Prospettive

Infrastrutture di rete e cloud per la smart city

La Tavola Rotonda tenutasi in occasione della recente manifestazione ICityLab 2018, organizzata a Firenze da FPA – Gruppo Digital 360, è stata l’occasione per discutere con i rappresentanti delle amministrazioni, vantaggi e criticità che il cloud può portare nel settore pubblico e nella realizzazione di servizi innovativi per la smart city. Evidenziate difficoltà nella fase di transizione e nella gestione del cambiamento: c’è consapevolezza che per mettere al centro i dati e le esigenze dei cittadini vanno messi in discussione processi e competenze interni. Ma tutti gli interlocutori concordano che la strada verso la smart city passa per il cloud, di cui la connettività efficiente è la premessa.

Pubblicato il 30 Nov 2018

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FIRENZE – Il cloud si sta dimostrando un importante elemento di accelerazione della trasformazione, quanto meno nel settore privato, con una crescita del 19-20% e un valore del mercato di 2,24 miliardi di euro, come ha recentemente evidenziato l’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano. Lo ha ricordato Stefano Uberti Foppa, Direttore di ZeroUno, aprendo la Tavola Rotonda Infrastrutture di rete e cloud come architrave dell’ecosistema digitale Infrastrutture di rete e cloud come architrave dell’ecosistema digitale urbano svoltasi nell’ambito di ICityLab 2018.

Da sinistra : Stefano Uberti Foppa, Laura Castellani, Maurizio Manzi, Andrea Piscopo, Pierangelo Orofino, Benedetta Squittieri, Raffaele Resta

In che modo le infrastrutture tecnologiche possono abilitare sia il miglioramento dell’efficienza interna delle amministrazioni sia aiutare a fornire ai cittadini servizi in ottica smart city? Come possono supportare, con una maggiore potenza elaborativa, i progetti smart city che generano una quantità di dati la cui gestione si scontra con le carenze degli attuali data center? Quale catena lega ideazione progettuale, realizzazione e infrastrutture? Queste alcune delle domande che il direttore di ZeroUno ha posto ai partecipanti alla tavola rotonda.

Connettività e cloud come fattori abilitanti per servizi di qualità ai cittadini

La Regione Toscana da anni mette a disposizione dei territori e delle amministrazioni infrastrutture e piattaforme condivise, a partire dalla connettività, come fattori abilitanti per i servizi, in un’evoluzione da datacenter tradizionale all’attuale cloud. Lo ha sottolineato Laura Castellani, Dirigente responsabile Settore Infrastrutture e Tecnologie per lo sviluppo della Società dell’Informazione – Regione Toscana, che ha aggiunto: “A mio parere il cloud serve non tanto per avere più potenza quanto come occasione per standardizzare, per mettere a disposizione software certificati per fornire servizi migliori da erogare ai cittadini, garantire interoperabilità, mettere a disposizione soluzioni in una logica di accreditamento e sicurezza, grazie al catalogo dei servizi certificati”.

Il cloud, secondo Maurizio Manzi, Assessore Risorse, Innovazione e Digitalizzazione del Comune di Cremona, aiuta a superare la tecnologia ormai obsoleta a causa della carenza per molti anni di investimenti nelle amministrazioni. “Abbiamo avuto un importante aiuto nel lavoro fatto sui sistemi informativi dall’Agenda Digitale prima e dal Piano triennale poi – ha ricordato l’Assessore – Tuttavia, avendo scelto una transizione graduale, abbiamo incontrato molte difficoltà, che ci hanno spinto a una pausa di riflessione. Ora ci stiamo chiedendo se non sarebbe preferibile adottare una logica big bang e contiamo anche sull’aiuto di AgID per individuare il percorso più efficace”. L’esperienza del Comune di Mantova ha visto un’evoluzione del data center, negli ultimi 20 anni, attraverso la virtualizzazione di Pc e server fino all’attuale logica di private cloud. “Ora potremmo passare al public cloud con l’obiettivo di non limitarci a erogare i servizi all’ente, ma fornire servizi per il governo del territorio – ha detto Andrea Piscopo, Responsabile Innovazione Tecnologica e ICT del Comune di Mantova – Una lezione che abbiamo imparato con l’esperienza del terremoto è la necessità di identificare i servizi critici da fornire 24 ore su 24 sul territorio”.
Il cloud è una sfida anche per amministrazioni dotate di infrastrutture e data center che finora hanno funzionato bene, come nel caso del Comune di Prato, oltre 190mila abitanti e 900 dipendenti. Lo pensa Benedetta Squittieri, Assessora del Personale, all’Organizzazione, ai Servizi demografici, Sistemi informativi, Innovazione tecnologica e agenda digitale, riportando l’attenzione sulla centralità dei dati: “Le singole amministrazioni e il sistema Pa devono cogliere la sfida per restare al centro della gestione dei dati, interrogandosi sulle tecnologie e sui modelli organizzativi da adottare, non focalizzandosi solo sulla singola tecnologia” (per un approfondimento di questi concetti applicati all’esperienza del Comune di Prato vedi anche videointervista a questo link).

Si distingue dalle precedenti esperienze, che sono approdate al cloud attraverso un’evoluzione graduale, quella del Comune di Cagliari che lo ha sperimentato in una situazione particolare: “Abbiamo scelto il cloud per fornire, rapidamente e a costi limitati, i risultati in occasione delle elezioni municipali del 2016”, ha evidenziato Pierangelo Orofino, Servizio Innovazione Tecnologica e sistemi informatici – Comune di Cagliari. Nelle precedenti elezioni il Comune aveva avuto difficoltà a gestire il traffico web dopo la chiusura dei seggi elettorali ma, grazie alla soluzione AWS creata da zero in 20 giorni con un costo di 125 euro, è stato possibile supportare la gran quantità di richieste. “Oggi utilizziamo il cloud per varie attività (come smart parking, smart traffic, etc. ), pubblicando i dati che derivano dalla sensoristica e mettendoli a disposizione via API”, ha aggiunto.

Da cloud e centralità dei dati un nuovo ruolo per i sistemi informativi delle amministrazioni


La centralità dei dati è stata ripresa dall’intervento di Raffaele Resta, Head of Italy Public Sector – Amazon Web Services, con la proposta di tradurli in valore attraverso la propria architettura logica (vedi figura) e la promessa dello sviluppo di soluzioni in poche settimane con il supporto di partner sia sulla base di esperienze internazionali come pure del caso del Comune di Cagliari. “Il cloud e le nuove modalità di sviluppo applicativo richiedono nuove competenze”, come ha esemplificando Resta prendendo ad esempio il caso Singapore. “Qui la responsabile dei sistemi informativi ha dichiarato che, dopo la transizione al cloud, i suoi collaboratori si sono trasformati, da gestori di infrastrutture che si occupavano principalmente dell’ottimizzazione del data center, a data scientist, fornendo valore aggiunto alla comunità interna ed esterna”, ha aggiunto il manager AWS.

Figura 1 – I dati al centro della smart city nelle visione AWS

Questa considerazione offre a Uberti Foppa l’occasione per porre al panel due nuove questioni: quale nuovo ruolo spetterà a coloro che finora nelle amministrazioni si sono occupati di “far marciare la macchina informatica” e come la struttura informativa, a partire da scelte infrastrutturali di tipo cloud, potrà mettere le sue competenze a disposizione dei progetti di innovazione rivolti al territorio.
Secondo Castellani si deve rovesciare il modo con cui si lavora oggi: invece di “portare fuori il back office per fornire i servizi on line”, si dovrà partire dalle esigenze dei cittadini per disegnare i servizi e adeguare di conseguenza anche i processi interni; un modo per salire nelle classifiche che vedono l’Italia agli ultimi posti per la fruizione dei servizi on line da parte dei cittadini. “Si deve lavorare sui processi interni e sulla revisione dell’organizzazione, una tema che mi sembra sia all’attenzione del Ministro per la Pubblica Amministrazione e inserito nella sua agenda”, ha suggerito.
Concorda Piscopo, ricordando che oggi l’80% delle attività dei sistemi informativi è rivolto all’interno, mentre l’obiettivo dovrebbe essere erogare veri servizi ai cittadini e progettare la smart city: su ciò si dovrebbero concentrare le poche risorse disponibili.
Serve però una grande gestione del cambiamento che coinvolga non solo i Sistemi Informativi ma tutto l’ente, andando a superare le resistenze per trasformare il processo analogico in digitale, obietta Manzi: “In questa prospettiva le persone dei SI devono cambiare pelle dedicandosi alla revisione dei processi che ben conoscono e mettendo il loro know how al servizio della trasformazione digitale”, sottolineando il rischio di applicare ad abitudini e processi consolidati tipici della modalità analogica una dimensione digitale, con il rischio di aumentare l’inefficienza, non di migliorare la qualità del servizio e di innovare veramente.
“È necessario cambiare paradigma: ogni ufficio, ogni sensore, ogni spazio metteranno a disposizione una quantità crescente di dati che devono essere al centro del design del servizio al cittadino – conclude Squittieri – A quel punto anche il ruolo dei SI degli enti locali diventerà decisivo”.

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