Carpe Diem, Mario!

Pubblicato il 03 Feb 2012

stefanoubertifoppa70

Dopo la liberalizzazione, la…semplificazione (o de burocratizzazione, se preferite). Lo scorso 27 gennaio il governo ha approvato il pacchetto di iniziative (decreto legge) “Semplifica Italia”. “È la terza iniziativa di spessore in due mesi – ha dichiarato il Presidente del Consiglio Mario Monti – per dare all’Italia un’economia più produttiva e competitiva e dunque più forte, liberando il suo potenziale di crescita e di occupazione.

Questo pacchetto di misure – ha continuato il premier nella sua nota ufficiale – intende modernizzare i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, puntando sull’Agenda Digitale e l’innovazione”. Parole importanti che però, se ci pensate bene, suonano come già sentite più e più volte in passato. Certamente il contesto è cambiato.
Oggi alla guida ci sono tecnici di spessore: il decreto legge vede infatti il coinvolgimento diretto del Ministro per la pubblica amministrazione e semplificazione, Filippo Patroni Griffi, del Ministro per lo sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera, e del Ministro dell’istruzione, università e ricerca, Francesco Profumo. Si tratta di personalità ben distanti dall’immobilismo politico, che privilegiava interessi di partito ed elettoralistici a scapito della crescita del paese e che ha spesso caratterizzato buona parte dei ministri degli anni passati; per non parlare, in alcuni casi, della quasi inesistente credibilità internazionale che tali personaggi avevano. Cose che invece, almeno sulla carta, oggi non contraddistinguono i “tecnici” di tutto l’esecutivo Monti.
Ma il pacchetto “Semplifica Italia” era atteso da molti soprattutto per capire, nel merito, quale fosse la roadmap di avvicinamento all’Agenda Digitale europea, attraverso la quale sono stati definiti precisi criteri di sviluppo e di iniziative per la crescita dell’economia della zona euro da attuare entro il 2020.
Leggiamo ancora la nota ufficiale: “Grande spessore è dato all’Agenda Digitale. Quest’ultima è stata finora uno dei punti deboli delle politiche di governo.
‘Semplifica Italia’ la rende obiettivo prioritario. Le misure del provvedimento intendono aumentare l’efficienza dell’azione amministrativa, potenziare gli strumenti informatici di negoziazione, alleggerire le procedure di contrattazione per il mercato elettronico della pubblica amministrazione e incrementare la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici”.
Quattro sono i punti principali nei quali si struttura l’azione dell’Agenda Digitale italiana:
1) La costituzione di una “cabina di regia” per lo sviluppo della banda larga e ultra-larga. Questo ruolo dovrebbe essere affidato al Ministro per lo sviluppo economico, infrastrutture e trasporti, Corrado Passera. L’obiettivo, peraltro più volte esplicitato nel corso delle ultime legislature, è quello di ridurre il “deficit infrastrutturale” tra le differenti zone d’Italia, con un conseguente digital divide da parte di circa 3,5 milioni di cittadini italiani (il 5,5% della popolazione). Secondo noi, un dato ancora sottostimato.
2) La diffusione in rete dei dati in possesso delle amministrazioni, realizzando il concetto di open data già presente in altre realtà europee.
3) Una maggiore dematerializzazione per una migliore condivisione dei dati tra le pubbliche amministrazioni grazie al ricorso al cloud, elemento di fruibilità condivisa oggi ancora di fatto inesistente presso la PA centrale e locale italiana.
4) Incentivi alle smart communities, spazi virtuali in cui i cittadini possono scambiare opinioni, discutere dei problemi e, soprattutto, stimolare soluzioni condivise in un confronto con le diverse pubbliche amministrazioni.
Va detto che c’è stata abbastanza delusione rispetto a quanto emanato dal governo. Le critiche principali ruotano attorno al fatto che, da un lato ci sono già oggi delle opportunità attuative di progetti e decreti che fin da subito potrebbero portare benefici alle imprese, cittadini e Pa e che invece languono per mancanza di governance e finanziamenti. Dall’altro lato, soprattutto, la critica principale è che più che un’agenda sembra l’ennesimo libro delle buone intenzioni, e che il decreto non fissa nel dettaglio strumenti, tempi, finanziamenti e scadenze. Insomma, il dubbio è che ci si trovi dinnanzi all’ennesima operazione di facciata.
A nostro avviso, concordando pienamente con questo rischio, ci sono però alcuni elementi di contesto differenti dal passato che devono essere considerate. Primo: la situazione economica italiana e internazionale autorizza pienamente il nostro paese (anzi spinge con decisione maggiore rispetto al passato) ad attuare nella pratica, delle operazioni di sviluppo improrogabili. L’azione del governo Monti, dopo la fase di rigore e tagli (con tutte le giuste critiche per aver identificato nelle fasce medie e basse i principali obiettivi di questa manovra, lasciando troppo al riparo chi forse doveva essere maggiormente interessato dalla manovra stessa) deve entrare, in tempi rapidi nella fase attuativa di sviluppo. E questa, se ci pensate bene, è un’occasione irripetibile. Il mondo politico, ansioso di rientrare in possesso delle proprie prerogative di governo del paese, guarda al governo Monti con la “clessidra in mano”. Ancora un anno e mezzo e poi, finalmente, potremo “riprendere le danze”, fatte di interessi di partito, di consenso elettorale (ci sono le comunali, le regionali, le politiche…). L’impianto economico e infrastrutturale di guida l’avranno messo a punto questi tecnici. Se riusciranno, in questo anno e mezzo, oltre che a definire criteri e organizzazione, anche ad attuare, ad incidere in profondità sui meccanismi primari che regolano il Paese (economici, finanziari, fiscali, infrastrutturali, normativi, ecc) attraverso opportuni investimenti e identificazione di precise responsabilità e progetti attuativi, forse riusciremo a ridurre l’imbarazzante gap “di civiltà” che ancora oggi esiste tra l’Italia e alcuni tra i principali paesi europei. Proviamo a non dimenticare l’esperienza di Passera e il suo grande lavoro per la riqualificazione e il rilancio di Poste italiane. Perché non si potrebbe provare a trasferire su scala nazionale, pur tra i mille problemi e resistenze, un’esperienza di digitalizzazione oggi ormai improrogabile? Consideriamo che in questo anno e mezzo, il governo Monti godrà di un credito obbligatorio proveniente sia dalle forze politiche sia dalla società. A parte alcune contestazioni di piazza di categorie che vedono smantellarsi le loro aree di protezione e privilegio, il Paese spera in un intervento strutturale su comunicazioni, scuola, pubblica amministrazione, sostegno allo sviluppo delle imprese. Un anno e mezzo è davvero poco ma questo governo Monti, è sicuro, capisce bene il valore economico e sociale di certi interventi. Capisce, ad esempio, che la stima dei risparmi, per il Paese, conseguibili grazie ad una piena digitalizzazione delle amministrazioni pubbliche, scuole, Sanità e Giustizia è di circa 30 miliardi di euro. E non ci sono, in questa fase, forti vincoli politici ad un intervento strutturale in questo senso proveniente da un governo tecnico. I limiti sono nella oggettiva difficoltà di questo immenso lavoro da fare e del poco tempo disponibile. Ma almeno impostando in profondità una revisione strutturale forse eviteremo, quando la politica avrà ripreso il sopravvento, di ritrovarci in un pericoloso immobilismo o peggio ancora, improvvisazione, come da anni avviene, ad esempio, per quanto riguarda la messa a punto delle più importanti riforme per il paese. E allora, come diceva Orazio, Carpe diem, Mario Monti! Questo è il momento!

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