Data center Enter: più green, più economico

La nuova architettura del data center ha portato, oltre a efficienza e minori costi, nuove competenze green oriented. Nella foto Mariano Cunietti, technical manager di Enter

Pubblicato il 08 Mar 2010

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Maggior flessibilità, maggior integrazione, migliore efficienza. Il tutto riducendo i costi. Sono questi i risultati raggiunti da Enter con l’apertura di un nuovo data center che, nella logica del consolidamento, della virtualizzazione e dell’ottimizzazione dell’efficienza energetica, si è rivelato anche “molto green”, dato che oggi l’intera infrastruttura è alimentata al 100% con energia proveniente da fonti rinnovabili. Connettività e servizi di data center sono il core business di questa società che nasce nel 1996 come Internet Service Provider. Enter dispone di due data center, uno dei quali merita una particolare attenzione dato che è stato oggetto di un importante e impegnativo progetto nato dall’esigenza di supportare la crescita della società. “Lo sviluppo del data center si è inserito nel quadro di un ampliamento dell’intera azienda che, per poter offrire e garantire servizi migliori, si è dovuta adeguatamente organizzare anche dal punto di vista tecnologico”, esordisce Mariano Cunietti, technical manager della società. “Compito tutt’altro che semplice, dato che siamo passati da un data center di 50 mq, presso la nostra sede, a uno di 400 mq che, al di là delle dimensioni dell’immobile, ha richiesto un laborioso sforzo progettuale”.
“Inizialmente abbiamo studiato un progetto di ristrutturazione che prevedeva l’ampliamento del nostro data center in house ma, quasi contestualmente, abbiamo ricevuto la proposta di disegnare la nuova infrastruttura all’interno del polo tecnologico di Milano Caldera. Situazione che abbiamo colto non solo perché è il polo che oggi ospita i principali data center italiani, ma anche perché è adiacente al Milan Internet Exchange (Mix), ossia lo snodo principale di Internet in Italia”, sottolinea Cunietti.
Passare da 50 a 400 mq (necessari per poter garantire una crescita scalabile) ha subito fatto insorgere un problema di non poco conto: i costi. “Fino a quel momento, non avevamo ben chiaro quanto fossero i costi dei nostri consumi energetici che, tra l’altro, non abbiamo mai conteggiato nell’offerta dei servizi che proponiamo – ci tiene a sottolineare il manager di Enter -. Ampliare l’infrastruttura comportava un aumento di costi che necessitava di essere calcolato e valutato in dettaglio”. Compito che Cunietti ha svolto con “calcolatrice alla mano e intere settimane di studio delle bollette energetiche”, resosi necessario anche per valutare poi le proposte degli operatori (Edison per il data center; A2A pergli uffici). Compresi i costi, i consumi, le dispersioni/perdite, ecc., è iniziata la fase implementativa che per Enter ha significato: “Consolidamento dei server (scegliendo i blade), dello storage, della rete e degli impianti di condizionamento (raffreddamento ad espansione d’aria con tecnologie Emerson) e di continuità elettrica (Ups e gruppi elettrogeni); virtualizzazione per arrivare a un vero e proprio Virtual Data Center e infrastruttura di alimentazione e cooling ad alta densità”, enfatizza Cunietti. “I risultati in termini energetici? Sono presto detti: abbiamo ridotto fino al 20% i costi di ogni singolo kWh, con contratti più efficienti; realizzato un’infrastruttura di alimentazione elettrica ridondata; raggiunto un indice PUE (Power Usage Effectiveness) di 1,70 (dagli 1,9 da cui eravamo partiti)”.
“Grazie a questo progetto abbiamo maturato competenze nell’ottimizzazione del consumo energetico, nella capacità di misurazione di elementi come energia, raffreddamento, dispersione e nel controllo dei costi. Competenze che ci hanno permesso di entrare nel progetto EnergIT [vedi articolo a pag 12 – ndr] che ha lo scopo di fornire best practice e competenze nella valutazione dei progetti di data center non solo sulla base delle performance, ma anche sul fronte dell’ impatto energetico e ambientale (attraverso questo progetto sarà possibile misurare e quindi prevedere l’impatto dei costi energetici sull’attività di una qualsiasi infrastruttura hardware/software)”, conclude Cunietti.

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