L’enorme valanga di materiale tecnologico che annualmente viene prodotta e, contemporaneamente, buttata, pone l’accento su una tematica che le grandi aziende del mondo It si trovano a dover affrontare già da diversi anni. Come abbiamo sottolineato più volte, Ibm (www.ibm.com) è uno di quei player It “chiamato”, sia per coscienza aziendale sia per rispettare le normative, a “fare qualcosa di concreto” per ridurre gli effetti negativi del problema. La multinazionale ha lanciato qualche anno fa l’iniziativa Green Data Center per la quale ha definito i cinque step di approccio verso un’efficace “trasformazione green” (Diagnosi/Assessment; Build; Virtualize; Manage; Cool), ma, come analizzato più volte sulle pagine del nostro giornale, gli ambiti di intervento di un big come Ibm non si riducono certo a questi aspetti. È innegabile, tuttavia, che una delle aree It maggiormente inquinanti a livello ambientale sia legata proprio ai data center ma non solo per il loro consumo energetico e, di conseguenza, le emissioni elevate di CO2, quanto per il peso che le macchine hardware hanno a “fine vita” sugli aspetti legati allo smaltimento dei rifiuti. Giovanni Boniardi, Green It Infrastructure Consultant di Ibm Italia (nella foto), sottolinea, infatti, come “Azioni mirate sulle infrastrutture consentano di migliorare ed estendere il lifecycle dell’infrastruttura stessa”; cioè, fare delle scelte strategiche, soprattutto all’interno di progetti di data center transformation (sia per i data center di nuova costruzione sia per quelli di ristrutturazione), può tradursi in beneficio reale nella riduzione degli “sprechi It”.
“La tecnologia corre sempre più veloce – spiega Boniardi – e il tema dell’obsolescenza è costantemente di grande attualità. Tuttavia, sono cambiati gli approcci con i quali oggi si parla di rinnovamento tecnologico. A nostro avviso, non ci si può limitare unicamente a ricercare l’ultimo ritrovato della tecnologica, il prodotto o la soluzione più all’avanguardia sul mercato, omettendo di valutarne l’aspetto energetico e l’impatto ambientale del suo intero ciclo di vita. Quello che oggi va fatto è trovare il giusto mix di soluzioni (prodotti nuovi o semplicemente “rinnovati”, servizi, ecc.) che consenta di raggiungere migliori livelli di efficienza con meno sprechi”. Ma cosa significa in concreto? “Prestare attenzione ai prodotti dal miglior rapporto prestazioni – consumi. Applicare, metodologie di consolidamento e virtualizzazione che oltre a consentire una riduzione dei costi di gestione, nonché delle spese energetiche, permettono di ridurre il numero di macchine all’interno dei data center e, soprattutto, di sfruttarle al meglio, al pieno delle loro potenzialità”, risponde Boniardi. “Insomma – precisa il manager -, per essere “green” oggi bisogna anche saper utilizzare e gestire correttamente le tecnologie. Ecco perché ha sempre più senso parlare di monitoring, gestione e controllo”.
Non a caso, infatti, Ibm ha sviluppato console di gestione che unificano in un sistema centrale tool di controllo dei sistemi e delle facility. “Abbiamo in sostanza definito un nuovo ‘oggetto’ a disposizione delle operation room integrando i classici sistemi della cosiddetta gestione informatica (controllo delle performance dei sistemi, verifica dei carichi, schedulazione delle operazioni e dei workload, ecc.) con pannelli di controllo dei consumi energetici e delle facility in generale (dal controllo degli Ups edei sistemi di condizionamento, alla raccolta di informazioni ambientali provenienti da sensori di vario genere all’interno dell’impianto elettrico), ma anche degli stessi sistemi IT spiega Boniardi. In altre parole, sono state integrate all’interno di un unico sistema di gestione la console energetica e quella sistemistica così da fornire informazioni utili a facilitare la gestione dei sistemi stessi anche in ottica di risparmio dei consumi.
E questo significa proprio usare meglio i sistemi, ridurne il numero complessivo, fare sì che pesino meno sulle infrastrutture, che potranno vedere allungato di alcuni anni il proprio ciclo di vita.
“Quanto all’impiego dei materiali per la produzione e allo smaltimento dei beni informatici sta a noi player garantire l’osservanza delle leggi, prima di tutto, e dare il buon esempio attraverso politiche di riuso e riciclo con scelte ecosostenibili anche a livello di packaging, logistica e distribuzione”, conclude Boniardi.
Infrastrutture: allungarne il lifecycle è “green”
Attenzione ai materiali utilizzati fin dalle prime fasi di produzione; scelte adeguate dal punto di vista della logistica e della distribuzione; corretto smaltimento dei rifiuti. Sono alcune delle azioni che Ibm mette in campo per ridurre il proprio impatto ambientale. Con una visione che si trasferisce anche alle aziende utenti con questo messaggio: utilizzare meglio le infrastrutture aiuta ad essere più efficienti e a ridurre la produzione di rifiuti dannosi
Pubblicato il 11 Nov 2009
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