Cosa ci insegna l’esperienza Bisazza?

In tema di consolidamento delle risorse It, chiediamo a Guido Pagnini, It Research director di Idc Italia (nella foto), quali condizioni possano portare un’azienda a considerare un progetto come quello attuato da Bisazza e quali vantaggi in efficienza e qualità dei servizi It ci si possa aspettare

Pubblicato il 14 Dic 2006

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ZeroUno: Quale relazione possiamo tracciare tra un progetto tipicamente tecnologico come il consolidamento server e i suoi effetti sullo sviluppo del business e sulla competitività di un’impresa?
Pagnini: Incominciamo con il dire che un progetto di consolidamento di una piattaforma It sovente si accompagna a una riorganizzazione dei processi interni, il che ovviamente migliora la qualità dei servizi erogati agli utenti del sistema informativo. Questo miglioramento si esplica su due fronti: in primo luogo si può contare su una maggiore flessibilità ed efficienza nello sviluppo e nella installazione delle applicazioni, e in secondo luogo si ha una maggiore rapidità nei tempi di esecuzione. Questi vantaggi si evidenziano soprattutto quando alla centralizzazione si accompagna la virtualizzazione delle risorse. Per esempio, in un’azienda avente diverse linee di offerta e quindi di business, al bisogno di avere una nuova applicazione corrispondeva un tempo, e in molti casi corrisponde tuttora, la necessità di avere un nuovo server ad essa dedicato. In un sistema con risorse centralizzate queste possono facilmente essere riassegnate a diversi compiti in funzione delle richieste del momento o quando occorra un nuovo servizio. Questo significa avere una flessibilità operativa che pone l’intera infrastruttura a servizio del business.

Zerouno: La virtualizzazione era ed è una caratteristica dei mainframe. A prescindere dai livelli d’investimento, c’è molta differenza, ai fini della flessibilità, tra quanto realizzabile in un ambiente di macchine virtuali e la ridistribuzione delle risorse attuabile in un ambiente server consolidato
Pagnini: La tecnologia Vm offre una virtualizzazione spinta, che aumenta i livelli di flessibilità e disponibilità in quanto il sistema indirizza l’applicazione utente su una risorsa piuttosto che su un’altra in modo automatico ed in caso di malfunzionamento di una risorsa di storage o di elaborazione avviene una riconfigurazione altrettanto automatica sulle altre. In un ambiente server consolidato, invece, l’utilizzo delle Cpu avviene in base ad un’assegnazione preliminare. Ma essendo questa facilmente modificabile si può ugualmente parlare di risorse virtualizzate.

Zerouno: Specialmente se, come nel nostro caso, l’elaborazione si appoggia ad uno storage pienamente virtualizzato, con riassegnazione automatica e dinamica degli spazi… Ma, tornando al consolidamento dei server, quando, a suo parere, conviene a un’azienda considerare un tale progetto?
Pagnini: La server consolidation ha senso in due casi, diversi tra di loro. Il primo caso è quando la gestione dei server avviene a fronte di un numero di applicazioni ridotto, o al limite di una sola applicazione, ma il cui funzionamento è critico per il business. Per esempio: in una banca ogni sportello ha un server o più di uno, per cui se l’istituto ha tremila sportelli deve gestire quattromila server. Ora, anche se il consolidamento di questi server è un processo difficile, se si dispone di connettività sicura e a banda larga alla fine conviene comunque farlo, anche come costi, e gestirli all’interno di una server house. Il secondo caso è quando, più che l’applicazione, è critico consolidare le banche dati. Avere più applicazioni spesso implica avere diversi database, con una ridondanza di dati che si traduce in maggiori possibilità di errori. In questa situazione realizzare una sola banca dati all’interno di un ambiente consolidato significa migliorare la qualità di tutti i servizi It che da quei dati dipendono, oltre che semplificare la gestione del sistema.

Zerouno
: A questo proposito, passando ad un livello superiore di governo, cioè dalla gestione del sistema alla gestione globale dell’It, come vede il consolidamento delle piattaforme nei confronti della cosiddetta It governance?
Pagnini: È senza dubbio un punto di partenza, perché essendo l’assegnazione delle risorse alle varie attività gestita e monitorata in modo centralizzato diventa poi più facile svolgere compiti tipici dell’It governance, come il controllo dell’uso del software, il tracciamento degli upgrade e così via. Vorrei aggiungere, a questo proposito, che a mio vedere i processi di consolidamento e di virtualizzazione delle risorse It vanno comunque inseriti in un percorso più generale che ha a che vedere prima con la standardizzazione delle applicazioni e poi con il concetto della Service oriented architecture, in un discorso di gestione e di efficienza di tutte le attività di sourcing dei servizi It. Ma qui esuliamo dal campo delle tecnologie per andare, appunto, in quello del livello di servizio erogato.

Zerouno: E appunto sui servizi It, in quali applicazioni un’industria manifatturiera, come è quella da noi considerata, può trarre maggior vantaggio dal consolidamento delle risorse?
Pagnini: Nel settore manifatturiero le applicazioni che meglio si adattano ad essere portate su piattaforme consolidate sono, oltre alle gestionali, quelle di Crm e che trattano il rapporto con i clienti e i fornitori, nonché la supply chain e la logistica. Questo perché trattandosi di applicazioni che forniscono al business servizi differenziati tra loro traggono maggior vantaggio da un’infrastruttura flessibile e virtualizzata. In pratica: se la produzione, la logistica o chi altri, ha bisogno di un’applicazione particolare o vuole continuare ad usare un suo vecchio applicativo perché funziona bene, lo si può fare rapidamente e senza dover configurare server ad hoc né aggiungere storage superfluo.

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