Al Garner Symposium Itxpo 2008 (tenutosi a Cannes lo scorso Novembre), Simon Mingay, Vp Ricerca di Gartner ha presentato alla stampa una valutazione congiunta Gartner – Wwf su “L’impegno di 24 fra i principali fornitori Ict ad essere leader nel low carbon”, cioè nel minimizzare le emissioni di CO2 nel ciclo di vita dei prodotti forniti. Lo abbiamo quindi seguito anche nella sua presentazione sul ruolo nevralgico dell’Ict nel rispondere alle sfide di un’economia low-carbon e delle problematiche collegate di sostenibilità ambientale. Nella sua ricognizione, Mingay analizza implicazioni, opportunità e rischi per l’Ict, rispondendo a tre domande: Cosa significa per l’impresa darsi una economia low-carbon e perseguire una sostenibilità ambientale? Quali impatti ne conseguono per l’Ict? Cosa deve fare l’organizzazione It? Le risposte sono un punto di partenza per un programma low-carbon, per il Cio e/o altri responsabili del Green It in azienda.
Figura 1: Andamento della concentrazione di anidride carbonica e ipotesi di riduzione di emissioni a fronte di interventi (Fonte: Gartner)
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Lo sviluppo sostenibile e l'economica low-carbon
Il rapporto Stern del Governo Inglese e i rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change mettono in rilievo il delicato equilibrio fra i costi di un piano d’azione a breve e i costi del non far niente nel lungo termine.
Ciò che emerge drammaticamente è che per limitare il riscaldamento globale a soli 2° C, occorre contenere le concentrazioni di anidride carbonica (CO2) a 450 parti per milione (vedi curva marrone nella figura 1).
Per avvicinare la curva, la Ue ritiene che bisogna tagliare le emissioni globali di gas serra del 20-25% entro il 2020 e sta considerando tagli del 60-80% entro il 2050. Se pensiamo che i firmatari di Kyoto stanno lottando per un obiettivo ben più basso (-5,2% nel 2012 rispetto al 1990), ci rendiamo conto che per arrivare sotto la curva di avvicinamento (curva rossa) – non bastando sul lato dell’offerta di energia conversioni anche aggressive al nucleare e alle fonti rinnovabili – ci incombe, entro due o tre anni al massimo, di affrontare uno scenario di riduzione sostanziale della domanda di energia, di entrare cioè in una Economia low-carbon, i cui meccanismi sono sostanzialmente ancora da scoprire.
L’unica cosa che si può dire adesso, afferma Mingay, è che “per prosperare e anche solo sopravvivere in tale economia, l’impresa deve prepararsi, non solo a fare le cose in modo diverso, ma a fare cose differenti”.
Figura 2: Aree dove, grazie all'It, è possibile ridurre il consumo energetico e la quantità di materie prime.
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Opportunità e rischi per l'impresa, il ruolo dell'It
Entriamo dunque in questa economia low-carbon, di cui Mingay ipotizza alcuni tratti essenziali rilevanti per l’impresa: “La crescita dei gas serra si ferma e comincia a regredire e la CO2 ha un costo che impatta i bilanci nel conto profitti e perdite. Ci si aspettano in proposito misure fiscali in tempi e geografie diverse che, sul principio del “chi inquina paga”, attribuiscono, se non un tetto, almeno un costo alla tonnellata di CO2 prodotta. Un problema banale ma critico è che tale costo è, ad esempio, 32 Euro a tonnellata sull’European emissions trading market e 3,95 dollari a tonnellata sul Chicago trading market”.
Altre caratteristiche dell’economia low-carbon: “L’energia da combustibili fossili diventa una “risorsa limitante”; gli stakeholder dell’impresa prendono posizione e iniziative sulla base della CO2 emessa (gli investitori mostrano cambiamenti di atteggiamento significativi, come dimostra la crescita dei fondi etici – fonte Carbon Disclosure Project)”, dice l’analista. “In definitiva nell’economia low-carbon le emissioni di CO2 rappresentano un rischio e un’opportunità per l’impresa. In quest’ottica il ruolo It diventa aiutare ad incrementare la produttività energetica e a diminuire l’intensità delle emissioni di gas serra: una strategia “Green It” deve quindi in primo luogo identificare, oltre agli effetti dell’It sull’ambiente, le capacità It che tale ruolo abilitano. Muovendo da queste capacità, l’It deve identificare i componenti di nuovi processi ambientali con un target di produttività a basse emissioni. E deve farlo naturalmente tenendo conto del settore d’industria in cui l’impresa opera”.
Figura 3: Impatto delle diverse aree dell'impresa sulle emissioni di CO2
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Per una produttività a bassa emissione: capacità It abilitanti e processi ambientali
Mingay distingue tre ordini di effetti dell’It sull’ambiente, sia positivi che negativi. Effetti del primo ordine sono l’impatto dell’It stesso: la contaminazione da rifiuti dei suoi prodotti a fine ciclo di vita, le sue emissioni dirette di gas serra. Effetti del secondo ordine arrivano invece dalle applicazioni It, che per definizione prevalentemente tendono a ridurre gli impatti ambientali: l’Ict che si propone come sostituto al viaggio, l’ottimizzazione dei trasporti, e-business, e-government. Effetti del terzo ordine sono quelli relativi ai cambiamenti socio economici e strutturali di lungo termine che impattano la produttività energetica: sono le “intensità” con cui nei processi dei nuovi equilibri giocheranno consumo energetico, emissioni, trasporti, materiali e scarti prodotti.
“Naturalmente, il livello di comprensione degli effetti è decrescente dal primo al terzo ordine; le aziende e i fornitori possono influenzare il primo e il secondo, solo le istituzioni politiche e regolatorie possono aver effetto su tutti e tre”, dice Mingay.
Ancora in tre categorie sono classificabili le capacità abilitanti l’It a giocare un ruolo che riduce l’intensità di consumo energetico e di materie prime: Smaterializzazione, Applicazioni analitiche e di knowledge e Controllo processi (vedi figura 2). “Molte capacità sono emergenti. La smaterializzazione, ad esempio, può essere diversa a seconda dei contesti, ma comprende la riduzione assoluta o relativa della quantità di materiali usati o di scarti generati per unità di prodotto. Si può vederla come risultante di varie capacità Ict, fra le quali, ad esempio ma non solo, la digitalizzazione e la sostituzione dei viaggi”, spiega l’analista Gartner.
Molte le opportunità nel controllo processi e nella tecnologia operativa, come nei Building Energy Management Systems (Bems) con cui l’It deve essere coinvolta. E, sempre per perseguire un target di produttività che minimizzi l’energia consumata e le emissioni entro obiettivi prestabiliti, servono tutta una serie di nuovi processi ambientali che l’It deve prevedere e controllare, per la gestione della sostenibilità di un qualunque ciclo di vita di prodotto (sviluppo, ingegnerizzazione, pacchettizzazione, distribuzione, distruzione). Fra gli esempi proposti da Gartner: “Uso efficiente dell’energia e delle materie prime, riduzione e gestione dell’acqua e degli scarti, prevenzione della “polluzione” e gestione delle emissioni, supply chain management rivisitato (è proprio la catena del valore dell’azienda estesa che nella maggior parte dei casi ha il maggior impatto ambientale), reporting di conformità ambientale”.
L'organizzazione It e il suo contributo
È in settori come agricoltura, generazione di elettricità, costruzioni, trasporti, processi industriali che si misurano gli impatti più pesanti nell’emissione di gas serra. Ma in generale, per capire il contributo dell’organizzazione It a ridurre questi gas bisogna anzitutto quantificare il contributo relativo dei tre domini sotto il controllo dell’azienda: le operazioni It, le operazioni business e il consumo di prodotti o servizi. L’impatto relativo di ciascuno di questi tre domini dipende dal settore d’industria (vedi figura 3).
Si va dal manifatturiero dove l’impatto delle operazioni It è meno dell’1% e in cui il compito primario dell’organizzazione It sarà di concentrarsi sul ridurre il footprint del business, al settore finanziario, in cui l’impatto può arrivare al 30%: qui lo sforzo sarà soprattutto sull’infrastruttura stessa dell’It.
Figura 4: Road map per erogare servizi It in un'economia low-carbon
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Enterprise environmental initiative: una maturity roadmap
La linea guida strategica su come organizzarsi per erogare servizi It in un’economia low-carbon è riassumibile in una Roadmap che parte dal “fare subito le cose in modo diverso” (puntando all’efficienza), avendo l’occhio ad arrivare a “fare le cose in modo differente” (puntando all’innovazone – vedi figura 4). Questo sia internamente che esternamente.
Si tratta di una “Maturity Roadmap”, che suggerisce di cominciare subito e tatticamente dalla Eco-Efficienza delle operazioni interne. Queste aree di efficientamento interno presentano di solito un Roi positivo. Investimenti comuni ai diversi settori riguardano gli edifici (ad esempio riscaldamento e illuminazione), travel substitution (con strumenti di audio o videoconferencing e di collaborazione remota), aumento dell’occupazione degli edifici usando lavoro flessibile, investimento in tecnologie di Building Energy Management Systems, un esempio è quello di Bank of America che ha tagliato i costi energetici del 50%. L’Eco-Efficienza nei prodotti e servizi è il passo successivo, ancora a livello di “fare le (stesse) cose in modo diverso”. Istituire servizi di supporto remoto (riducendo la necessità di inviare fisicamente personale), telemetria nei veicoli che girano per le consegne, un Product e Life Cycle Management riottimizzato in senso eco-efficiente sono alcune possibilità. Passando a “far cose diverse”, il terzo passo è in un cambiamento (interno) di mentalità (mind-set) che abbraccia l’Energy Management fatto in modo diverso, un mesh networking che ottimizzi la comunicazione e la collaborazione aziendale, una ristrutturazione della logistica interna. E il quarto passo è cambiare la catena del valore, facendo verso l’esterno le cose diverse che serve fare in un’economia low-carbon.
La centralità dell'It
Una conclusione per tutti questi ragionamenti sull’organizzazione It per imprese in un’economia low carbon? “Di sicuro, se garantire uno sviluppo sostenibile si declina in supportare la crescita economica riducendo contemporaneamente la “intensità” (cioè la quantità necessaria) di materie prime ed energia delle economie locali e globali, l’Ict non può che essere al centro del dibattito economico, sociale, regolatorio e politico. Perché alle organizzazioni It verrà chiesto di lavorare col business per individuare e realizzare massicci miglioramenti nell’efficienza dell’utilizzo di materie prime ed energia – e non più soltanto ottimizzazioni incrementali realizzabili attraverso un approccio di miglioramento continuo”, conclude Mingay.
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