Ict Sustainability Index: ogni Paese può contribuire agli obiettivi di Copenaghen

Secondo un’analisi di Idc sono ben 5,8 i miliardi di tonnellate di emissioni nocive che potrebbero essere eliminate entro il 2020 grazie ad un uso intelligente delle tecnologie Ict

Pubblicato il 09 Giu 2010

Si chiama Ict Sustainability Index ed è uno strumento messo a punto da Idc per avere una fotografia dei paesi del G20 basata sulla loro capacità di ridurre le emissioni di CO2, principali imputate del cambiamento climatico. Presentato ufficialmente in occasione della conferenza Onu Cop15 di Copenaghen, l’indice rivela che, grazie all’Information Technology, i Paesi potrebbero essere in grado di tagliare fino a 5,8 miliardi di tonnellate di emissioni di anidride carbonica già entro il 2020.
“Tutte le ricerche fatte finora guardano sostanzialmente al Green It e a come rendere efficienti gli ambienti informatici (dai data center alle postazioni desktop, dall’efficienza energetica al bilanciamento della potenza di calcolo, ecc.) – sottolinea a ZeroUno Roberta Bigliani, direttore ricerche presso Idc Energy Insights -. Con l’Ict Sustainability Index abbiamo voluto fare un’analisi diversa, cercando di capire il cosiddetto ‘effetto abilitante’, ossia come, attraverso una serie di parametri, i singoli Paesi possono prendere provvedimenti concreti e in che modo”.
In base a questo indice, i paesi del G20 sono stati inseriti in una classifica che identifica le reali capacità di ridurre le proprie emissioni attraverso un uso mirato delle tecnologie e dell’Ict.

La classifica: le potenzialità di ciascun Paese
Nell’Ict Sustainability Index il Giappone risulta essere al primo posto per potenzialità e capacità effettive di riduzione delle emissioni nocive, seguito da Usa (secondo), Regno Unito (terzo), Brasile, Francia, Germania, Corea del Sud (11esima), Cina (12esima), India (13esima), Russia (15esima) e Sud Africa (19esima) (vedi figura 1).

Figura 1 – ICT Sustainability Index – Country Ranking
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)

L’Italia è al settimo posto con un indice pari a 23 (che deriva dalla media del punteggio ottenuto dall’analisi delle infrastrutture Ict presenti nel Paese e del loro potenziale in termini di eco sostenibilità, sommato al punteggio relativo all’abilità di implementazione di soluzioni Ict in questa direzione). Quando però Idc analizza il cosiddetto Business Sustainability Index, cioè l’indice che rileva il committment alla sostenibilità dei singoli Paesi (committment delle organizzazioni governative, investimenti in queste direzioni, politiche e strategie adeguate, ecc.), l’Italia non compare in classifica (vedi figura 2).

Figura 2 – Business Sustainability Index – Selected Countries
(cliccare sull'immagine per visualizzarla correttamente)


“L’indice – spiega Bigliani – è il risultato di una serie di analisi che abbiamo fatto andando a indagare quattro settori economici di riferimento: energia, trasporti, industria ed edilizia. Per ciascuna di queste macro aree abbiamo analizzato lo stato attuale in cui si trovano i Paesi verificando quali tecnologie sono state implementate, con quali risultati e quali sono le possibili aree di miglioramento”.
Nel settore energetico (sia a livello produttivo sia distributivo), per esempio, i sistemi che fanno parte delle cosiddette Smart Grids, ossia le reti intelligenti legate alle fonti rinnovabili (Renewable Energy Management Systems) sono quelle che, ad oggi, paiano offrire le migliori opportunità di riduzione dei gas serra. “In quest’area, è la Cina a trovarsi in pole position – sottolinea Bigliani – che, sfruttando le tecnologie di Smart Grid (Transmission and Distribution Network Management, Smart Metering, Renewable Energy Management Systems) e le fonti rinnovabili per la generazione dell’energia, avrebbe tutte le potenzialità per arrivare a tagliare fino a 522 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2020”.
“Da diversi test è inoltre emerso che l’uso di contatori intelligenti consente di consumare il 10% in meno di energia, dando inoltre ai consumatori informazioni dettagliate sui consumi e quindi anche sui costi”, enfatizza l’analista di Idc Energy Insights. Analizzando il segmento dei trasporti, sono gli Stati Uniti ad avere il maggior potenziale di cambiamento con la più grande opportunità per ridurre le emissioni di CO2 di oltre 500 milioni di tonnellate. E sono sempre Cina e Stati Uniti i due grandi Paesi che potrebbero fare la differenza nel campo dell’edilizia e dell’industria.
Le tecnologie
La ricerca di Idc ha preso in esame le potenzialità di ben 17 tecnologie in grado di tagliare le emissioni di CO2 nei quattro macro settori economici che abbiamo citato (energia, trasporti, industria ed edilizia).
“È il settore dell’energia che, con i sistemi legati alle fonti rinnovabili e alle tecnologie Smart Grid, quello che offre le migliori opportunità di ridurre le emissioni di CO2”, ribadisce Bigliani. “Se tutti i Paesi, ciascuno con le proprie capacità, andasse in questa direzione, si otterrebbero riduzioni pari al 28% dei gas novici”.
Moltissime le tecnologie valide in quest’ambito: dai contatori intelligenti alle reti di trasmissione e distribuzione di ultima generazione, con sensori intelligenti che prevengono danni e consentono interventi tempestivi in caso di problemi; dalle reti di comunicazione, fino alle applicazioni software (comprese quelle di analisi e reporting).
“Nel settore trasporti, gli investimenti Ict dovrebbero puntare sulla logistica integrata, sull’intera supply chain e l’ottimizzazione dei trasporti privati”, afferma Bigliani. “Attraverso l’uso di tecnologie Rfid, applicazioni di warehouse management optimization, sistemi Gis (geographical information systems) o Gps (global positioning systems), potremmo raggiungere a livello mondiale riduzioni nell’ordine del 17%”.
Anche l’edilizia può sfruttare l’Ict: per esempio, con i sistemi di Energy Management Systems e Intelligent Building Designs si potrebbero ottenere risparmi di circa il 13%. “Nell’Industria, sarebbe sufficiente usare tecnologie di monitoraggio come Intelligent Motor Controllers, in cui Cina e Stati Uniti potrebbero essere i Paesi guida”, sottolinea ancora l’analista di Idc.
Molte sono dunque le azioni che si potrebbero compiere e con il suo Ict Sustainability Index Idc ne ha dato esempio. “Obiettivo strategico della ricerca condotta da Idc è poter offrire ai Paesi un modo per confrontarsi sulla base della loro abilità di ridurre le emissioni e uno strumento in grado di sostenere le loro economie e l’ambiente attraverso una sorta di guida agli investimenti e l’utilizzo delle tecnologie Ict”, conclude Bigliani.

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