La città che produce e crea lavoro potrebbe essere abilitata dalla Smart Urban Infrastructure proposta dall’Osservatorio Internet of Things (Iot) della School of Management del Politecnico di Milano che nasce dall’analisi delle grandi potenzialità derivanti dalla presenza sul nostro territorio di 5 milioni di oggetti intelligenti già interconessi, nel 2012, con una crescita del 25% rispetto all’anno precedente e un mercato, legato a queste soluzioni, da oltre 800 milioni di euro. Si tratta di una crescita che segue il trend internazionale che vedeva, nel 2009, 2,5 miliardi di dispositivi interconnessi a Internet con un unico indirizzo Ip e ne vedrà 30 miliardi nel 2020, secondo le previsioni Gartner. “Il digitale cambierà moltissimo il mercato It attraverso l’Internet of Things. Nei settori delle telecomunicazioni e della tecnologia, i ricavi derivanti dall’Internet of Things supereranno i 309 miliardi di dollari entro il 2020”, ha detto Peter Sondergaard Senior Vp, Gartner Research, in occasione del Symposium/ITxpo 2013, lo scorso ottobre.
“L’Internet of Things è un paradigma tecnologico dal potenziale applicativo sconfinato, con una varietà di tecnologie abilitanti, che può avere impatti importanti sulle attività di imprese e pubbliche amministrazioni, oltre che modificare in meglio la vita delle persone”, ha affermato, commentando i dati del Rapporto, Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio IoT del Mip.
Gli ambiti di applicazione in Italia
La smart city potrebbe essere l’ambito di sviluppo ideale per l’IoT se si riuscissero a integrare applicazioni già consolidate, ma impiegate in ambiti diversi. Le più diffuse in Italia sono nell’ambito smart car, che riguarda il 42% del totale degli oggetti connessi, seguito dai contatori intelligenti per la misura dei consumi, con 1,4 milioni di oggetti intelligenti connessi, e la gestione in remoto di asset di valore nelle Utility. La gestione automatica di impianti e di sistemi per il risparmio energetico e sicurezza degli edifici riguarda il 9% delle applicazioni, mentre, tra le altre soluzioni consolidate, si segnala il 5% di applicazioni per la gestione delle flotte aziendali.
Il futuro di Iot è nella Smart City
Ad oggi in Italia appare ancora limitata la diffusione di soluzioni che facciano ricorso a tecnologie di comunicazione diverse da quella cellulare. Vi sono però alcuni ambiti specifici promettenti, come per esempio l’illuminazione pubblica, dove i lampioni interconnessi possono consentire di ridurre i consumi energetici e i costi di manutenzione, per i quali l’Osservatorio prevede ottime possibilità di sviluppo.
Sulla spinta dei bandi di finanziamento dell’Unione Europea e del Miur, si inizia a registrare un forte interesse soprattutto in ambito smart city e smart environment, con applicazioni basate su reti di sensori wireless o su dispositivi mobili come gli smartphone e i tablet che facilitano il coinvolgimento degli utenti consumer; queste tecnologie avranno un ruolo di crescente importanza nell’affermazione del paradigma IoT, secondo l’Osservatorio.
Il cammino tuttavia non è in discesa: ci sono barriere di carattere economico (costi elevati, capacità di spesa limitata, difficoltà nella valorizzazione dei benefici e quindi nella giustificazione degli investimenti); organizzativo (gestione del cambiamento e dell’innovazione, governance) e anche tecnologico (standard di comunicazione e applicativi, efficienza energetica dei dispositivi). Per facilitare l’evoluzione, la Ricerca ha individuato in una nuova rete di comunicazione, nativamente condivisa tra più applicazioni, una possibile soluzione per superare i principali ostacoli; si chiama Smart Urban Infrastructure (Sui) per la cui adozione ha valutato i benefici.
I benefici per la città dalla Smart Urban Infrastructure
Lo studio del Politecnico suggerisce un’infrastruttura in grado di creare sinergia fra i contatori intelligenti, per il gas approfittando della normativa (che prescrive l’installazione di contatori intelligenti presso almeno il 60% delle utenze domestiche entro la fine del 2018), la luce e l’acqua e altre applicazioni, come per esempio l’illuminazione pubblica, il monitoraggio ambientale, quello dei parcheggi, del traffico, degli spazi verdi e dei consumi.
Un ambito particolarmente interessante potrebbe essere proprio la gestione dei consumi dell’acqua che vede in Italia grandi sprechi. L’introduzione di contatori intelligenti, in grado di comunicare i dati effettivi di consumo, avrebbe importanti ricadute sul monitoraggio delle perdite fisiche (quasi il 30% dell’acqua viene persa lungo la rete) e amministrative.
La Sui potrebbe inoltre aprire le porte allo sviluppo di applicazioni B2C totalmente nuove. Si possono per esempio ipotizzare app per smart phone che consentano il dialogo via Internet con oggetti intelligenti collocati nelle case permettendo di monitorare l’ambiente (temperatura, umidità), i movimenti di animali domestici, la necessità di irrigazione delle piante, di gestire sistemi antintrusione, ecc.
Si creerebbe di conseguenza anche un interessante indotto per l’industria hi-tech dedicato allo sviluppo di app B2C, come negli esempi precedenti, ma anche B2B rivolto ad aziende e amministrazioni, come nel caso di soluzioni per gestione e monitoraggio dell’illuminazione pubblica e degli edifici o la gestione dei parcheggi. Un caso interessante di stimolo all’imprenditoria è stato App4Mi, il concorso indetto dal Comune di Milano, in collaborazione con Rcs e Digitalmagics, per la creazione di app utili alla città in vari ambiti, come mobilità, turismo, disabilità, cultura, green, che ha premiato 10 soluzioni su oltre 1000 progetti presentati. L’Osservatorio ha poi misurato i costi di un’infrastruttura di questo tipo applicandoli a una media città italiana (70mila abitanti, 60 kmq) interessata a implementare tre applicazioni: smart metering gas, illuminazione pubblica e monitoraggio del contenuto dei cassonetti per la gestione dei rifiuti. Ne deriverebbero risparmi significativi compresi tra il 25% e il 50% dei costi di investimento e tra il 50% e il 70% dei costi operativi rispetto al caso in cui ciascun servizio fosse implementato indipendentemente dagli altri. E i benefici crescerebbero ulteriormente all’aumentare del numero di applicazioni attivate.