Il tema del Green IT può essere affrontato per gradi, ed esistono diversi livelli di approccio corrispondenti a diversi livelli di impegno da parte dell’azienda. Qualunque azienda utente di sistemi It – quindi la maggior parte delle aziende esistenti – può adottare un approccio tattico-incrementale con costi vivi nulli o bassissimi e con ritorni economici apprezzabili in tempi brevi.
Esistono infatti numerose azioni quick-win che permettono di ridurre considerevolmente il consumo dell’It “distribuito”, cioè di quei dispositivi presenti in tutti gli uffici, come pc, laptop e stampanti.
Ridurre sprechi e costi si può
È sufficiente fare un giro serale negli uffici o negli open space di una qualunque azienda per rendersi conto di quanti pc rimangano accesi per tutta la notte, consumando inutilmente centinaia e centinaia di watt ed accorciando la propria vita utile media. Stessa cosa in pausa pranzo. L’ideale sarebbe educare i dipendenti in questo senso, ma c’è una soluzione molto semplice a questo problema: impostare di default le funzioni di energy management di cui ogni sistema è dotato. Secondo recenti ricerche (San Murugesan, “Harnessing Green IT: Principles and Practice”, 2007) utilizzare efficacemente le funzioni di power management e spegnere i pc quando non in uso può ridurre i consumi di più del 60%. Un discorso analogo vale per le stampanti. Le grosse stampanti multifunzione ormai molto diffuse in ambito aziendale hanno ancora consumi in stand-by abbastanza elevati, nell’ordine dei 100W, tant’è che da un’analisi svolta dal Politecnico di Milano (www.polimi.it) è risultato che mediamente dal 69 all’83% dell’energia consumata per il printing è dovuta proprio allo stand-by. Perché non aggiungere alle mansioni del portiere o del guardiano semplicemente quella di spegnere le stampanti quando la sera fa il giro per controllare che le finestre siano chiuse? Costo zero e risparmi assicurati dell’ordine del 35%. In realtà le stampanti incidono solamente per qualche percento sulla bolletta elettrica, ma hanno un impatto ambientale (ed economico) non trascurabile per un altro fattore: la carta. Come si fa a risparmiare carta? Ovviamente stampando meno, educando gli impiegati a razionalizzare le stampe, promuovendo la gestione elettronica dei documenti. Questo però richiede un cambiamento culturale ed azioni strategiche. C’è un modo molto semplice ed efficace per ridurre il consumo di carta anche fino all’80%, con impatto sul costo del printing fino al 45%: impostare di default la stampa fronte e retro. Qualora lo ritenga necessario l’utente potrà stampare solo fronte, ma andando a modificare l’impostazione di default; e casi di studio dimostrano che la percentuale di stampe fronte e retro aumenta considerevolmente. E l’ambiente e l’azienda ringraziano.
Nel caso di aziende di medie dimensioni, che non necessariamente hanno un data center, la maggior parte (circa il 50%) dell’energia elettrica di cui l’It è responsabile è assorbita dai server dipartimentali. Sono ancora molte le aziende in cui è facile trovare server con processori utilizzati mediamente sotto il 15%, o addirittura server accesi, ma “dimenticati”, cioè con applicazioni non più in uso. La virtualizzazione è una tecnica ormai molto consolidata e matura, implementabile tramite pacchetti software di semplice utilizzo e in alcuni casi disponibili anche con licenza open source, che può portare a risparmi energetici ingenti (fino all’80%) nonché ad altri sicuri vantaggi in termine di manutenibilità e flessibilità.
Nel caso di aziende di grandi dimensioni, dotate quindi di un data center, si apre un capitolo estremamente vasto sulle possibili azioni migliorative, che merita di essere trattato a parte ed esula dal nostro discorso. Tali interventi vanno dalla parte infrastrutturale (condizionamento e alimentazione), alla scelta delle macchine e al bilanciamento dei carichi di lavoro. Gli interventi diventano mediamente più complessi, ma poiché i consumi e i costi in gioco sono molto più grandi tali sono anche le possibilità di efficienza.
Un’azienda che voglia applicare un approccio al Green IT incrementale dovrebbe poi definire delle linee guida green per gli acquisti in campo It. Se è vero che nella maggior parte dei casi il solo risparmio energetico non ripaga la sostituzione di una macchina vecchia con una nuova, è altrettanto vero che qualora si debbano acquistare nuove macchine o quando si debbano sostituire vecchie macchine giunte al termine del loro ciclo di vita, una scelta basata su criteri green spesso si ripaga molto velocemente. Uno studio Intel (www.intel.com) ha mostrato che il premium price che mediamente si deve sostenere per acquistare un pc costruito secondo criteri green è dell’ordine dei 20-30 dollari, a fronte di un risparmio di 30W. Facendo un rapido conto, ipotizzando conservativamente che il pc rimanga acceso solamente per 8 ore lavorative al giorno, si scopre che l’investimento si ripaga in meno di due anni, senza contare la riduzione dei costi dell’impianto di condizionamento.
Approccio strategico
Oltre a queste azioni quick-win facilmente implementabili, è possibile anche adottare un approccio più strategico.
Il primo passo per implementare una strategia Green IT è quello di conoscere il problema e la situazione attuale. Sembra banale, ma una ricerca del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, effettuata su un campione di 140 aziende italiane, ha messo in luce come il 95% dei responsabili dei sistemi informativi non conosca i consumi elettrici dei propri sistemi It. Questi dati confermano quanto già trovato dall’EILT britannico nel 2007: l’86% dei dipartimenti It del Regno Unito non conosce il peso delle proprie emissioni di CO2. Occorre stimare i consumi energetici dei diversi componenti del sistema It, per capire dove concentrare l’attenzione ed identificare eventuali anomalie (per esempio, consumi più alti di notte che di giorno). Queste stime possono essere fatte bottom-up, partendo dai dati di utilizzo e dai dati di consumo dichiarati dai vari produttori, oppure in modo più preciso tramite opportune rilevazioni. Molti server e pc ormai forniscono direttamente i dati di consumo tramite funzionalità software; si tratta solo di rilevare e memorizzare in modo strutturato questi dati. Esistono poi in commercio diverse tipologie di sonde che permettono di misurare i consumi di un’utenza elettrica, anche in modo non invasivo tramite l’utilizzo di pinze amperometriche da applicare ai cavi. Gli strumenti più evoluti permettono di trasmettere i dati di consumo rilevati via WiFi o GSM ad un punto di raccolta centrale. Rispetto alla stima, la misura effettiva permette di tenere sotto controllo i dati e di costruire un vero e proprio sistema informativo direzionale green. Certo è che un sistema di questo tipo richiede un investimento da parte dell’azienda. Al di là dei costi hardware e software per il monitoraggio, per poter adottare una strategia green efficace è essenziale che venga designata una figura apposita all’interno dell’azienda, il cui compito sia di analizzare i consumi e pianificare interventi migliorativi.
Tali interventi possono essere di più ampio respiro ed includere vere e proprie attività di ricerca finalizzate all’ottimizzazione del proprio sistema It, magari ricorrendo alle competenze di centri d’eccellenza universitari o ad aziende esterne specializzate. Per esempio, migliorare la qualità dei dati contenuti nei database aziendali permette di eliminare operazioni ridondanti e di rendere più efficienti le transazioni, con risparmi potenziali stimati fino al 60% (University of Colorado at Boulder, 2005). Ulteriori livelli di efficienza possono essere raggiunti sviluppando metodologie di progettazione architetturale del proprio sistema orientate ai costi che tengano conto anche del fattore energetico. La gestione elettronica dei documenti apre inoltre enormi possibilità di efficienza.
Occorre però giustamente notare che interventi strategici di questo tipo diventano economicamente convenienti solo per aziende al di sopra di una certa dimensione, e quindi con spese energetiche di partenza con un minimo livello di consistenza. Per aziende di piccole dimensioni, infatti, potrebbe accadere che un forte risparmio percentuale ottenuto però su di un budget energetico intrinsecamente piccolo non ripaghi gli investimenti sostenuti.
Approccio deep green
La strategia green può essere spinta anche molto più in profondità, adottando approcci di tipo deep green.
Il Green It diventa a questo punto non più soltanto una leva di costo, ma una questione di corporate social responsibility, quasi di orgoglio aziendale, che ovviamente può essere sfruttata a livello di immagine aziendale e di marketing. Si possono adottare politiche di compensazione per l’emissione dei gas serra relative alle proprie attività, per esempio piantando nuovi alberi o rivolgendosi a società specializzate nell’emissione di certificati di questo tipo. Si possono definire criteri stringenti per la selezione dei fornitori, a cui si richiede di certificare l’eco-compatibilità dei propri processi produttivi. Si possono incentivare con opportune politiche i propri dipendenti ad un utilizzo green degli strumenti It anche nella vita privata.
Perché poi confinarsi solamente ai consumi It? Da un approccio Green It si può migrare ad approcci di tipo It for a greener business, cioè all’utilizzo intelligente dei sistemi It per monitorare e ottimizzare l’impatto ambientale di tutti i processi aziendali. Il cruscotto direzionale green può monitorare i consumi di tutti i processi, magari segmentati per fase e per prodotto. L’It si rivela prezioso per raccogliere i dati tramite i sensori opportuni, per aggregarli e memorizzarli in un datawarehouse, e poi per analizzarli e sintetizzarli tramite strumenti di business intelligence. Un’azienda che adotta un approccio deep green ha designato un energy manager responsabile di monitorare e ottimizzare l’impatto ambientale di tutti i processi, in modo trasversale alle strutture organizzative interne. Un’azienda di questo tipo inoltre investe significativamente nella ricerca Green It, con un ritorno immediato in termini di immagine aziendale e nel medio-lungo periodo in termini di risultati.
* Eugenio Capra è docente del Politecnico di Milano, Dipartimento di Elettronica e Informazione