della blockchain è ideale per creare fiducia, trasparenza, sicurezza e un ecosistema basato sulla compartecipazione di più attori per alimentare i dati, garantendo immutabilità e tracciabilità delle informazioni”.
È il caso di un progetto, già operativo come app nell’Aci Space, che consente al proprietario di inserire in modo indelebile le informazioni sul veicolo, accessibili anche per altri operatori che in prospettiva contribuiranno a inserire aggiornamenti tracciabili come le revisioni, eventuali sinistri e passaggi di proprietà.
L’AI, in questo contesto, è invece impiegata nella creazione di un’app, in fase di sviluppo, per supportare il guidatore mettendo a sua disposizione una sorta di assistente al viaggio. “La sicurezza stradale dipende da più variabili e dati di diversa origine, che devono essere integrati: limiti di velocità, condizioni atmosferiche e del manto stradale e informazioni sul traffico” spiega Castanò. Il risultato è una chatbot intelligente che, interpretando le richieste dell’utente e il contesto, dialoga con il guidatore, per fornire consigli e ricordargli di adottare comportamenti di guida sicuri.
In conclusione, le tecnologie avanzate sono disponibili e mature, le best practice cominciano a circolare. Ma per un impiego esteso che punti anche al coinvolgimento degli attori dell’ecosistema, primi fra tutti cittadini, la PA deve svolgere un ruolo trainante. Per un impiego non sporadico o sperimentale di tecnologie come BC e Artificial Intelligence (AI), la PA dovrebbe intraprendere da un percorso di trasformazione culturale per acquisire la capacità di coinvolgere gli attori degli ecosistemi implicati in una relazione attiva, di collaborazione e di dialogo.