In primo piano nella due giorni ICityLab, l’incontro annuale con le smart city organizzato da FPA, azienda del Gruppo Digital360 e rivolto alle amministrazioni locali e alle aziende dell’innovazione, è stato il confronto fra città, grazie al rapporto ICity Rate, arrivato alla settima edizione. Attraverso 15 indicatori raggruppati in 5 dimensioni (ambiente, servizi funzionali, economia, società, governance) ha portato sul podio Milano, Firenze e Bologna, considerate in grado di interpretare meglio di altre la trasformazione digitale e sociale (figure 1 e 2).
Il percorso vede l’evoluzione dell’intelligenza delle città, dalla sostenibilità alla responsabilità e dall’intelligenza tecnologica finalizzata prevalentemente all’efficienza alla capacità reattiva rispetto alle esigenze dei suoi cittadini. In questa evoluzione, il ruolo di collante è svolto dalla componente infrastrutturale, tema che approfondiremo a breve con un articolo dedicato al convegno Infrastrutture di rete e cloud come architrave dell’ecosistema digitale urbano, che si è svolto nell’ambito della manifestazione. Protagonisti sono anche la gestione intelligente ed efficace dei dati che vanno governati sia per conoscere le esigenze dei cittadini sia per mettere in atto strategie condivise, le competenze diffuse dentro le amministrazioni e fra i cittadini, oltre ad aspetti quali la mobilità sostenibile, la capacità di identificare strategie per far diventare le città attrattive per i giovani…
Un governo della città guidato dai dati
Nel corso della manifestazione molti amministratori hanno parlato di decisioni data driven, un approccio su cui si è focalizzato il convegno Orientare le scelte nelle città dei dati: una governance condivisa, e ripreso anche in altri momenti di confronto.
Il Comune di Firenze, per esempio, grazie all’analisi dei flussi delle persone attraverso gli smartphone (in collaborazione con Tim e Vodafone) ha scoperto che attraversano la città in un anno circa 14 milioni di turisti (invece dei 9 milioni ipotizzati) e che il centro storico è occupato non solo da turisti, come si riteneva, ma anche da 44mila cittadini che vivono a Firenze, in diverse aree della città: “Conoscere i flussi serve anche per gestirli in modo predittivo e mettere a punto opportune strategie per governarli”, ha sottolineato il sindaco Dario Nardella, intervistato dal Presidente di FPA Carlo Mochi Sismondi.
Se Firenze ha scoperto, grazie all’analisi dei dati, che di fatto ogni giorno ci sono in città circa 200mila persone oltre ai 400mila residenti, Milano ha misurato una media di 500mila persone in entrata al giorno e di 100mila in uscita “a dimostrazione che la governance a livello di città non è sufficiente” [intendendo che andrebbe come minimo estesa a livello di provincia, meglio ancora se andasse addirittura a considerare il transito dei cittadini dalle altre regioni italiane, ndr], commenta Lorenzo Lipparini, Assessore alla Partecipazione, cittadinanza attiva e open data del Comune di Milano, aggiungendo che per passare all’azione serve una completa digitalizzazione dei processi affinché i dati possano davvero diventare driver di sviluppo. “Va sviluppata all’interno delle amministrazioni la cultura del dato – sottolinea Lipparini – Diamo per scontata la digitalizzazione dei processi, ma non lo è neppure nel Comune di Milano, nonostante i molti passi avanti fatti”. L’integrazione dei diversi ecosistemi è indispensabile per far lavorare insieme non solo chi dispone dei dati e chi li può sfruttare anche dal punto di vista economico, ma anche i cittadini nel ruolo sia di fornitori sia di fruitori delle informazioni ai quali vanno restituite.
Vittorio Alvino, Presidente dell’Associazione Openpolis, ritorna su questo tema sottolineando la necessità di ridefinizione dei dati dal punto di vista giuridico, ricordando che la proprietà è dei cittadini, un punto da cui partire per definirne le modalità di governo e di regolamentazione.
Paolo Testa, Capo ufficio studi di ANCI sottolinea a sua volta le criticità sulla qualità dei dati “ancora frammentati e difficilmente confrontabili” e porta come esempio le dimensioni territoriali (disallineamento fra città metropolitane e provincie), ma anche l’attualità dei dati di cui si dispone: la stessa classifica ICity Rate ha scartato 22 indicatori considerati non utili in quanto non aggiornati.
Competenze e formazione nelle amministrazioni e nelle città
Nel corso della due giorni hanno avuto ampio spazio i temi delle competenze e della formazione, non solo rivolti alle persone delle amministrazioni, ma allargati a tutti i cittadini, per superare il paradosso che l’Italia continua a figurare ai primi posti per applicazioni sviluppate dalle amministrazioni e agli ultimi per il loro utilizzo da parte dei cittadini. Il convegno La formazione orientata all’innovazione: le competenze digitali nella PA ha visto molte testimonianze di attività per la sensibilizzazione digitale dei cittadini.
È il caso del Comune di Trento illustrato da Chiara Maule, Assessore, fra l’altro, a innovazione, semplificazione e formazione e amministrazione digitale: Trento smart city week (4 giorni di iniziative, tavole rotonde, workshop, presentazioni, per toccare con mano i servizi e le iniziative smart, realizzata in collaborazione con altri comuni, la Provincia Autonoma di Trento e il Fraunhofer Institute) è arrivata alla sua seconda edizione, prendendo spunto dall’inserimento della città di Trento nella classifica delle prime 10 Smart Cities al mondo secondo IEEE Smart Cities Initiative. “L’obiettivo era far vedere concretamente ai cittadini cosa significa essere smart e aiutarli a diventarlo – sottolinea Maule – L’iniziativa ha comportato un lavoro impegnativo, ma ha ottenuto grande partecipazione”. Si è voluto comunicare il valore della tecnologia non solo come acceleratore, ma anche per sviluppare le relazioni, interpretando la tecnologia per migliorare la vita.
Un analogo sforzo di coinvolgimento dei cittadini è testimoniato da Leandro Aglieri dell’associazione RiCostruiamo Roma con la testimonianza di un’esperienza open lab per i cittadini. “Vogliamo proporre ad AgID di inserire fra i temi chiave anche le smart city e, attraverso il coinvolgimento delle Regioni, attivare laboratori digitali per ogni città”.
Anche a Firenze, come ricorda Gianluca Vannuccini, Dirigente della Direzione Sistemi Informativi del Comune, vengono organizzate iniziative di formazione digitale per cittadini, in particolare bambini e anziani, con il coinvolgimento degli studenti universitari per spiegare i servizi digitali ai cittadini. Non va però dimenticata la criticità delle competenze interne: “Ci si può certo avvalere di competenze esterne, ma una trasformazione efficace non si può realizzare senza il concorso delle competenze interne e il superamento della cultura cartacea ancora prevalente”, sottolinea Vannuccini.
Anche Gianluigi Cogo, Responsabile Agenda Digitale di Regione Veneto, richiama la necessità di investimenti in formazione digitale per abilitare la trasformazione digitale della PA a favore dei cittadini e delle imprese. “Il dato va visto come un’infrastruttura, un punto di vista che comporta un cambio di cultura e anche di trasformazione del ruolo delle regioni che non dovrebbero più fare sviluppo applicativo ma concentrarsi sui dati”, sottolinea. In pratica, suggerisce Cogo, non bisogna richiudersi all’interno delle amministrazioni ma andare sul territorio per co-produrre soluzioni innovative attraverso data Innovation Lab e la creazione di comunità basate su open data, con funzionari, docenti, ricercatori, politici, nerd…, “capaci di offrire quello che le convenzioni Consip non offrono”.
IcityLab è stato infine anche l’occasione per il lancio della consultazione pubblica del Syllabus sulle competenze digitali per la pubblica amministrazione, presentato e commentato da Salvatore Marras, Responsabile Area Innovazione Digitale di Formez PA e Franco Patini di Confindustria Digitale.